“Il Convento e la chiesa di Santa Caterina da Genova” in Portoria

Il Museo è collocato nel complesso conventuale di Santa Caterina da Genova nello storico quartiere di Portoria e il suo ingresso corrisponde all’entrata di quello che anticamente era definito Deposito di Santa Caterina. La storia del complesso è legata con un filo diretto a quella dell’antico Ospedale di Pammatone che sorgeva proprio lì accanto. La struttura dell’Ospedale iniziò la sua attività nel 1422 quando il notaio genovese Bartolomeo Bosco acquistò tre vecchie case in vico Pammatone per farne un ospedale femminile. All’inizio del XX secolo l’ospedale fu trasferito nella sede di San Martino. Per alcuni decenni vi furono ospitate varie facoltà universitarie, e dopo la seconda guerra mondiale, durante i bombardamenti del 1941/43 l'edificio fu danneggiato. Sottoposto a profondi lavori di ristrutturazione tra il 1966 e il 1974 si “trasforma” nell'odierno Palazzo di Giustizia. Dell'antico ospedale conserva al suo interno il cortile settecentesco, il colonnato, lo scalone monumentale, oltre a numerose statue dei benefattori.

Il convento entro il quale ha sede il museo è stato fondato nel 1488 dal Beato Angelo da Chivasso e dal 1530 circa, tranne brevi pause, è stato abitato dai Frati Minori Cappuccini che prestavano assistenza spirituale agli ammalati nei vicini ospedali di Pammatone e degli Incurabili.

La zona di Pammatone, detta anche “dell'Olivella” si trova a breve distanza dalla Spianata dell'Acquasola dove sorge l’attuale parco, creato solo nel 1835 su progetto dell’architetto Carlo Barabino. Interessante notare che questa spianata, che poggia su una parte delle antiche mura trecentesche e di fronte alle Nuove Mura volute nel 1500 da Andrea Doria, era usata a metà del 1600 come deposito dei detriti prodotti dalla realizzazione di Strada Nuova o Via Aurea, l’attuale Via Garibaldi. Il punto in cui sarebbe sorto il parco – e che già era usato come luogo di divertimento, area per il gioco della pallamaglio - durante la peste del 1657 fu usato come fossa comune per seppellirvi le vittime del contagio. Tuttora tali resti sono a pochi metri di profondità sotto il manto stradale in una specie di sotterranea necropoli. Nei pressi della Porta dell’Olivella si tramanda avesse abitato il padre di Colombo che era stato custode di questo passaggio.