
Clicca qui per visualizzare l'immagine
Paolo Troubetzkoy (Verbania, 1866-1938)
bronzo, cm 16x48x13
L’opera, che appartiene (insieme ad altri quattro bronzetti dello stesso autore presenti nelle raccolte civiche genovesi) al legato di Luigi Frugone e compare nel catalogo della sua collezione stilato da Somaré nel 1936, è da considerare come una delle numerose fusioni in bronzo di un gesso presentato dall’artista alla II Triennale Milanese del 1894. Traspare qui l’interesse di Troubetzkoy per il modellato levigato (mentre, in molte opere coeve, la sua attenzione era rivolta alle superfici increspate): l’impostazione del soggetto viene realizzata secondo un andamento lineare della figura, ribadito ulteriormente nella parte posteriore della scultura dove, partendo dai capelli raccolti tra le mani portate in alto dalla fanciulla, parte una linea che scendendo dal collo lungo la spina dorsale, si sofferma per un attimo sul nodo dell’abito per riprendere la discesa fino ai piedi seguendo la piega della veste.
La figura assume una forma tesa e slanciata, semplificata dallo scultore per accentuarne l’eleganza; questa elegante stilizzazione può essere presa come riferimento per un filone che si sarebbe manifestato appieno anche in scultura nel decennio successivo. Della statuetta si conoscono numerosissime fusioni in bronzo: fra quelle di più antica data si segnala l’esemplare presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano.