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Jan Roos (Anversa, 1591 - Genova, 1638)
Olio su tela, 170 x 238 cm
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Jan Roos (Anversa, 1591 - Genova, 1638)
Olio su tela, 170 x 238 cm
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Novembre - Burrasca in mare
Brignole-Sale De Ferrari Maria 1889 Genova - legato
Wildens, Jan
dipinto
1614 - 1615 - sec. XVII
PB 414
Unità di misura: cm; Altezza: 123; Larghezza: 192
olio su tela
Il quadro fa parte di una serie di dodici tele raffiguranti le stagioni dell'anno e le relative attività umane, realizzati da Jan Wildens nel corso del suo soggiorno in Italia, protrattosi tra il 1613 e il 1616. Infatti, se molte delle tele sono firmate, almeno tre riportano anche inequivocabilmente la data 1614. Questo ciclo, insieme alle altre opere dell'artista menzionate all'interno di alcuni inventari di collezioni genovesi del Seicento, non fa che confermare la totale credibilità del soggiorno genovese dell'artista in quegli anni. L'intero ciclo è documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del Settecento, allora attribuito a Gottfried Waals, prima di venire separato nel corso del secolo successivo tra le diverse residenze Brignole-Sale. Questa divisione fece sì che la serie pervenne agli attuali Musei di Strada Nuova non solo incompleta (mancano, infatti, all'appello i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nella villa di famiglia ad Albaro, Dicembre, oggi in collezione privata, e il disperso Febbraio), ma anche in due gruppi distinti, che inizialmente non vennero riconosciuti come parte di un unico ciclo. Fu W. Adler il primo a riconsiderarli in tal senso, escludendo però il "Nobile trattenimento in campagna" (Maggio). La figura del taglialegna nel primo piano e la tempesta in mare vogliono qui rappresentare il mese di Novembre. La città che si vede nel secondo piano, quasi incastonata tra le rocce, è stata identificata da Clario Di Fabio come la stessa Genova, vista tra il profilo della chiesa di San Nazaro e il promontorio di San Benigno, che si erge a chisura della veduta costiera. Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore anversano Jan Wildens che illustra i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago che caratterizzano le differenti stagioni, un soggetto tipico della tradizione iconografica fiamminga che ebbe grande diffusione a Genova. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a Gottfried Waals, fu diviso nel corso dell’Ottocento nelle diverse residenze Brignole – Sale per poi pervenire alle collezioni civiche - a due riprese e incompleto - per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galleria: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono destinati a Palazzo Rosso mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nell’antica villa suburbana dei Brignole – Sale (ora sede di una congregazione religiosa) nel sobborgo genovese di Albaro a levante della città, luogo storicamente riservato alla villeggiatura dell’aristocrazia genovese, Dicembre, identificato in una tela di collezione privata e Febbraio, attualmente disperso. La serie, datata 1614 sulla base del fatto che questa data compare in tre dei dipinti che la compongono, è molto probabilmente stata realizzata a Genova, dove si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616. L’attività del pittore in questa città sarebbe infatti implicitamente provata da diversi elementi, tra cui, la presenza di sue tele in inventari genovesi di primo Seicento (Boccardo 2006) e i precisi riferimenti al paesaggio cittadino, come nel caso del mese di Novembre, appartenente a questa serie, in cui si riconosce il tratto di costa che va dalla chiesa di San Nazaro al promontorio di San Benigno (Di Fabio 1997, p. 87) o all’architettura locale, come nell’Aprile di collezione privata, dove è raffigurata sulla collina di sfondo una villa di evidente impronta alessiana (Orlando in I fiori del barocco 2006, n. 43, p. 112). Nel dipinto in esame, la parte sinistra della scena è interamente dominata dal mare in tempesta, fra le cui onde quasi soccombe una nave genovese con le vele spiegate. Le onde s'infrangono contro la scogliera sulla destra, al di sopra della quale corre una strada a picco sul mare. Qui si scorgono due boscaioli, uno dei quali è intento a tagliare la legna, mentre una mandria di mucche si dirige verso una città fortificata. Besta 2010, p. 64
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Franco Albini (Robbiate, 1905 - Milano, 1977)
Realizzata da Franco Albini ai tempi del restauro e del riallestimento museografico di Palazzo Rosso nel decennio 1952-1961, questa scala, sostenuta da tiranti di acciaio, impreziosita da un corrimano rivestito in pelle e coperta da feltro rosso, è un segno forte dell’intervento dell’architetto razionalista su questi spazi antichi.
In quegli anni, secondo un progetto di stampo "idealista" voluto dall’allora Direttrice dell’Ufficio Belle Arti del Comune Caterina Marcenaro, vennero condotte al secondo piano nobile, con la collaborazione tecnica dello stesso Albini, operazioni alquanto invasive di "ripristino" della presunta facies seicentesca originale della dimora: se alla luce dei più consapevoli criteri del restauro moderno, alcuni di questi interventi risultano oggi fortemente discutibili, pur nel riconoscimento di un complessivo risultato di valorizzazione del palazzo Brignole - Sale e delle sue collezioni dopo i danni bellici, l’inserimento funzionale di questa scala nel corpo delle dipendenze del Palazzetto resta un elemento di qualità della progettazione albiniana anni ‘50, oltre che una preziosa testimonianza per Genova di quella nuova cultura architettonica e museografica che nel dopoguerra lasciò altri importanti esempi nei progetti di Carlo Scarpa per il Museo di Castelvecchio a Verona e per palazzo Abatellis a Palermo, o ancora in quelli dei BBPR per il Castello Sforzesco di Milano.
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Jan Wildens (Anversa, 1585 circa - 1653)
Olio su tela, 122,5 x 192 x 2,8 cm
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Abraham Teniers (Anversa, 1629-1670)
Olio su tavola, cm. 25,5 x 34
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Abraham Teniers (Anversa, 1629-1670)
Olio su tavola, cm. 24 x 34,5
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Hendrick Avercamp (Amsterdam, 1585 - Kampen, 1634)
Olio su tavola, cm. 22 (diametro)
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Hendrick Avercamp (Amsterdam, 1585 - Kampen, 1634)
Olio su tavola, cm. 22 (diametro)
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Jan Wildens (Anversa, 1585 circa - 1653)
Olio su tela, cm. 123 x 191
Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore fiammingo Jan Wildens che illustrano i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago caratterizzanti le differenti stagioni. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a GotfriedWaals, nel corso dell’Ottocento fu diviso nelle diverse residenze Brignole - Sale per poi pervenire alle collezioni civiche – a due riprese e incompleto – per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galliera: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono infatti destinati a Palazzo Rosso, mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti
in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nell’antica villa Brignole - Sale del sobborgo genovese di Albaro, ora sede di una congregazione religiosa, Dicembre, identificato in una tela di collezione privata, e Febbraio, attualmente disperso.
Il soggetto, tipico della tradizione iconografica fiamminga, ebbe grande diffusione a Genova dove, molto probabilmente, si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616; il ciclo è datato al 1614, in considerazione del fatto che almeno tre delle tele di questa serie riportano proprio
questa data.
Lo scenario di Aprile si presenta affatto diverso, più aulico, ambientato in una dimora di villa con logge rinascimentali – cui non sono esenti suggestioni genovesi nella pavimentazione a quadri bianchi e neri – e giardino all’italiana con le aiuole fiorite di narcisi, calendule e tulipani gialli, rossi e screziati. L’ariosa composizione è popolata dai giardinieri intenti nel loro lavori e da gentildonne e gentiluomini che si dilettano nel luminoso paesaggio mattutino.
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Gennaio - Pattinatori sul ghiaccio
Maria Brignole-Sale De Ferrari 1889 Genova - legato
Wildens, Jan
dipinto
1614 - 1615 - sec. XVII
PB 93
Unità di misura: cm; Altezza: 120; Larghezza: 193; Profondità: 2,5
olio su tela
Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore anversano Jan Wildens che illustra i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago che caratterizzano le differenti stagioni, un soggetto tipico della tradizione iconografica fiamminga che ebbe grande diffusione a Genova. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a Gottfried Waals, fu diviso nel corso dell’Ottocento nelle diverse residenze Brignole-Sale per poi pervenire alle collezioni civiche - a due riprese e incompleto - per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galleria: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono destinati a Palazzo Rosso mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di "Marzo" e "Ottobre", rimasti nell’antica villa suburbana dei Brignole-Sale, mentre "Dicembre" è stato identificato in una tela di collezione privata e "Febbraio" risulta attualmente disperso. La serie, datata 1614 sulla base del fatto che questa data compare in tre dei dipinti che la compongono, è molto probabilmente stata realizzata a Genova, dove si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616. L’attività del pittore in questa città sarebbe infatti implicitamente provata da diversi elementi, tra cui, la presenza di sue tele in inventari genovesi di primo Seicento (Boccardo 2006) e i precisi riferimenti al paesaggio cittadino, come nel caso del mese di Novembre, appartenente a questa serie, in cui si riconosce il tratto di costa che va dalla chiesa di San Nazaro al promontorio di San Benigno (Di Fabio 1997, p. 87) o all’architettura locale, come nell’Aprile di collezione privata dove è raffigurata sulla collina di sfondo una villa di evidente impronta alessiana (Orlando in I fiori del barocco 2006, n. 43, p. 112). Besta in Musei di Strada Nuova 2010, p. 64 Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore anversano Jan Wildens che illustra i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago che caratterizzano le differenti stagioni, un soggetto tipico della tradizione iconografica fiamminga che ebbe grande diffusione a Genova. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a Gottfried Waals, fu diviso nel corso dell’Ottocento nelle diverse residenze Brignole – Sale per poi pervenire alle collezioni civiche - a due riprese e incompleto - per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galleria: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono destinati a Palazzo Rosso mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nell’antica villa suburbana dei Brignole – Sale (ora sede di una congregazione religiosa) nel sobborgo genovese di Albaro a levante della città, luogo storicamente riservato alla villeggiatura dell’aristocrazia genovese, Dicembre, identificato in una tela di collezione privata e Febbraio, attualmente disperso. La serie, datata 1614 sulla base del fatto che questa data compare in tre dei dipinti che la compongono, è molto probabilmente stata realizzata a Genova, dove si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616. L’attività del pittore in questa città sarebbe infatti implicitamente provata da diversi elementi, tra cui, la presenza di sue tele in inventari genovesi di primo Seicento (Boccardo 2006) e i precisi riferimenti al paesaggio cittadino, come nel caso del mese di Novembre, appartenente a questa serie, in cui si riconosce il tratto di costa che va dalla chiesa di San Nazaro al promontorio di San Benigno (Di Fabio 1997, p. 87) o all’architettura locale, come nell’Aprile di collezione privata dove è raffigurata sulla collina di sfondo una villa di evidente impronta alessiana (Orlando in I fiori del barocco 2006, n. 43, p. 112). Il dipinto in esame raffigura una vasta pianura coperta di neve, attraversata da un fiume ghiacciato che occupa interamente la parte destra del dipinto, sul quale molte persone si divertono a pattinare; nella parte sinistra si scorge una chiesa e un piccolo gruppo di case, mentre sullo sfondo si scorgono gli edifici di una grande città. Besta in Musei di Strada Nuova 2010, p. 64
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