Allegoria del Fuoco

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Francesco Bassano (Bottega di)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 103 x 110

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Adorazione dei pastori (F. Bassano)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Francesco Bassano (Bottega di)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 97 x 113

Affresco volta Sala dell'EState di Gregorio De Ferrari

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gregorio De Ferrari (Genova, 1647-1726)

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Nella sala dell'estate, Cerere dea delle messi, in volo accanto a un putto che regge con lei un grande fascio dorato di spighe, prevale sui venti invernali scacciati dalla ninfa delle brezze, Aura, mentre il centro della composizione è ancora dominato dalla figura di Apollo-Sole accompagnato da un leone, questa volta allusivo anche – come già nel salone – al segno dello zodiaco e, dunque, appunto all’estate, in un piacevole gioco di rimandi tra astrologia e celebrazione dinastica.

Bozzetto per l’ affresco della volta della sala dell'estate

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gregorio De Ferrari (Genova, 1647-1726)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 70 x 94

Tavolo da muro con piano di ametista

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ludovico Francesco Perini (Verona, 1685-1731)

Tecnica e misure:

Legno intagliato e dorato, ametista e bronzo dorato; cm. 92 x 202 x 97

Anton Giulio Brignole-Sale a cavallo (1627)

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Titolo dell'opera:

Anton Giulio Brignole-Sale a cavallo

Acquisizione:

Maria Brignole-Sale De Ferrari 1874 Genova - donazione

Autore:

Van Dyck, Antoon

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1627 - 1627 - sec. XVII

Inventario:

PR 48

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 282; Larghezza: 198

Tecnica:

olio su tela

Ultimi prestiti:

Cento opere di Van Dick - Genova - 1955
Van Dyck a Genova. Grande pittura e collezionismo. - Genova - 1997
Van Dyck - Anversa - 1999

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Descrizione:

Il ritratto di Anton Giulio Brignole-Sale, insieme a quello di sua moglie Paolina Adorno, costituiscono uno dei rari esempi di ritratti en pendant realizzati da Van Dyck rimasti ancora insieme. Sono anche gli unici tra i cinquanta del periodo genovese di Van Dyck di cui si conservi lo specifico pagamento registrato nei libri di conti dei Brignole-Sale nel 1627: con un terzo dipinto, raffigurante Geronima Sale Brignole con la figlia Aurelia rispettivamente madre e sorella di lui, furono pagati al pittore nel 1627 - anno conclusivo del suo soggiorno genovese - per un totale di 747 lire. Si tratta probabilmente degli ultimi dipinti eseguiti dal fiammingo a Genova, città dove giunse nel 1621 come “miglior discepolo” di Rubens riscuotendo ben presto uno straordinario successo presso la nuova nobiltà cittadina che, ben consapevole del valore anche simbolico delle immagini e del messaggio celebrativo da esse veicolato, fece a gara per farsi ritrarre dal giovane artista. Anton Giulio Brignole – Sale, ereditando dal nonno materno il feudo di Groppoli e il relativo titolo di marchese venne ufficialmente ascritto all’aristocrazia genovese nel 1626; l’anno successivo, appena ventiduenne, si fa raffigurare da Van Dyck a cavallo e in una posa aulica, fino a pochi anni prima riservata a un sovrano, che enfaticamente ne celebra lo status sociale raggiunto di recente. Il modello compositivo di questo ritratto equestre dipende da celebri esempi rubensiani come il Gio. Carlo Doria (Genova, galleria di Palazzo Spinola) e il duca di Lerma (Madrid, Museo del Prado) ma la materia pittorica con cui è realizzato risulta molto diversa da quella ricca e pastosa del celebre maestro. La tela di Palazzo Rosso, infatti, è costruita con una tecnica di esecuzione molto rapida, giocata per velature di biacche e vernici ma non di colori “a corpo”, che assicura un grande effetto di materia senza che ve ne sia reale sostanza, come tipico delle opere del 1626-1627. Appartengono da sempre alla quadreria della casata e sono gli unici ad essere rimasti nella residenza della famiglia per cui erano stati dipinti. Ridolfo I, figlio della coppia effigiata, li portò nella nuova residenza dei Brignole-Sale, Palazzo Rosso, dopo la metà del Seicento, dove sono tuttora. Nel 1687 vennero ricomprati dal cadetto Gio. Francesco I, nel momento in cui, morto il fratello senza discendenza maschile, sarebbero finiti in mani estranee. Ritratto di Anton Giulio Brignole-Sale mentre è seduto su un cavallo.

Antoon Van Dyck "Paolina Adorno Brignole-Sale"

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale

Acquisizione:

Maria Brignole-Sale De Ferrari 1874 Genova - donazione

Autore:

Van Dyck, Antoon

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1627 - 1627 - sec. XVII

Inventario:

PR 51

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 286; Larghezza: 198

Tecnica:

olio su tela

Ultimi prestiti:

Cento opere di Van Dick - Genova - 1955
Van Dyck a Genova. Grande pittura e collezionismo. - Genova - 1997
Van Dyck - Anversa - 1999

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Descrizione:

Il ritratto di Anton Giulio Brignole-Sale, insieme a quello di sua moglie Paolina Adorno, costituiscono uno dei rari esempi di ritratti en pendant realizzati da Van Dyck rimasti ancora insieme. Sono anche gli unici tra i cinquanta del periodo genovese di Van Dyck di cui si conservi lo specifico pagamento registrato nei libri di conti dei Brignole-Sale nel 1627: con un terzo dipinto, raffigurante Geronima Sale Brignole con la figlia Aurelia rispettivamente madre e sorella di lui, furono pagati al pittore nel 1627 - anno conclusivo del suo soggiorno genovese - per un totale di 747 lire. Si tratta probabilmente degli ultimi dipinti eseguiti dal fiammingo a Genova, città dove giunse nel 1621 come “miglior discepolo” di Rubens riscuotendo ben presto uno straordinario successo presso la nuova nobiltà cittadina che, ben consapevole del valore anche simbolico delle immagini e del messaggio celebrativo da esse veicolato, fece a gara per farsi ritrarre dal giovane artista. Appartengono da sempre alla quadreria della casata e sono gli unici ad essere rimasti nella residenza della famiglia per cui erano stati dipinti. Ridolfo, figlio della coppia effigiata, li portò nella nuova residenza dei Brignole-Sale, Palazzo Rosso, dopo la metà del seicento, dove sono tuttora. Nel 1687 vennero ricomprati dal cadetto Gio. Francesco I, nel momento in cui, morto il fratello senza discendenza maschile, sarebbero finiti in mani estranee. Il ritratto stante di Paolina Adorno è il più grande fra quelli raffiguranti una singola dama realizzati da Van Dyck durante gli anni genovesi e ricalca uno schema compositivo più volte adottato dall’artista nel corso della sua carriera. In esso compaiono, in una sorta di compendio, tutti gli stilemi vandichiani: la rappresentazione a figura intera e di tre quarti; lo sguardo rivolto verso lo spettatore; l’ambientazione in uno spazio connotato da imponenti colonne, loggiati e sontuosi drappi rossi; la presenza di animali e, soprattutto, di magnifici abiti da parata come quello con cui è raffigurata paolina, mimeticamente realizzato con una sottile stesura di colore blu per raffigurare il tessuto e con una materia più corposa, in pasta di colore giallo e bianco, a evocare l’oro dei ricami. Paolina è qui ritratta sulla soglia dei vent’anni, all’apice della sua giovinezza, ma nella composizione non mancano elementi cui è assegnato, oltre a quello meramente decorativo, anche un compito allegorico come il pappagallo, dipinto da Jan Roos, cui appartengono le piume cadute sul cuscino e la rosa aperta, nella sua piena fioritura, nella mano destra della dama. Entrambi rappresentano chiari simboli della caducità della bellezza che, come la rosa, è destinata a sfiorire. Ritratto a figura intera di Paolina Adorno Brignole-Sale.

Affresco Volta Sala della Primavera

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gregorio De Ferrari (Genova, 1647-1726)

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A partire dal 1686-1687 Gregorio De Ferrari si trova impegnato, con il suocero Domenico Piola, nella decorazione a fresco del secondo piano nobile di Palazzo Rosso, per la committenza di Gio. Francesco I Brignole - Sale (1643-1694): a partire dal salone, passando per le quattro sale a levante fino ad arrivare alla loggia sud rivolta verso il mare, viene messo a punto un unitario e coerente progetto iconografico che ha come tema centrale la simbolica identità tra Apollo dio del Sole, che con il suo carro scandisce il ritmo delle giornate, e il committente Brignole - Sale, il cui stemma araldico, un Leone rampante, coincide significativamente con il segno zodiacale dell’estate, la stagione del sole.
La sala della Primavera  è una delle meravigliose quattro sale a levante di Palazzo Rosso, ciascuna affrescata con soggetti ispirati a una stagione dell'anno.
Venere, in atteggiamento lezioso e seducente, trionfa su Marte in volo mentre Cupido, emblema per eccellenza delle arti amatorie, dà fuoco alle fiaccole a cavallo di un cigno; tutt’intorno giovani fanciulle e festosi putti giocano tra i fiori, mentre sulla sinistra campeggia un leone, ancora un diretto richiamo all’arma araldica del committente.
 

Abramo congeda Agar

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Bartolomeo Guidobono (Savona, 1654 - Torino, 1709)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 222,5 x 164

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Abramo congeda Agar è l’ultimo dei quattro episodi tratti dal libro della Genesi, conservati a Palazzo Rosso e raffigurati dal Guidobono. La tela, esempio della piena maturità del savonese, coglie Abramo nel momento in cui, avuto il figlio Isacco dalla moglie Sara, viene convinto dalla stessa ad allontanare la serva e concubina Agar col figlio Ismaele.

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