L'Ottocento fu il secolo in cui la vela, dopo una lunga evoluzione, raggiunse il suo apogeo. Gli ultimi grandi velieri erano costruiti in acciaio, e – grazie ai contenuti costi di gestione - continuarono a competere a lungo con i primi piroscafi, costosi e inaffidabili.
Al contrario i grandi velieri avevano raggiunto un grado di perfezionamento, delle attrezzature veliche, delle tecniche e delle conoscenze nautiche, che permetteva ai marinai dell'epoca di raggiungere le località più remote della terra, all'interno di campagne di navigazione che potevano durare due o tre anni. Anche le condizioni di vita a bordo migliorarono, grazie alla riduzione dei tempi di viaggio e alle migliori condizioni igieniche e di alimentazione. Le rotte più redditizie erano quelle battute da venti forti e costanti, come quelle per le Americhe, l’Indocina e l’Australia.
Il veliero Giuseppe D'Alì, varato a Sestri Ponente nel 1902, navigò stabilmente nei viaggi per il Pacifico, specializzandosi nel trasporto di nickel dalla Nuova Caledonia all'Europa; malgrado questo l'esponesse alla caccia dei sommergibili, ebbe la fortuna di evitarli durante l'intero conflitto. Non scamperà, invece, alla crisi postbellica: cessati i noli elevati del tempo di guerra e perduta la competizione con i “vapori”, viene demolito a Genova nel 1923.