La tecnica della “pittura ad acqua” o acquerello, a lungo considerata “minore” e poco adatta a realizzare manufatti artistici di pregio, venne riscoperta e praticata diffusamente dagli artisti negli ultimi anni del Settecento e nei primi decenni dell’Ottocento. Luigi Garibbo utilizzò moltissimo questa tecnica, sia per comporre nitide vedute di piccole o medie dimensioni, di grande freschezza e assai piacevoli, destinate a un mercato di acculturati conoscitori e viaggiatori, sia per confezionare dal vero e en plein air piccoli quadri che potevano in seguito essere riproposti in dimensione maggiore con la tecnica a olio. L’uso dell’acquerello, inoltre, permetteva di restituire con immediatezza le diverse situazioni atmosferiche e di luminosità del paesaggio, seguendo una sensibilità di tipo romantico.