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Pallio di San Lorenzo
ambito bizantino
Laboratorio tessile della corte bizantina di Nicea
sciàmito
1261 - 1262 - XIII
PB 2073
Unità di misura: cm; Altezza: 132.3; Larghezza: 378.5
seta ricamato con fili di seta colorati, fili ricoperti di lamina d'argento e di lamina d'argento dorata
La voglia di rivincita di Genova, sconfitta e scacciata da Acri nel 1258 dai rivali veneziani e pisani, e dell’Impero Bizantino, privato della propria legittima capitale in forza della IV crociata, nel 1204, si saldano il 13 marzo 1261 quando viene siglato il Trattato di Ninfeo, finalizzato a garantire all’Imperatore Michele VIII Paleologo l’appoggio della flotta genovese nella riconquista di Costantinopoli e, ai genovesi, l’acquisizione di grandi vantaggi commerciali nel territorio imperiale. Per suggellare l’accordo, Michele VIII dona ai genovesi due tessuti: uno che riproduce la sua immagine e del quale si perdono le tracce, e uno costituito dal magnifico Pallio di San Lorenzo.
Il Pallio è un capolavoro unico al mondo per l'ineguagliabile qualità del ricamo (sciamito significa “a sei fili”, a indicare la complessità dell’armatura, in genere formata da due orditi e da due o quattro trame), realizzato con sete policrome e con fili d’oro e d’argento, ma anche per la straordinaria quantità di informazioni che fornisce sulla storia di Genova, sulla storia dell’Impero Bizantino, sui rapporti fra questi due attori fondamentali nella storia del Mediterraneo, sulla religiosità occidentale e orientale in un momento a metà strada fra scisma e tentata riunificazione delle due chiese.
Il Pallio rimase in Duomo fino al 1663 per poi essere spostato nel Palazzo dei Padri del Comune, a metà dell’Ottocento a Palazzo Tursi, e infine ai primi del XX secolo trasferito a Palazzo Bianco. Successivamente venne collocato nel Museo di Sant’Agostino, dove ritornerà a conclusione dei lavori. Il Pallio narra, con un linguaggio stilistico già preconizzante i modi della cosiddetta “Rinascita Paleologa”, la storia e i martìri dei tre santi occidentali, Lorenzo, Sisto e Ippolito. La narrazione si svolge su due registri; a centro dell’imponente sciamito serico è riprodotta un'immagine cardine dell'Imperatore stesso che, accompagnato da San Lorenzo e dall’arcangelo Michele, entra nella cattedrale genovese, dedicata a San Lorenzo.
Il Paleologo viene posto in stridente contrasto con l'imperatore romano Decio, persecutore di cristiani e protagonista delle storie rappresentate assieme ai tre Santi martiri.