Pesi e misure

La secolare vocazione dei genovesi ai traffici e ai commerci trova un’ulteriore testimonianza nella Collezione dei pesi e delle misure utilizzati a Genova nei secoli della Repubblica.

La raccolta genovese,  assai ricca sia in termini numerici, sia in termini qualitativi, comprende una vasta tipologia di prototipi di misurazione utilizzati prima dell’introduzione del sistema metrico decimale, all’indomani dell’annessione di Genova all’Impero Francese nel 1805.

Si tratta dei campioni in bronzo e dei prototipi in ferro e rame che servivano come modello ai fabbricanti dei pesi e delle misure usati nei commerci e come confronto in caso di ricorsi legali.
Per tutelare la loro integrità e immutabilità i campioni in bronzo erano conservati nella cattedrale di San Lorenzo, mentre i prototipi in ferro, rame e vetro si trovavano nella Censoria, accanto alla documentazione amministrativa di quella che, fino alla caduta della repubblica aristocratica nel 1797, era la magistratura alla quale erano affidati ampi poteri di controllo su qualità, prezzi, pesi e misure, l’Ufficio dei Censori.  
Questa magistratura - la data di istituzione della quale è tuttora sconosciuta, sebbene un primo riferimento ad essa fosse già contenuto nelle leggi di riforma emanate nel 1363 (Doge Gabriele Adorno),  aveva il compito di disciplinare il commercio al minuto sia di generi alimentari sia di altre categorie merceologiche, controllandone la qualità e le quantità immesse sul mercato, e stabilendone i prezzi.

La disciplina del commercio implicava anche competenze in materia di "pesi e misure";  il Magistrato interveniva, infatti, nella legalizzazione delle unità di misura, ne conservava i prototipi e vigilava affinché i commercianti non le alterassero a loro vantaggio. A tal fine le misure utilizzate nelle transazioni commerciali venivano bollate e verificate periodicamente, e chi fosse stato trovato in possesso di pesi e misure irregolari e non marchiate incorreva in forti sanzioni  pecuniarie, in aggiunta al sequestro delle merci e degli strumenti di misurazione e vendita, quali bilance e coltelli.

Con l’introduzione del sistema metrico decimale, all’indomani dell’annessione di Genova all’Impero francese (1805-1814), i pesi e le misure fino ad allora conservati in San Lorenzo e nella Censoria, vennero prelevati da un’apposita commissione istituita nel 1807 dal Prefetto del Dipartimento di Genova al fine di procedere al passaggio dal vecchio al nuovo sistema, attraverso la comparazione delle vecchie tipologie con le nuove; per superare le resistenze opposte dalla popolazione, anche a causa delle difficoltà insite nel cambiamento, fu necessario produrre e diffondere capillarmente  tavole di raffronto e opuscoli esplicativi, di cui gli archivi  genovesi conservano  numerose e curiose testimonianze.

Alla caduta dell’impero napoleonico, nel 1814, ci fu il tentativo di ripristinare l’antico regime, e con esso il ritorno alla vecchia organizzazione amministrativa, anche attraverso l’abbandono del sistema metrico decimale, ma fu di breve durata perché con l’annessione al Regno di Sardegna, decretata dal Congresso di Vienna, Genova dovette adeguarsi all’organizzazione sabauda che,  per quanto riguarda lo specifico ambito "metrologico", comportò l’adozione del Nuovo regolamento  dei pesi e delle misure emanato nel 1826 da re Carlo Felice.

All’indomani dell’unità d’Italia in tutta la penisola venne adottato il sistema metrico decimale e nel 1865 la Giunta municipale di Genova diede incarico a Pietro Rocca, verificatore capo dei pesi e delle misure, di ordinare e inventariare i vecchi "autentici metrici", ovvero i campioni originali provenienti da San Lorenzo e i prototipi della Censoria,  conservati nell’Archivio civico.

Il crescente interesse che nel mondo scientifico si veniva delineando in quegli anni attorno alla metrologia in generale, e alle misure genovesi in particolare,  contribuì a sancire definitivamente il passaggio della collezione dalla "vita reale" alla "vita museale"; nel 1892, infatti, venne  esposta per la prima volta al pubblico a Palazzo Bianco, nell’ambito della Mostra d’Arte Antica allestita in occasione delle Celebrazioni Colombiane, e, a partire dal 1909, in una sezione del Museo di Storia ed Arte; nel 1929 passò al Museo della Villetta (a Villetta Di Negro). Dal 1961 fu esposta a Palazzo Rosso, nell’ambito del rinnovato allestimento progettato da Caterina Marcenaro, allora Direttore dell’Ufficio Belle Arti e Storia del Comune, e dall’architetto Franco Albini.
Nel 1999 l’intera Collezione, di cui gli esemplari esposti in questa sala fanno parte, è stata trasferita nella sede dell’Archivio Storico del Comune a Palazzo Ducale, dove, accanto ai fondi archivistici, sono tuttora conservati i prototipi in ferro, rame e vetro utilizzati dal Magistrato dei Censori nello svolgimento dell’attività di controllo sul commercio e la produzione artigianale.
La collezione, composta da oltre 190 esemplari, comprende  misure di capacità per olio, vino, grano, di lunghezza per le stoffe e pesi di diverso genere, le più antiche delle quali risalgono al XV secolo.

Una significativa selezione dal titolo "La collezione persi e misure della Repubblica di Genova" è esposta dal 13 novembre 2015 nella sala di lettura dell’Archivio Storico del Comune a Palazzo Ducale, loggiato minore, visitabile dal martedì al giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17, il venerdì mattina dalle 9 alle 12.30.
La visita dei campioni che fino all’introduzione del sistema metrico decimale furono conservati nella cattedrale di San Lorenzo, è esposta al pubblico nelle sale dei Musei di Strada Nuova (Palazzo Tursi), accanto alla Collezione Numismatica.