Nell’epoca della vela capitano e armatore erano sovente la stessa persona, nella quale confluivano tutte le scelte – da quelle nautiche a quelle commerciali.
Quando i guadagni erano consistenti, il capitano-armatore reinvestiva gli utili incrementando la flotta.
Lo faceva sovente insieme a dei soci, e – per ridurre i rischi – anche diversificando i settori di attività. L’armatore diventava allora un vero dirigente d’azienda.
Nell'ufficio dell'armatore - o scagno come veniva chiamato - si trovano documenti di ordini diversi: quelli commerciali, relativi al traffico delle merci, e quelli più strettamente "marittimi".
Tra i documenti commerciali, troviamo le polizze di carico, un tipo di documento che certificava che un vettore aveva preso in consegna a bordo di una nave merce di un determinato tipo, con l'incarico di condurla a una destinazione in cambio di un nolo precedentemente pattuito. Quasi sempre, nell'Ottocento, la merce è accompagnata da una polizza assicurativa, che assicura la merce stessa dalla perdita o dal danneggiamento durante il viaggio.
Le navi, oltre ad essere assicurate per le singole merci, erano assicurate come corpo presso le Società di Mutua Assicurazione stabilite tra armatori di una stessa area: in caso di perdita del veliero, ogni membro della Società contribuiva, per la sua quota, a rifondere il danno del proprietario del bastimento incorso in avaria o naufragio. Tra i documenti marittimi, ecco i registri contabili di bordo dei viaggi già compiuti: l'armatore li controllava attentamente per vedere se i capitani avevano proceduto a una oculata (e parsimoniosa) gestione.