Il museo

Il Museo del Risorgimento di Genova – situato nella casa natale di Giuseppe Mazzini – sia per la sua collocazione, sia per la sua storia e la tipologia delle collezioni conservate, rappresenta da sempre un’eccezione nel panorama dei musei storici italiani.

Il nucleo originario, infatti, nacque come piccolo “museo-sacrario” già nel 1875, all’indomani della morte di Giuseppe Mazzini, in anticipo rispetto alle esposizioni e ai musei del Risorgimento, inaugurati nelle principali città della penisola a partire dal 1878 – anno della morte di Vittorio Emanuele II –, diversificandosi fin dall’origine quanto a contenuti, poiché fu il primo e l’unico dedicato a rappresentare il Risorgimento repubblicano e mazziniano.

Da allora la storia dell’istituto si è arricchita di nuovi capitoli, fino alla creazione nel 1934 dell’Istituto Mazziniano, un vero e proprio centro studi, comprensivo di percorso espositivo, archivio e biblioteca specializzata. Di pari passo anche le collezioni e le raccolte hanno continuato ad incrementarsi grazie ad acquisti e donazioni, fino ad annoverare a tutt’oggi un ricco patrimonio storico, composto da dipinti, stampe, armi, uniformi, fotografie, cimeli  e documenti, attraverso il quale rivivono non solo le figure simbolo del Risorgimento, repubblicano e democratico, in primis Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e le Camicie Rosse, Goffredo Mameli, ma anche avvenimenti e personaggi afferenti alla prima metà del Novecento.
Il percorso espositivo dell’oggi, infatti, – completamente ristrutturato nel 2005, con il sostegno della Compagnia di San Paolo in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini, e da  allora più volte rinnovato e ampliato –, ripercorre le vicende storiche che hanno portato all’Unità d’Italia, dalla rivolta genovese antiaustriaca del 1746 sino alla Prima Guerra Mondiale, anche grazie al prezioso patrimonio documentario proveniente dall’Archivio dell’Istituto, che copre un arco temporale che va ben  oltre la stretta cronologia risorgimentale, e giunge fino al secondo conflitto mondiale e alla Liberazione.

A caratterizzare tutt’oggi l’Istituto Mazziniano come centro studi di importanza nazionale e internazionale, accanto al museo e all’archivio, conosciuti e frequentati da studiosi e turisti provenienti da tutta Europa, va annoverata anche la presenza di un cospicuo patrimonio librario composto da periodici, monografie, volumi a stampa, a carattere storico, filosofico, scientifico e letterario.

 

Il museo oggi
Il percorso museale dell’oggi – il cui cuore è sempre rappresentato dalla figura di Giuseppe Mazzini – si dipana lungo una dozzina di sale espositive, nelle quali è possibile ripercorrere la storia del Risorgimento italiano, in particolare quello democratico e repubblicano.

La narrazione prende avvio dall’insurrezione genovese del 1746 (sala 1), vicenda che a un secolo di distanza – con il rilancio del mito di Balilla, eretto a simbolo dell’insurrezione contro gli Austriaci in antico regime – tornò a caricarsi di un nuovo valore simbolico. Seguono le sezioni dedicate alla Repubblica giacobina (1797), all’annessione di Genova all’Impero Francese (1805) e al Regno di Sardegna (1815) (sala 2).
La sezione “mazziniana” si sviluppa nelle stanze dell’appartamento Mazzini, con la camera nella quale l’“Apostolo” ebbe i natali, che – sia pur rinnovata – ha mantenuto la fisionomia originaria di “sacrario”, dove sono esposti  documenti e  cimeli a lui appartenuti (sala 3); a seguire la rinnovata sezione dedicata al giovane  Giuseppe Mazzini, dalle prime esperienze carbonare alla “Giovine Italia”, con la ricostruzione dello studio (sala 4), con oggetti personali tra i quali la chitarra, che lo accompagnò nei lunghi anni d’esilio. Nel salone al terzo piano si trova la sezione più scenografica del museo (sala 5), che si apre con lo spazio dedicato a Goffredo Mameli e al documento più significativo delle collezioni,  la prima stesura autografa del Canto degli Italiani, meglio noto come “Fratelli d’Italia”, cui fanno seguito le testimonianze relative alla Repubblica romana (1849) e alla, purtroppo poco nota, “rivolta di Genova” (1849).  A seguire un’altrettanto importante sezione  – resa suggestiva dalla presenza di camicie rosse, armi, cimeli, dipinti e stampe – è dedicata a Giuseppe Garibaldi e alla Spedizione dei Mille (sala 6), con le Camicie Rosse e le divise azzurre dei Carabinieri Genovesi (sala 7), tiratori provetti volontari, artefici dei principali successi militari della spedizione siciliana. Il percorso espositivo prosegue nello  spazio intitolato “5 maggio 1915. Il Monumento ai Mille tra mito e propaganda” (sala 8), nel quale è documentata la lunga e travagliata vicenda del monumento e della sua inaugurazione attraverso le testimonianze artistiche e documentarie presenti nelle raccolte dell’Istituto, tra le quali il bozzetto in gesso del Monumento ai Mille di Eugenio Baroni e il documento autografo con la celeberrima orazione di Gabriele d’Annunzio. Da qui prende avvio l’ultima sezione espositiva dedicata alla Grande Guerra, inaugurata in occasione della commemorazione del centenario della prima guerra mondiale, nella quale ampio spazio è dedicato ai temi della propaganda, attraverso documenti,  cartoline e manifesti,  e alla rappresentazione della terribile guerra di trincea, attraverso i disegni degli artisti-soldato, tra i quali spiccano i nomi più significativi  del panorama artistico nazionale dell’epoca.