Principe delle Arene Candide

In questo salone, il più ampio e prestigioso dell’edificio, incontriamo il più antico e famoso tra i protagonisti della preistoria ligure.

È un ragazzo di 14 o 15 anni vissuto sulla costa ligure 24.000 anni fa (in datazione non calibrata), durante il momento più freddo dell’ultima era glaciale.

Fu scoperto nel maggio del 1942, durante scavi finanziati dal Comune di Genova, da Luigi Cardini e Ginetta Chiappella, gli stessi archeologi che ricomposero in questa sala il corpo e gli oggetti di corredo nelle posizioni originali.

Il rinvenimento ebbe subito enorme eco e da quel momento non solo gli specialisti di tutto il mondo studiarono la sepoltura, ma anche il grande pubblico fu colpito da una scoperta che racconta la vita e la morte di un giovane cacciatore dell’era glaciale. Fu proprio il pubblico, infatti, ad attribuire al ragazzo il soprannome con cui ora è conosciuto in tutto il mondo: “Principe” per via del ricco corredo, “delle Arene Candide” dal nome della grotta in cui è stato trovato. Oggi tutti i ricercatori e anche in museo usiamo questo soprannome.

Le ricerche su questo eccezionale sepoltura non si sono mai arrestate e ancora nel 2022 analisi e studi condotti dai paleoantropologi hanno rivelato nuovi dettagli della sua storia.

“Il Principe” apparteneva a una cultura archeologica detta “Gravettiana”, presente in tutto il continente europeo (dalla Russia al Portogallo) da una popolazione proveniente dall’Africa attraverso il Vicino Oriente mediterraneo.

Il ragazzo, infatti, è alto 1,70 m e da adulto avrebbe superato il metro e ottanta, ha una corporatura longilinea adatta a disperdere il calore più adatta ai climi caldi.

Lo troviamo disteso sulla schiena, col volto rivolto a sinistra e il braccio destro ripiegato sul corpo, lo scheletro colorato di rosso per la presenza di ocra rossa.

Sebbene adolescente, il “Principe” ha un corpo straordinariamente robusto e poderoso, il braccio destro mostra i segni dell’uso di lance e i muscoli delle gambe sono eccezionalmente sviluppati, adatti a camminare e correre nella neve anche su pendii aspri e scoscesi. La sua morte è stata causata da un incidente, molto probabilmente lo scontro con un predatore cui si deve la grave ferita alla spalla sinistra e alla parte inferiore del volto. È possibile che il Principe sia sopravvissuto per un breve periodo al grave trauma: sono in corso analisi che permetteranno di capire meglio lo svolgimento dei fatti.

Accanto alla vetrina del Principe potete scoprire con le mani com’era il suo volto, ricostruito in resina: è un’immagine fedele realizzata dall’Accademia delle Scienze di Mosca a partire dal cranio.

Accanto potete manipolare le ricostruzioni fedeli degli oggetti e dei materiali che compongono il corredo straordinariamente prezioso:

  1. Il copricapo di pelle trattata con ocra rossa su sui erano cucite migliaia di conchiglie, qui in parte riprodotto.  Le conchiglie furono raccolte sul fondo marino a qualche metro di profondità;
  2. La lunga lama che il ragazzo impugna nella mano destra ripiegata è in selce proveniente da centinaia di chilometri di distanza verso ovest;
  3. I 4 “bastoni forati” realizzati lavorando il puntale di un corno d’alce, decorati da linee e tacche incise;
  4. I monili in conchiglia sul petto e accanto al polso sinistro, comprendete un ciondolo in raro avorio di mammuth;
  5. Un altro ciondolo fabbricati in avorio di mammuth fra le conchiglie del copricapo, e due "bottoni" accanto alle ginocchia.

Accanto a queste ricostruzioni trovate anche una tunica e i leggins in pelle trattata con ocra rossa ricostruiti da una studiosa sulla base delle informazioni ricavate da questa e dalle altre sepolture gravettiane. Un frammento di avorio di mammut, proveniente dalla Siberia permette di scoprire tattilmente un materiale che doveva avere un’importanza straordinaria per i Gravettiani.

La fabbricazione di ogni oggetto di corredo deve avere richiesto moltissime ore di lavoro prima che il gruppo di questo giovane cacciatore lo deponesse accanto al suo corpo, come ancora si trovano.