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Luca Cambiaso (Moneglia, 1527 – San Lorenzo de El Escorial, 1585)
Olio su tela, cm. 174 x 107
Il soggetto di questo dipinto è desunto dalle fonti classiche e in modo particolare da Ovidio, che nelle sue Metamorfosi narra della passione tra Venere, dea della bellezza e dell’amore, e il giovane mortale Adone: perdutamente invaghita del suo amato, la dea avrebbe deciso di seguire il bellissimo cacciatore ovunque nellasua attività venatoria, “per balze, per selve, per rocce… con la veste succinta fino al ginocchio secondo l’abbigliamento di Diana”, non badando più agli ornamenti del suo fascino e alle sue occupazioni abituali e mettendo costantemente in guardia il bellissimo cacciatore dallo scontrarsi con bestie feroci, temendo per la sua vita; un giorno però, inseguendo i suoi cani e trascurando le raccomandazioni della dea, il fiero Adone avrebbe malauguratamente trovato la morte, ferito alla gamba da un cinghiale.
Cambiaso in questa tela non raffigura il tragico epilogo della storia, bensì il momento che precede il dramma, immaginando Adone – in abito da caccia e ormai determinato a partire nonostante il languido sguardo di Venere – che tenta di reimpadronirsi del corno, richiamo per le prede, sottrattogli dalla dea con la complicità di Cupido.
Il dipinto, databile ai pieni anni sessanta del Cinquecento, si distingue per l’immediatezza dei gesti e dell’espressione delle figure e, a un tempo, per l’esibita sensualità del nudo di Venere. L’opera appartiene alla maturità dell’artista e fonde la grazia e la morbidezza delle forme e i toni perlacei e soffusi degli incarnati, derivanti dallo studio del Correggio, con i colori verde e rosso e la luce calda di tradizione veneta. Propria del Cambiaso è invece la corposità della materia pittorica, evidente nella corta tunica di Adone e nelle pennellate del paesaggio di fondo, l’emergere delle figure dall’ombra.
Esistono diverse versioni di questo stesso soggetto: un’opera quasi identica si trova in collezione privata genovese, mentre due redazioni del tema, di diversa composizione, sono alla Galleria Borghese di Roma e in collezione privata a Parigi.