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Paris Bordon (Treviso, 1500 - Venezia, 1571)
Olio su tela, cm. 70x62
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Paris Bordon (Treviso, 1500 - Venezia, 1571)
Olio su tela, cm. 70x62
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Ritratto di Pietro Andrea Mattioli
Maria Brignole-Sale De Ferrari 1874 Genova - donazione
Bonvicino, Alessandro detto il Moretto
dipinto
1533 - 1533 - sec. XVI
PR 46
Unità di misura: cm; Altezza: 84; Larghezza: 75
olio su tela
Libri nell'arte. Dal medioevo all'età contemporanea - Genova, Palazzo della Meridiana - 2024
Il dipinto, datato 1533, è citato nella Guida di Alizeri con attribuzione a Moretto, tendenzialmente accettata anche dalla critica successiva, salvo alcune eccezioni (Frizzoni 1896; Morelli 1897; Jacobsen 1911; Passoni 2018). Molto più complessa fu l'identificazione del personaggio effigiato, che fu in passato oggetto di accurati studi: inizialmente definito genericamente "medico" o "botanico", venne poi associato a Vincenzo Maggi dal Venturi e da Ugo da Como. Mattirolo, non persuaso da questa interpretazione, fu il primo a identificarlo, per via del motto greco e della presenza dei fiori (mughetto , rosa centifolia), oltre all'edera sullo sfondo, con Pietro Andrea Mattioli, effettivamente medico e botanico di origine senese, traduttore dal greco del "Dioscoride" nel 1544. Il motto è stato tradotto con "sollievo della mente", a significare che l'uomo trova ristoro nello studio della natura. Tra il 1533 e il 1539, infatti, Mattioli risiedeva alla corte del principe vescovo Bernardo Cles, che aveva da poco fatto ristrutturare il Castello del Buonconsiglio, facendovi aggiungere il celebre "Magno Palazzo". Quest'ultimo fu oggetto di un poema in 445 ottave dedicato alla celebrazione della nuova ala del Castello, scritto proprio da Mattioli entro il 1536 e questi pubblicato nel 1539 (Trento 2023, p. 61). Ritratto a mezzo busto di Pietro Antonio Mattioli.
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Gentiluomo dalle maniche rosse
Brignole-Sale De Ferrari Maria 1874 Genova - donazione
Bordon, Paris
dipinto
1549 - 1550 - XVI
PR 43
Unità di misura: cm; Altezza: 110; Larghezza: 84
olio su tela
PARIS BORDON - TREVISO - 1984
Labirinti del cuore. I "due amici" di Giorgione e le stagioni del sentimento del 500 italiano - Roma - 2017
Paris Bordon 1500-1571. Pittore divino - Treviso - 2022-2023
Il personaggio ritratto è stato, in passato, identificato (Bailo-Biscaro, 1900) con Ottaviano Grimaldi, nobile mercante genovese che nel 1524 si trovava a Venezia e vi esercitava la mercatura. Il Vasari narra che Paris Bordone "in Genova mandò al signor Ottaviano Grimaldi un suo ritratto ... Con esso un altro simile di una donna lascivissima". Tale dipinto di dama pare potersi identificare con quello di giovane donna della National Gallery di Londra (inv. 674), che, secondo la tradizione, proviene dalla famiglia Brignole. Esso presenta la stessa impaginazione del "ritratto di gentiluomo", soprattutto nell'inserto dello sfondo, il quale risulta complementare a quello della tela genovese. Se non è da escludere che i due dipinti siano stati eseguiti per lo stesso committente, non vi sono però altri elementi a conforto della identificazione del gentiluomo e della dama nelle persone di Ottavio Orimaldi e della sua amica. Forse è da tener presente che esiste ancor oggi nella galleria di Palazzo Rosso un ritratto di dama con un'antica attribuzione a Paris (inv. 142). Più recentemente, sulla base di motivi stilistici e formali, è stato proposto di riconoscere nel gentiluomo il collezionista milanese Carlo da Rho, presso il quale Bordon aveva soggiornato fra il 1549 e il 1550 circa e per cui realizzò un ritratto insieme a quello della moglie, Paola Visconti (Cintra, Palazzo Reale). Quest’ultimo dipinto, pervaso da un’atmosfera malinconica di gusto quasi lottesco, riveste una particolare importanza nella storia della produzione ritrattistica del pittore, segnando un momento di svolta stilistica verso una stesura formale più sciolta e duttile rispetto a quella netta e analitica degli esemplari precedenti. La stessa scorrevolezza di tessuto pittorico, così come lo stesso clima sotteso e intimistico unito a un taglio già manieristico, si ritrova nel ritratto di Palazzo Rosso che potrebbe costituirne quindi il pendant e che, come quello, è databile alla fine del quinto decennio del XVI secolo. Sia quindi si ritenga valida questa ipotesi – Paola Visconti tiene peraltro in mano un plico di lettere d’amore – sia nel caso contrario, l’opera doveva comunque fare coppia con un ritratto femminile secondo i canoni del ritratto galante eseguito in occasione di un fidanzamento o comunque a suggello di un particolare momento della vita di due innamorati (una partenza, un distacco, la lontananza). L’opera raffigura, all’interno di un ambiente domestico, un personaggio a mezza figura con indosso un giaccone scuro da cui escono le maniche rosse dell’abito; con la mano destra tiene una lettera che, in una sorta di sintesi temporale, si ritrova raffigurata anche sullo sfondo, consegnata a una dama bionda sulla cima di un loggiato, verosimilmente la sua innamorata.
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Francesco Brea (Nizza, 1495–1562)
Olio su tavola, cm. 70x94
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Francesco Brea (Nizza, 1495–1562)
Olio su tavola, cm. 70x94
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Bernardo Licinio (Venezia, 1485-1550)
Olio su tavola, cm. 91x82
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Andrea D’Agnolo, detto Andrea del Sarto (Firenze, 1486-1530)
Olio su tela, cm. 141x108
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Jacopo Negretti, detto Palma il Vecchio (Serina, 1480 circa - Venezia, 1528)
Olio su tavola, cm. 71x108
Si informa che il dipinto non è al momento esposto per ragioni conservative e che verrà ricollocato all’interno del percorso museale di Palazzo Rosso tra circa 40 giorni (25 settembre 2015)
Il dipinto è uno dei capolavori di Palma il Vecchio, esponente dell'arte veneta del primo Cinquecento. L'artista si formò a Venezia alla scuola di Giovanni Bellini e, in seguito, venne influenzato dalle istanze stilistiche di Giorgione e Tiziano. In questa "Sacra Conversazione" databile intorno al 1520-1522, le figure ritratte a mezzo busto sono perfettamente inserite nel luminoso paesaggio dello sfondo, pervaso da una luce chiara e diffusa propria della pittura veneta fra Quattro e Cinquecento. La simmetria con cui sono disposti i personaggi ai lati della Vergine è un manifesto richiamo a Bellini, ma la sontuosità del drappeggio ondulato, così come la solennità degli atteggiamenti della Maddalena e del Battista e lo spazio ben articolato e non costretto, rivelano una autonoma maturità dello stile del pittore in senso pienamente rinascimentale.
Da sottolineare la splendida cromia dell'opera, in cui il blu oltremarino del manto della Vergine prevale sul blu con iridescenze grigie dell'abito di Maria Maddalena a sua volta in armonioso contrappunto con la tunica grigia e il mantello verde oliva del Battista.
I teneri sguardi delle donne, i morbidi riccioli della capigliatura del Battista, l'accuratezza dei particolari quali la manica di velluto bordeaux del braccio destro della Maddalena, l'eccellente qualità della trama attraverso l'intera superficie del dipinto, questi ed altri aspetti fanno di quest'opera un eccellente esempio della pittura di Palma.
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Pietro Bonaccorsi, detto Perin del Vaga (Firenze, 1501 - Roma, 1547)
Olio su tavola, cm. 40x30
Già riconosciuta come opera di un ignoto pittore manierista di Anversa, questa "Madonna col Bambino, San Giuseppe e San Giovannino" è oggi riconosciuta alla mano di Perin del Vaga, a motivo anche dell'alta qualità del disegno preparatorio sottostante la tela. Al pittore, allievo e collaboratore di Raffaello a Roma, era stata già attribuita un'opera di identico soggetto nella collezione Balbi di Piovera, sempre a Genova.
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