Astrattismo storico

Tra i linguaggi artistici più rappresentati nelle raccolte del Museo di Villa Croce, si può individuare il filone astratto che attraversa e costituisce un vero e proprio filo d’Arianna, srotolato lungo tutta la collezione come elemento unificante.

Infatti il primo nucleo omogeneo e cuore delle collezioni è rappresentato dalla raccolta di Maria Cernuschi Ghiringhelli acquistata dal Comune di Genova nel 1989 ed esposta in mostra nel febbraio 1985 per inaugurare l’apertura del Museo di Arte Contemporanea a Villa Croce.

Maria, moglie di Gino Ghiringhelli, pittore e proprietario della galleria milanese "Il Milione", incominciò a collezionare dal 1940, iniziando con una tela di Ghiringhelli e un’acquaforte di Reggiani, arricchendo il suo patrimonio nel corso degli anni fino ad arrivare a più di 200 lavori, guidata da un criterio totalmente personale, ma di vero aggiornamento culturale.

La galleria "Il Milione" già dal 1932 aveva cercato di promuovere i più avanzati linguaggi europei presentando artisti internazionali come Fernard Léger, Pablo Picasso, Wassili Kandinskij, esposto in Italia per la prima volta, e attraendo artisti e critici sostenitori dell’Arte Astratta Lombarda.

Proprio alla galleria "Il Milione" si aprì nel novembre 1934 la I Mostra di Arte Astratta Italiana dal titolo "ORESTE BOGLIARDI, VIRGINIO GHIRINGHELLI, MAURO REGGIANI"accompagnata da una dichiarazione degli espositori firmata dai tre artisti esposti, vero manifesto del gruppo che spiegava gli intenti dei firmatari.

Chiare le influenze delle ricerche del Movimento olandese "Neoplasticista", teorizzato nel 1917 da Piet Mondrian e Theo Van Doesburg, che voleva portare l’arte a una assoluta purezza formale senza riferimento alla realtà mutevole, utilizzando forme geometriche e colori primari per perseguire un obiettivo, anche etico, di ordine e razionalità. L’artista neoplasticista Friedrich Vordemberge-Gildewart aveva esposto al Milione subito prima della I Mostra di Arte Astratta Italiana e le sue composizioni avevano ispirato diversi artisti della mostra stessa.

Importanti furono anche gli stimoli esercitati dall’architetto Giuseppe Terragni e il gruppo degli architetti razionalisti di Como e l’influenza di una figura eccentrica, ma di grande passione come quella di Carlo Belli, cugino di Fausto Melotti, il cui testo "Kn", considerato con una certa forzatura la bibbia degli astrattisti, esalta la totale autonomia dell’arte sulla natura, testo che Belli dedicherà proprio a Maria Cernuschi, “stimolante adepta” del movimento.

La prima mostra fu poi seguita nel 1935 da altre dedicate alle personalità più interessate alla nuova ricerca: nel 1935 Lucio Fontana con le sue sculture astratte (che rimasero totalmente invendute), seguito da Atanasio Soldati, Fausto Melotti e Osvaldo Licini che, con la sua "Lettera aperta agli amici del Milione", pubblicata sul bollettino n. 35 della galleria, si univa entusiasticamente al gruppo e che considerava Maria Cernuschi “la più acuta intenditrice d’arte” e vera Musa ispiratrice del suo lavoro. Sempre a quello stesso anno data la "I mostra collettiva di Arte Astratta Italiana", ospitata a Torino nello studio degli artisti Enrico Paolucci e Felice Casorati.

Tra le 28 tele esposte nella I Mostra di Arte Astratta Italiana vi erano "Composizione n. 5" di Gino Ghiringhelli e "Composizione R 3" di Mauro Reggiani, riprodotta in copertina nel bollettino n. 32 della galleria, entrambe parte delle collezioni del Museo, come le acqueforti di Reggiani del 1934.

Il punto di partenza di questi artisti, come riportato nella Dichiarazione, era l’esigenza di una nuova classicità fatta di equilibrio e sintesi e sostenuta dalla volontà, dall’ordine e dalla passione.

Una posizione personale e autonoma fu espressa da Osvaldo Licini che, nella ricordata autopresentazione "Lettera aperta agli amici del Milione" esprime la sua poetica: “La pittura è l’arte dei colori liberamente concepiti … ed è … un’arte irrazionale, con un predominio di fantasia e immaginazione, cioè poesia”.

Tra gli esponenti storici di questa ricerca artistica si possono ricordare altre figure fondamentali di cui il Museo conserva opere degli anni ’30 di estrema importanza, come le tre preziose “Ardoise” di Alberto Magnelli del 1937, un raro olio su tavola di Bruno Munari ugualmente del 1937, la "Composizione in arancio" del 1938 di Mario Radice e tre composizioni di Atanasio Soldati. Questi ultimi due artisti saranno il tramite per la prosecuzione delle ricerche astratte negli anni successivi alla guerra.

Infatti i concetti sostenuti dall’astrattismo degli anni ’30 vennero ripresi e ripensati dal Movimento di Arte Concreta - MAC fondato nel 1948 a Milano da quattro artisti: Gillo Dorfless, Atanasio Soldati, Bruno Munari e Gianni Monnet. Presto si unirono molte altre personalità dando vita a un gruppo composito in diverse città italiane, tra cui Genova, fino al 1958. Con Arte Concreta si intendeva un’arte che non fosse riproduzione della realtà, naturalistica o espressione di sentimenti, ma producesse immagini autosufficienti, concrete appunto, forme e colori realizzati dagli artisti basandosi sulle proprie intuizioni. L’artista di collegamento tra il primo astrattismo e questo nuovo movimento fu Atanasio Soldati a cui si devono anche i contatti con gli artisti di Genova, Plinio Mesciulam e Giuseppe Allosia che interpretarono in modo meno rigoroso le idee concretiste. Il Museo conserva alcune importanti opere degli anni ’50 di Mesciulam che mostrano la sua particolare versione delle istanze astratte concrete, con utilizzo di colori acidi e forme taglienti, come di Giuseppe Allosia che nelle sue composizioni è più vicino ai vortici dei Nuclearisti e alle colature dell’Action Painting.

Bruno Munari "Macchina inutile", 1945 - 1980

Bruno Munari "Macchina inutile", 1945 - 1980

Bruno Munari "Macchina inutile", 1945 - 1980

Bruno Munari "Macchina inutile", 1945 - 1980