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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
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Sinibaldo Scorza (Voltaggio, 1589 - Genova, 1631)
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Giovanni Battista Paggi (Genova, 1554 -1627)
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Figura panneggiata (Apostolo)
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Luca Cambiaso (Moneglia, 1527 – San Lorenzo de El Escorial, 1585)
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Giulio Benso (Pieve di Teco, 1592-1668)
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Amico Aspertini (Bologna, 1474 circa - 1552)
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L'uomo di lettere/Autoritratto
Marcello Durazzo
Arcimboldo, Giuseppe
disegno
XVI - 1587 - 1587
D 1213
Unità di misura: mm; Altezza: 442; Larghezza: 318
penna e inchiostro
Maestri del disegno - Genova - 1990
Rabisch - Lugano - 1998
Sorprendente autoritratto del più eccentrico maestro del Cinquecento italiano, questo disegno a penna e inchiostro, sapientemente acquarellato, riproduce le fattezze del volto di Giuseppe Arcimboldi attraverso l’artificio di cartigli arrotolati e fogli abilmente disposti a imitarne i tratti fisiognomici. Inquadrabile nella nota tipologia delle ‘teste composte’ che hanno reso famoso l’artista – celeberrime quelle realizzate combinando elementi del mondo vegetale e animale – questo foglio rappresenta tuttavia un unicum nel panorama della produzione dell’Arcimboldo: è infatti l’unica ‘testa composta’ disegnata su carta, oltre a essere uno dei due ritratti noti del maestro (l’altro, più tradizionale, è conservato alla Národní Galerie di Praga) e senza dubbio la sua più importante opera grafica. La sapiente realizzazione del disegno fa sì che solo a distanza ravvicinata si riveli pienamente la bizzarra natura del ritratto, il cui artificio compositivo è pienamente comprensibile solo procedendo continuamente con lo sguardo dal particolare al generale e viceversa, in una dimensione di gioco, stupore e spaesamento tipica del Manierismo. Si tratta di una delle opere più raffinate dell’artista poiché al gusto per la meraviglia si combina una fine attenzione al dato naturale propria della formazione lombarda del maestro, derivante certamente anche dallo studio dell’opera grafica di Leonardo e in particolare delle sue realistiche ‘teste grottesche’. Il foglio è datato ‘1587’ (come si legge sull’annotazione autografa alla base della gorgiera), quando Arcimboldo era all’apice della carriera e - a ‘61’ anni, come indicato sulla fronte del ritratto - aveva appena concluso il più che ventennale soggiorno presso la raffinata corte praghese di Rodolfo II d’Asburgo. Si tratta, dunque, quasi di un testamento figurativo, attraverso il quale l’artista presenta se stesso significativamente come intellettuale colto e ‘uomo di lettere’, a legittimare un’interpretazione ‘alta’, allegorico-simbolica, delle proprie bizzarre invenzioni. D’altra parte al servizio dell’imperatore, tra esoterismi e stravaganti collezioni da wunderkammer, l’Arcimboldo aveva saputo interpretare al meglio il proprio poliedrico ruolo di ‘pittore di corte’ realizzando, oltre ad apparati effimeri per feste, costumi teatrali, arredi e oggetti preziosi, anche ritratti allegorici ‘composti’ - tra naturalismo e surrealtà - dei quali rafforzava proprio l’aspetto simbolico ed encomiastico attraverso testi poetici ad hoc scritti di suo pugno o affidati a letterati a lui vicini. Entrato nelle collezioni civiche con il Legato di Marcello Durazzo (1848) come ignoto artista genovese, il foglio è stato attribuito al maestro lombardo da Piero Boccardo (in Maestri del disegno nelle civiche collezioni genovesi, catalogo della mostra, Genova 1990, cat. 28). (PRIARONE, 2020) Ritratto in primo piano e di profilo di uomo.
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Domenico Piola (Genova, 1627-1703)
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Domenico Piola (Genova, 1627-1703)
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