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A Genova già nel XII secolo, fu a lungo ritenuto di smeraldo e per secoli fu celebrato come reliquia dell’Ultima Cena.
Infatti, dopo aver consentito ai crociati di entrare in Gerusalemme approntando con il proprio ingegno torri d’assalto più alte delle mura della città, Guglielmo Embriaco partecipò, da protagonista, alla conquista della città di Cesarea, nell’attuale Israele, caduta in mani crociate nel 1101. Si narra che, nella spartizione del bottino, egli scelse questo pregevole manufatto, ritenuto scolpito da un unico, enorme smeraldo. Entrato subito fra gli oggetti più preziosi presenti in Cattedrale, Jacopo da Varagine, narratore delle imprese genovesi, lo identificò con il Sacro Bacino utilizzato dal Cristo durante l’Ultima Cena, divenuto così prezioso nel momento del primo miracolo eucaristico e trasformato così nel Graal.
Infatti, dopo aver consentito ai crociati di entrare in Gerusalemme approntando con il proprio ingegno torri d’assalto più alte delle mura della città, Guglielmo Embriaco partecipò, da protagonista, alla conquista della città di Cesarea, nell’attuale Israele, caduta in mani crociate nel 1101. Si narra che, nella spartizione del bottino, egli scelse questo pregevole manufatto, ritenuto scolpito da un unico, enorme smeraldo. Entrato subito fra gli oggetti più preziosi presenti in Cattedrale, Jacopo da Varagine, narratore delle imprese genovesi, lo identificò con il Sacro Bacino utilizzato dal Cristo durante l’Ultima Cena, divenuto così prezioso nel momento del primo miracolo eucaristico e trasformato così nel Graal.