Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce

Indirizzo: Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce

Data: da 10/02/2023 a 16/04/2023

 

 

 

Continua il programma di appuntamenti espositivi dei giovani artisti dell'Accademia Ligustica di Belle Arti nella Project Room del Museo di Villa Croce. 

Dal 10 febbraio la mostra Superfici significanti, dedicata alle opere degli degli studenti della Scuola di Progettazione Artistica per l’Impresa (nello specifico del Biennio specialistico di Fotografia). 

Filo conduttore delle mostra il concetto di "superifici significanti", ovverosia il momento in cui fotografo e apparecchio si confondono in una funzione invisibile. Saranno mostrati i progetti di Silvia Mazzella, Virginia Pollesel, Lorenzo Ravera, Francesca Segnan, che esploreranno le diverse modalità della fotografia. Nello specifico, Lorenzo Ravera e Francesca Segnan si concentreranno sul concetto di “pezzo unico in Arte” con opere realizzate con la tecnica del Cianotipo,  Silvia Mazzella analizzerà i ruoli all’interno della famiglia attraverso video e supporti digitali, e Virginia Pollesel proporrà un diario intimo intriso di malinconia esistenziale.
 
La Project Room di Villa Croce è un laboratorio didattico "work in progress" a cura della Scuola di Didattica dell’Arte dell'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e dedicato agli studenti, durante il quale si svolgono attività di ricerca,workshop, e sviluppo di progetti artistici coordinati dai docenti.
 
 
Informazioni:
Inaugurazione: giovedì 10 febbraio 2023, ore 17.00
Orari di apertura: dal 10 febbraio al 16 marzo 2023, dal martedì alla domenica dalle ore 11.00 alle 17.00.
 
 
Per informazioni:
biglietteriavillacroce@comune.genova.it
comunicazione@accademialigustica.it
 
 
 
Libro di memorie di p. Antonio Francesco Bonafons da Alba, missionario apostolico

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Antonio Francesco Bonafons (o Bonafous) da Alba, manoscritto, fine sec. XVIII - inizi sec. XIX

Tecnica e misure:

Volume rilegato in pelle con sovraccoperta di tessuto, 317 x 220 mm

Collocazione:

Archivio storico dei Cappuccini di Genova, Fondo storico provinciale, BB13

Provenienza:

Curia della Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini

Questo volume fu composto dal frate cappuccino piemontese  Antonio Francesco Bonafons (o Bonafous) da Alba (n. 1752 – m. 1823),  che tra il 1790 e il 1822 visse in Brasile, dove ricoprì la carica di Prefetto apostolico di Rio de Janeiro. Egli compì diversi viaggi all’interno del paese, fondando e facendo ristrutturare numerose parrocchie di quei vasti territori. Nel 1822 tornò in Italia per motivi di salute e chiese di soggiornare a Genova, ove morì nel 1823. Fu sepolto nella cripta del convento della SS.ma Concezione.
La documentazione, per la maggior parte in lingua portoghese, consiste in memorie autografe, con elencazione  di parrocchie e compagnie religiose di varie località (Rio delle Amazzoni, Parà, Bahia, Manaus, Maranhao) e autorizzazioni di autorità civili e religiose ad esercitare il ministero sacerdotale, a fondare parrocchie, ospizi e confraternite; vi sono inoltre sonetti composti in suo onore nelle parrocchie visitate, lo statuto della Confraternita del Santissimo Cuore di Gesù della Villa di San Sebastiano di Marahù nella diocesi di Bahia (1799) ed infine spartiti musicali di canti sacri in lingua portoghese (1802). 
Alcune carte non riguardano il Brasile, sono presenti infatti un elenco dei frati cappuccini della provincia del Piemonte (1802) e la trascrizione di un decreto dello zar di Russia Pietro per l'introduzione dei Cappuccini a Mosca e l'istituzione di un convento intitolato a S. Pietro (senza data).
 

Registro de' depositi del cimiterio de' Padri Cappuccini della Santissima Concezione di Genova

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Tommaso Maria Olivieri da Genova e altri frati, registro, 1781-1864

Tecnica e misure:

registro con coperta in pergamena, pp. 204, 340 x 120 mm

Collocazione:

Archivio storico dei Cappuccini di Genova, Fondo storico provinciale, segnatura AA45

Provenienza:

Convento dei Cappuccini della santissima Concezione

La seicentesca chiesa dei Cappuccini della Santissima Concezione nel corso dei secoli XVIII e XIX  fu scelta come luogo di sepoltura da molti genovesi e forestieri, illustri e non. Visitando la chiesa si possono osservare i monumenti funebri collocati lungo i muri interni e le lapidi che occupano tutto il pavimento. Nella sottostante cripta,  aperta al pubblico solo occasionalmente, si trovano il sepolcreto dei frati e le tombe di quasi trecento laici.
Questo registro fu iniziato nel 1781 da p. Tommaso Maria Olivieri da Genova ed è corredato di un indice alfabetico finale per cognome. In esso sono registrati circa 1200 defunti, tra Cappuccini, religiosi di altri ordini, sacerdoti e secolari. Le persone erano di tutte le estrazioni sociali: ci sono poveri sepolti a carico delle confraternite, carcerati, artigiani, mercanti e notabili distintisi nella politica, negli affari militari o nella scienza. Per alcuni di essi vi sono brevi note sulla professione o sulle esequie. 
Per citarne solo alcuni: il ministro generale dei Cappuccini Giampietro da Busto Arsizio (1700), l’ex arcivescovo di Tarragona Isidoro de Beltran (1719), p. Stanislao Ruanova, gesuita espulso dal Messico (1771), il capitano di galea e corsaro Cesare de Franchi (m. 1781), con cui lo stesso p. Tommaso Maria Olivieri navigò in qualità di cappellano, Paolo Barbieri (m. 1781), che aveva istituito a Monaco di Baviera il gioco del seminario (o del lotto), su incarico di impresari genovesi. Dal 1802 vi furono sepolti vari padri domenicani del convento di Santa Maria di Castello che, trovandosi entro le mura cittadine,  non poteva utilizzare il proprio cimitero. 
Ulteriori informazioni sui nomi dei defunti sepolti nella chiesa si possono ricavare dal confronto con altri registri parziali presenti in archivio  e consultando l’elenco riportato da p. Francesco Saverio Molfino nel volume “La SS. Concezione” (Genova, 1941). Egli infatti trascrisse tutte le epigrafi, parte delle quali non sono più presenti o sono divenute illeggibili  causa dell’usura da calpestio.  

Lettera di San Carlo Borromeo al principe Andrea Doria

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

San Carlo Borromeo, lettera, 3 giugno 1560

Tecnica e misure:

c. 1, 280 x 420 mm

Collocazione:

Archivio storico dei Cappuccini di Genova, Fondo storico provinciale 0560

Provenienza:

Convento dei Frati Minori Cappuccini di Santa Margherita Ligure

Questa lettera risulta inviata da Roma dal cardinale Carlo Borromeo al principe Andrea Doria  su incarico del pontefice Pio IV. Questi, dovendo di inviare  in Francia il Nunzio apostolico cardinale François de Tournon, fa richiedere al principe Doria di mettere a disposizione la propria  galea oltre due della Repubblica di Genova, così da aggiungerle alle altre due del re di Francia  e costituire un convoglio che avrebbe garantito sicurezza al viaggio del prelato. Carlo Borromeo era stato nominato nel gennaio 1560 protonotario apostolico, poi legato pontificio e infine cardinale dal papa Pio IV, suo zio materno. Morì nel 1584, nel 1610 fu canonizzato. 
Il documento proviene dal convento di Santa Margherita Ligure dove si trovava  incorniciato. La carta è fragilissima, perforata e in precarie condizioni. In base ad un’annotazione posta su una tavoletta che chiudeva la cornice, su cui sono applicati tre sigilli in ceralacca, in passato aveva ornamenti d'argento. Il documento non ha attinenza con i Cappuccini e non è noto come sia loro pervenuto.

Musei di Strada Nuova

Data: da 11/11/2022 a 12/02/2023

 

 

 

I Musei di Strada Nuova, all’interno di Genova per Rubens. A Network, nato attorno alla mostra Rubens a Genova, accolgono due mostre straordinarie realizzate in collaborazione con la Fondazione Bruschettini per l'Arte Islamica e Asiatica, uno spettacolo unico in una cornice suggestiva come quella offerta da Palazzo Rosso e da Palazzo Bianco, con i magnifici Tappeti Sangusko, i tappeti più belli del mondo e una meravigliosa serie di opere persiane di epoca Safavide.


I magnifici tappeti Sanguszko. “I tappeti più belli del mondo”: capolavori dalla Persia del XVI secolo (Genova, Palazzo Rosso, 11 novembre 2022-12 febbraio 2023)

Un evento eccezionale, per la prima volta in Italia, ed esattamente a Genova, una mostra con straordinari tappeti persiani del XVI secolo, e contemporaneamente uno dei più importanti gruppi di tappeti safavidi, costituito da manufatti prodotti nella città di Kerman e denominato “Sanguszko”.

Si tratta di una serie di splendide opere d’arte create nel periodo safavide, alla metà del XVI secolo, da artisti di livello eccezionale.

Realizzati con la tecnica dell’annodatura, impiegando filati di lana, cotone e seta di altissima qualità, questi meravigliosi tappeti sono caratterizzati da un’incredibile varietà di figurazioni che alludono alle bellezze della terra e alla vita ultraterrena. Veri e propri ‘giardini portatili’, parchi di delizie popolati di animali, angeli e musici, erano tenuti in massima considerazione e considerati degni delle dimore più sontuose.   

Dei quattordici Sanguszko ancora esistenti, otto sono visibili nelle sale del primo piano di Palazzo Rosso, mentre gli altri sei, per dare un quadro completo di questa tipologia, sono presentati sotto forma di riproduzioni. Al secondo piano dell’edificio, invece, il pubblico può ammirare altri quindici meravigliosi tappeti, tra i quali nove in originale e sei sotto forma di riproduzione, provenienti sia da Kerman, sia da altri centri di produzione persiani, come Tabriz o Mashhad.


Figure Persiane. Rubens, i Genovesi e l’arte Safavide (Genova, Palazzo Bianco, 11 novembre 2022-12 febbraio 2023)

La mostra da una parte testimonia lo stretto rapporto e l’influenza che altre espressioni artistiche contemporanee, quali l’arte tessile e le arti del libro, hanno avuto sulla produzione di tappeti; e dall’altra evidenzia un aspetto meno noto della carriera del grande pittore fiammingo: il suo interesse per l’arte persiana, testimoniato da alcuni disegni e dai manufatti raffigurati nei suoi dipinti, che nel percorso espositivo sono affiancati da una serie di preziose miniature e di tessuti safavidi databili tra XVI e XVII secolo. 

Qui il pubblico può ammirare un’opera eccezionale, una miniatura persiana a soggetto biblico (Susanna e i Vecchioni), eseguita da un pittore persiano ispirato proprio da un modello di Rubens, testimonianza di un dialogo interculturale che ha coinvolto profondamente anche gli artisti che lavoravano nell’ambito dell’impero Safavide.

Venerdì 10 febbraio alle 9,  inoltre, nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, si apre il convegno Tappeti Kerman del periodo safavide (1501-1736) organizzato da Hali in memoria di Alessandro Bruschettini, industriale farmaceutico genovese ma soprattutto intellettuale, mecenate e collezionista d’arte. Interviene il sindaco Marco Bucci.
L’iniziativa, che prosegue sabato 11 febbraio stesso orario e stessa sede, è stata concepita come una celebrazione della ricchezza dei tappeti e dei tessuti orientali e si è articolata in una serie di eventi speciali, che hanno previsto una settimana di incontri e di visite guidate alla scoperta di queste opere d’arte conservate nei musei pubblici e nelle collezioni private di Firenze, Milano e Torino. Il  convegno genovese e le visite guidate chiudono quindi il percorso espositivo delle mostre I magnifici tappeti Sanguszko - i tappeti più belli del mondo. Capolavori dalla Persia del XVI secolo (Palazzo Rosso) e Figure persiane Rubens, i genovesi e l’arte safavide (Palazzo Bianco), che chiuderanno domenica 12 febbraio.
 
 

I costumi di Adelaide Ristori. Teatro e alta moda

Indirizzo: Palazzo Nicolosio Lomellino - via Garibaldi, 7

Data: da 29/09/2022 a 22/01/2023

 

 

 

Apre a Genova un’importante mostra dedicata alla più grande attrice italiana dell’Ottocento, una delle prime star di tutto il mondo, protagonista sul palcoscenico e nella moda: Adelaide Ristori.  Una vita e una carriera eccezionali, raccontate attraverso i suoi meravigliosi costumi. L'esposizione si intitola “I Costumi di Adelaide Adelaide Ristori. Teatro e alta moda” e inaugurerà giovedì 29 settembre nella splendida location di Palazzo Nicolosio Lomellino, dove sarà visitabile fino al 22 gennaio 2023
 
Adelaide Ristori, la prima diva
Chi la chiamava genio, chi la erigeva a gloria nazionale, chi, come la Regina Vittoria, l’aveva definita “una cosa sublime” e chi ne elogiava le capacità imprenditoriali: Adelaide Ristori è stata tutto questo e molto di più.  Nata a Cividale del Friuli 200 anni fa ma del tutto contemporanea, Adelaide Ristori fu la prima diva e il simbolo del teatro italiano, osannata in tutto il mondo per il suo talento e la sua capacità di innovare.  Per celebrare il bicentenario della sua nascita, Genova le dedica la mostra “I costumi di Adelaide Ristori. Teatro e alta moda”,  a cura di Livia Cavaglieri, Danila Parodi e Gian Domenico Ricaldone, con il coordinamento di Paola Lunardini. L'esposizione fa parte di un ampio calendario di eventi e iniziative nell’ambito del progetto “Adelaide: 200 anni sulla scena”. Motore dell'iniziativa è il Museo Biblioteca dell’Attore (MBA), che conserva il Fondo Adelaide Ristori, oggetto di un recente riordino promosso dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Liguria. Al suo fianco il Comune di Genova, il Teatro Nazionale di Genova e il Dipartimento di italianistica, romanistica, antichistica, arti e spettacolo (DIRAAS) dell’Università di Genova, partner d’eccezione per un'iniziativa che vuole accendere i riflettori sulle diverse anime di Adelaide Ristori: non solo grande attrice, ma anche ambasciatrice dell’idea risorgimentale ed esempio di imprenditrice, viaggiatrice, icona di stile. La mostra è realizzata con la collaborazione dell’Associazione Palazzo Lomellino, con il contributo di Regione Liguria, Camera di Commercio di Genova, Esselunga sponsor istituzionale del Comune di Genova, Fondazione CARIGE. Si ringraziano la Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO e l'Associazione per la Commissione Nazionale UNESCO - Italia Onlus per il contributo offerto a sostegno dell'iniziativa.
 
La mostra
Protagonista indiscussa nel teatro, anche nella moda Adelaide Ristori agì come un vero e proprio motore di cambiamento. È con lei, infatti, che l’abito di scena passa da accessorio a co-protagonista, diventando strumento indispensabile per la riuscita della performance artistica.  L’accurata scelta del costume teatrale, disegnato da pittori e artisti e confezionato dalle migliori sartorie dell’epoca, innalza Ristori a icona di stile e stabilisce un nuovo standard di realismo storico nella recitazione.  L'esposizione presenta dodici costumi di scena, ai quali sono affiancati materiali d'archivio (lettere, locandine, manifesti, bozzetti, fotografie), che fanno parte del Fondo Adelaide Ristori.  Il progetto espositivo accompagna i visitatori nel racconto di quel che è stato il teatro dell’800 e il ruolo di Adelaide Ristori, che diede alla professione dell’attore una dignità sociale e culturale mai avuta prima, con una particolare attenzione all’aspetto emozionale. L’allestimento amplifica la teatralità degli ambienti di Palazzo Lomellino: l'abito di scena torna a prendere vita in un palazzo nobiliare che con tutta probabilità Adelaide Ristori ebbe modo di visitare nei suoi soggiorni a Genova. Adelaide Ristori fu la prima attrice italiana a occuparsi con attenzione e precisione dei propri costumi, progettandoli essa stessa oppure affidandone la realizzazione a celebri sarti, non solo teatrali. L’attrice impose l’uso di servirsi di costumi ideati ex novo per ogni spettacolo, in un’epoca in cui era d’uso riutilizzare gli stessi costumi, con minimi adattamenti, per spettacoli diversi. Contribuì al successo del suo stile la scelta di affidarsi a Charles Frederick Worth, primo stilista ad introdurre le strategie del futuro fashion system, facendo sfilare i modelli in anticipo rispetto alla stagione avvalendosi di indossatrici e firmando gli abiti, apponendo un’etichetta con la sua griffe.  Tra gli altri, Adelaide Ristori si avvalse anche di Delphine Baron, figurinista del Teatro dell’Opéra di Parigi e stilista per Maison Moreau, e del pittore romantico Ary Scheffer. Adelaide Ristori fu dunque pioniera nel saldare il mondo del teatro con la nascita dell’haute couture, sistema economico e creativo incentrato sulla riproducibilità dei modelli di sartoria d’alta qualità.
 
La sede
Sede dell’esposizione è la dimora edificata tra il 1559 e il 1565 per Nicolosio Lomellino, esponente di spicco dell’aristocrazia, da Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco e da Bernardino Cantone. Di particolare interesse la decorazione a stucco cinquecentesca che modula e arricchisce la facciata e la sequenza di atrio, cortile e ninfeo, quest’ultimo progettato nel ‘700 da Domenico Parodi.  Nelle sale adibite alla mostra sono visibili gli affreschi di Bernardo Strozzi, realizzati tra il 1623 e il 1624 per il successivo proprietario del palazzo, Luigi Centurione, scoperti solo una ventina di anni fa.
Palazzo Nicolosio Lomellino è inserito nel sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova.
 
Orari
Dal martedì al venerdì dalle ore 15:00 alle ore 18:00 Sabato e domenica e festivi: dalle ore 10:00 alle ore 18:00 Chiuso: ogni lunedì e il 25 dicembre 2022
Biglietti intero € 8, ridotto € 6, speciale scuole € 3 Per info: tel. 393 8246228
Per prenotazioni gruppi e scolaresche*: lomellino@studiobc.it
* ingressi ogni giorno previa prenotazione alla Segreteria Organizzativa.
Maggiori informazioni su https://www.museoattore.it/
Sabato 1 e domenica 2 ottobre, dalle 11,00 alle 19,00, Palazzo Nicolosio Lomellino aprirà ai visitatori -
come tutti i primi week-end del mese - il suo Giardino Segreto e, eccezionalmente, il Giardino Superiore,
che ospita il Minareto e offre una splendida vista sulla città, con possibilità di usufruire di visite guidate.
In occasione della mostra “I costumi di Adelaide Ristori. Teatro e alta moda”, ospitata nelle sale del Piano
Nobile, sarà disponibile un biglietto cumulativo (mostra+giardino) da € 12-14.
 
 
 
 

Villa del Principe

Data: da 20/10/2022 a 01/11/2022

 

 

 

Si alza il sipario sulla 20esima edizione del Festival della Scienza. Dal 20 ottobre al 1 novembre 2022 Genova torna ad essere capitale mondiale della divulgazione scientifica. Anche quest’anno sono molteplici le attività che coinvolgeranno i musei genovesi che, oltre a stupire e meravigliare con il loro patrimonio storico artistico, sono pronti a intrattenere il pubblico con eventi, laboratori per tutte l’età, incontri, eventi speciali, mostre multimediali, mostre interattive, conferenze e spettacoli per un programma che rende sempre più sorprendente la città di Genova.
Il calendario è davvero ricco, l’imbarazzo è solo per la scelta. Di seguito i musei coinvolti per Il Festival della scienza 2022, con le indicazioni degli eventi proposti e il link per consultare le proposte degli eventi con tutti i dettagli. 
E per dirla “alla scienza” … buona ricerca!
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Chiesa di S. Antonio a Montevideo (Uruguay)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Anonimo, 2 fotografie, inizi sec. XIX

Tecnica e misure:

Stampa all’albumina, mm 173 x 120.

Collocazione:

Archivio storico dei Cappuccini di Genova, Fondo fotografico, Uruguay-Argentina n. 20 e n. 25/1

Provenienza:

Convento dei Frati Minori Cappuccini di S. Antonio a Montevideo (Uruguay)

Il Fondo fotografico conserva numerose fotografie degli edifici, dei frati e dei laici nei diversi luoghi di missione dei Cappuccini in Uruguay e Argentina, dalla fine del sec. XIX sino ai primi decenni del sec. XX.
Queste due foto ritraggono una processione nella strada antistante la chiesa di S. Antonio a Montevideo e l’altare maggiore. Questa chiesa ha un forte legame con Genova, in quanto fu fatta edificare dai frati cappuccini genovesi che dal 1867 ebbero una missione nella capitale uruguayana. Il terreno per la costruzione della chiesa e di un collegio annesso era stato donato da David Migone nel 1869. Le carte d’archivio riferiscono che l’altare risaliva al 1565 ed era costruito con marmi pregiati: le quattro grandi colonne sono del raro alabastro di Sestri, gli intarsi di marmo Brocatello di Spagna, Saravezza nero, Rosso di Francia e alabastro. Fu acquistato nel 1879 a Genova dalla chiesa di un ordine di monache per 1600 pesos, con l’intermediazione di Pasquale Boccardo. Sommando le spese di trasporto a Montevideo in 93 casse, lo sbarco e la ricollocazione, si giunse a un costo complessivo di 2545 pesos. Nella chiesa erano presenti altri manufatti di origine genovese, come l’organo, acquistato nel 1896 dai fratelli Paganini, gli altari laterali e il pulpito, realizzati alla fine del sec. XIX dalla Ditta Fabbri e Agrone. 
 

Album della Villa Duchessa di Galliera e del Santuario di Nostra Signora delle Grazie di Voltri

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Maria Brignole Sale, album fotografico, fotografie in parte scattate da Giacinto Garaffi, 1880 circa

Tecnica e misure:

Album contenente 39 fotografie, 220 x 180 mm

Collocazione:

Archivio storico dei Cappuccini di Genova, Fondo fotografico, cassetto 3

Provenienza:

Convento dei Frati Minori Cappuccini di S. Nicolò di Voltri

Tipologia:

Album fotografico

Le fotografie riguardano in maggioranza la grande Villa Brignole Sale Duchessa di Galliera (secc. XVII-XIX), di cui ritraggono vedute d’insieme e particolari del giardino all’italiana, delle grotte e degli edifici annessi, vi sono inoltre alcune foto della chiesa di S. Nicolò, conosciuta anche come Santuario della Madonna delle Grazie, e della cripta. Da una nota acclusa all’album si apprende che esso era stato composto personalmente da Maria Brignole Sale e affidato ai Frati Cappuccini del convento di S. Nicolò di Voltri. L’album purtroppo fu manomesso nel corso del tempo e alcune foto furono asportate e sostituite. La Duchessa di Galliera era stata una grande benefattrice dei Cappuccini. Nel 1865, in seguito alle requisizioni attuate dal governo sabaudo, aveva acquistato i due conventi di Voltri, S. Nicolò e S. Francesco, permettendo così ai Cappuccini di riprendere possesso dei luoghi da essi fondati rispettivamente nel 1568 e nel 1624. Nella chiesa di S. Nicolò, aveva fatto realizzare una cripta da destinare a tomba di famiglia. Qui furono tumulati i genitori Antonio Brignole Sale e Artemisia Negrone, la sorella Luisa Melzi d’Eril, il marito Raffaele De Ferrari, il figlio Andrea e infine nel 1888 la stessa Duchessa. 
Nell’Archivio storico dei Cappuccini si conserva la testimonianza di un frate, p.  Alessio De Barbieri da Voltri (1877-1964), che aveva conosciuto la Duchessa da bambino. Egli la ricorda con il volto molto triste, solcato da profonde rughe. Racconta che solo difronte allo spettacolo della natura, ammirando il panorama dal terrazzo della villa, pareva che il suo animo si sollevasse, e che mormorava più volte “Come è bello!”. Dimostrava molto affetto al bambino e talvolta  lo stringeva fortemente a sé. Era solita donargli caramelle, ma una volta, non avendone, estrasse dalla tasca una manciata di monete (forse erano luigi o napoleoni) e lo invitò ad andare a comperarsele. Padre Alessio ricorda anche un gesto di beneficenza “stravagante”. Un mattino, durante la costruzione di un edificio della villa,  il capomastro trovò dei “marenghini” infissi in un muro appena cementato. Chiese quindi  spiegazione alla Duchessa di questo fatto insolito e lei rispose con disinvoltura “Eh che! Voi continuate a lavorare, e ciò che non serve ritiratelo!”.

Memorie del Santuario e convento della Santissima Annunziata in Mentone

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

p. Stanislao Rubadi da Genova, registro manoscritto, 1871-1872

Tecnica e misure:

registro manoscritto, corredato da 2 piantine e 7 disegni a china, cc. 1-58, varie cc. bianche in fondo, 235 x 190 mm

Collocazione:

Archivio storico dei Cappuccini di Genova, Fondo storico provinciale, BB50

Provenienza:

Curia della Provincia di Genova dei Frati Minori Cappuccini

Questo manoscritto fu redatto da p. Stanislao Rubadi da Genova, primo guardiano del convento della Santissima Annunziata di Mentone. In esso viene dato un resoconto dettagliato dei lavori compiuti per adattare il sito all’insediamento dei Cappuccini, delle opere d’arte che vi son state collocate e anche dei problemi incontrati nell’edificazione, corredando lo scritto con alcuni disegni a china. Nel sec. XVII la circoscrizione territoriale della Provincia dei Cappuccini di Genova si estendeva a ovest fino a Nizza. Nel 1610, per iniziativa di S. Lorenzo da Brindisi, era stato fondato a Mentone un convento che  nel 1793, durante la Rivoluzione francese, fu chiuso e trasformato in caserma. Nel 1808 Gerolamo de Monleon, sindaco di Mentone, acquistò dalla nazione francese una cappella dedicata alla Santissima Annunziata.  Nel 1867 il padre provinciale dei Cappuccini Giovanni d'Acqui, dovendo far fronte alle conseguenze della soppressione dei conventi nel Regno d’Italia,  ottenne dal sindaco Carlo de Monleon, figlio di Gerolamo, il permesso per l'officiatura della chiesa Santissima Annunziata e per un nuovo convento di Cappuccini a Mentone, che nel 1861 era diventata francese. Nel 1887 il convento fu gravemente danneggiato dal terremoto e abbandonato. Nel 1893  la Provincia di Genova rinunciò definitivamente ad esso cedendolo alla Provincia di Lione.

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