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Iconografia, materie, tecniche
Fatta eccezione per le figurine e le terrecotte funerarie haniwa del periodo preistorico, la storia della scultura giapponese coincide con quella della scultura buddhista. Il Buddhismo nacque in India e fu introdotto in Giappone attraverso la Cina e la Corea nella prima metà del VI secolo dopo Cristo. Da allora in poi la produzione di sculture buddhiste fu abbondante in ogni tempo. La maggior parte dei grandi capolavori dell’antichità data dal Periodo Asuka (552-644) al Periodo Kamakura (1185-1392). Verso la fine del Periodo Nanbokuchō (1336-1392) iniziò il declino della scultura buddhista.
Le divinità buddhiste rispondono alla seguente classificazione iconografica sommaria:
Nyorai (sanscrito Tathāgata) sono detti i Buddha che hanno conseguito la perfetta illuminazione: tra essi si annoverano il Buddha storico Śākyamuni e i Cinque Buddha Trascendenti venerati nelle correnti salvazioniste ed esoteriche, chiaramente identificati da posture, troni a forma di fiore di loto, gesti delle mani e attributi loro propri.
Bosatsu (sanscrito Bodhisattva) sono chiamate le divinità che, pur avendo raggiunto la perfetta illuminazione, hanno rinunciato al nirvāņa per dedicarsi alla salvazione delle creature sofferenti. Hanno aspetto principesco, sono adorni di gioielli ed hanno i capelli solitamente acconciati in un nodo alla sommità della testa.
Myō-ō, "Re della Luce", sono cinque divinità di antica origine induista che svolgono la funzione di protettori della fede nel Buddhismo esoterico (Mikkyō), introdotto dalla Cina in Giappone dal monaco Kūkai all’inizio del IX secolo: hanno aspetto muscoloso, posa dinamica, espressione furente, portano armi e altri attributi e sono circondati da aloni di fiamme. Il più venerato tra essi è Fudō Myō-ō(Acala).
Shitennō, "Guardiani delle quattro direzioni" (sanscrito lokapala), protettori del cosmo e dello spazio sacro del tempio, hanno solitamente fisionomie centro-asiatiche ed espressione feroce, portano armature e armi e schiacciano demoni sotto i piedi.
Ten (sanscrito deva), in origine erano dèi celesti nelle religioni induiste, come Indra (Bonten) e Brahma (Taishakuten), poi assorbiti nel pantheon Buddhista con le funzioni di divinità guardiane.
La scultura buddhista giapponese è realizzata con tecniche e materiali svariati:
- Scultura in bronzo. La più importante fioritura della scultura in bronzo fuso e dorato risale ai Periodi Asuka e Nara (552-794) ed è comunemente denominata kondōbutsu.
- Scultura in legno (vetrine 10-11). È la più diffusa dal Periodo Heian. Alla fine dell’VIII secolo risale la tecnica ichiboku zukuri, nella quale il corpo principale della scultura è costituito da un solo pezzo di legno. Durante e dopo il Periodo Heian si diffusero due tecniche:
yosegi zukuri, consistente nell’incastro di vari pezzi di legno, poi internamente svuotati (uchigurishi);
warihagi zukuri, metodo consistente nel tagliare il legno in due metà, svuotarle internamente e poi riunirle.
- Scultura in laccasecca. Fiorita nel Periodo Nara, se ne distinguono due tipi:
laccasecca cava (dakkatsu kanshitsu), fatta applicando tela di canapa intrisa di lacca su un’anima d’argilla che viene rimossa dopo l’indurimento della tela laccata;
laccasecca su anima di legno (mokushin kanshitsu), fatta ricoprendo un sostrato ligneo con una mistura di lacca, segatura, canapa triturata, che viene finemente modellata.
- Scultura in argilla. Praticata durante il Periodo Nara.
- Scultura in pietra. Prodotta ininterrottamente fin dal Periodo Nara, ne rimangono oggi solo pochi esempi.