La Sinagoga

Il Museo Ebraico è ospitato nella sinagoga di Genova. Si trova nel luogo di culto della religione ebraica: il nome stesso, sinagoga, si rifà alla parola greca “adunanza”. In particolare quella di Genova, aperta al pubblico dal 1935, è uno dei pochi esempi di sinagoga inaugurata durante il periodo più buio per il mondo ebraico: l’epoca fascista. 
La sua realizzazione deriva dalla crescita, dovuta all’industrializzazione, della comunità ebraica agli inizi del Novecento (nonostante fosse già presente da secoli a Genova). Gli ebrei genovesi, fortemente incrementati di numero, cercarono un luogo dove poter praticare la loro fede liberamente e riunirsi. Fu costruita così la più grande sinagoga italiana edificata nel periodo fascista.
L’architetto Francesco Morandi si occupò della struttura: con la grande cupola, la massiccia costruzione dalla base squadrata e le alte feritoie alle pareti. Se si varca l’entrata, si ha la sensazione di trovarsi in un ampio anfiteatro. Si trova anche la firma della città attraverso la mano di un suo celebre artista: infatti, alla fine degli anni Cinquanta, il genovese Emanuele Luzzati ideò tre vetrate, simbolo delle dodici tribù d'Israele e della menorah (ovvero il candelabro a sette bracci che non doveva mai spegnersi all’interno del tempio della Città Santa).
Nel novembre del 1943 proprio nella sinagoga di Genova si consumò uno dei più dolorosi momenti dell’Olocausto italiano. Furono catturati cinquanta ebrei che vennero deportati ad Auschwitz. Oggi sono ricordati, insieme alle altre vittime della comunità ebraica di Genova dell’Olocausto, attraverso una stele marmorea che si trova al di fuori dell’edificio.