I costosi e raffinati pizzi nel Settecento sono un complemento indispensabile dell’abbigliamento dei più ricchi. A partire dal terzo decennio del secolo, i complessi disegni dall’effetto tridimensionale che avevano caratterizzato i merletti di epoca barocca (come i famosi pizzi ad ago veneziani) cedono il passo a trine più leggere, costituite da un fondo a rete su cui spiccano delicati disegni floreali, che verso la fine del secolo diventano sempre più piccoli, come nei famosissimi merletti di Alençon e Valenciennes. Uomini e donne li sfoggiano in grande abbondanza: pizzi per le cravatte maschili, per i polsi che fuoriescono dalle maniche delle marsine e per quelli, amplissimi, che bordano le maniche degli abiti femminili o la biancheria intima, pizzi per le cuffie e per le grandi balze che decorano le gonne delle signore.
I merletti venivano conservati abitualmente all’interno di scatole foderate di tessuti pregiati e cuciti di volta in volta sugli indumenti prescelti. Per evitarne il degrado, a causa della loro estrema fragilità, si preferiva non lasciarli attaccati in permanenza ad un capo d’abbigliamento. Erano trattati come veri e propri gioielli, da abbinare ad un abito a seconda delle occasioni.
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