Domenico Parodi, affresco, "Apollo e Marsia"

Domenico Parodi, affresco, "Apollo e Marsia"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Domenico Parodi (Genova, 1668-1740)

Tecnica e misure:

Affresco

Collocazione:

Campata ovest della volta, Galleria degli Specchi

Tipologia:

Decorazione ad affresco

 

La Galleria degli Specchi è certamente uno degli ambienti più celebri e celebrati del palazzo.
In origine, nel 1650, era decorata solo dai quadri e dalle statue di Giovanni Battista Balbi, figlio di Stefano primo proprietario della dimora. L’aspetto attuale, di straordinario impatto scenografico, si deve a Domenico Parodi (1672-1742) che, intorno al 1725, realizzò una delle sue imprese più felici e meglio orchestrate.
Vizi e divinità viziose si contrappongono alle Virtù nella complessa macchina iconografica commissionata da Gerolamo Ignazio Durazzo: stucchi veri si mutano sotto gli occhi dell’osservatore in quelli dipinti, mentre la pittura finge la scultura, l’oro vero si confonde con quello evocato, specchi e luci dilatano lo spazio, allegorie e figure del mito si mescolano a personaggi della storia antica in una serie di espedienti illusionistici di straordinaria inventiva e varietà.
Questo episodio, anch’ecco collocato in uno spazio semicircolare speculare a quello dell’opposta testata, evoca la contesa tra Apollo, intento a suonare la cetra, e Marsia, impegnato con la sua siringa. Attorno a loro stanno le nove muse che decreteranno la vittoria del dio, che infliggerà al satiro la più crudele delle punizioni. Tra le compagne di Apollo si riconoscono in primo piano Melpomene con la spada, ovvero la Tragedia, e sul fondo Urania, musa dell’Astronomia con il globo, mentre in piedi, alla sinistra di Apollo, con la tromba, sta Euterpe ovvero la Musica.
In alto due putti in volo stringono nelle mani serpenti in riferimento a un’altra vittoria di Apollo, quella su Pitone.