Romolo e Remo con la lupa

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Romolo e Remo con la lupa

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Gruppo marmoreo en pendant a "Giove in forma di cigno con Elena e Polluce" . E' sempre da ricondurre alla progettazione di Domenico Parodi, venne però realizzato
da un suo più stretto collaboratore, Francesco Biggi, che, formatosi nella bottega del padre di Domenico, il grande scultore di tardo Seicento Filippo Parodi, ebbe poi l’incarico di mandare avanti quel genere di attività dato che Domenico era piuttosto versato alla pittura.

Gio Francesco II Brignole - Sale

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Pasquale Bocciardo (Genova, 1710 circa - 1791)

L'attuale aspetto della loggia del secondo piano nobile risale alla sistemazione postbellica, quando vennero sistemati qui pezzi marmorei che in precedenza avevano differenti collocazioni: "Elena e Polluce con il cigno"} di Bernardo Schiaffino e "Romolo e Remo con la lupa" disegnato da Domenico Parodi e scolpito da Francesco Biggi. Erano infatti realizzati in origine, come arredi di fontane per un salotto del mezzanino tra primo e secondo piano nobile.
Committente di queste opere fu, tra il 1736 e il 1740, Gio.Francesco II Brignole-Sale che dieci anni più tardi, divenuto doge della Repubblica di Genova, venne effigiato nel maestoso busto, opera di {Pasquale Bocciardo}, che ancora oggi si può ammirare nella loggia, collocato su una mensola fra le due porte di fronte alla scala.

Settembre - La caccia

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Settembre - La caccia

Tecnica e misure:

Olio su tela, 123 x 192 cm

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Agosto - La mietitura

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Titolo dell'opera:

Agosto. La siesta dopo la mietitura

Acquisizione:

Maria Brignole-Sale De Ferrari 1874 Genova - donazione

Autore:

Wildens, Jan

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1614 - 1615 - sec. XVII

Inventario:

PR 283

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 123; Larghezza: 191

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Il quadro fa parte di una serie di dodici tele raffiguranti le stagioni dell'anno e le relative attività umane, realizzati da Jan Wildens nel corso del suo soggiorno in Italia, protrattosi tra il 1613 e il 1616. Infatti, se molte delle tele sono firmate, almeno tre riportano anche inequivocabilmente la data 1614. Questo ciclo, insieme alle altre opere dell'artista menzionate all'interno di alcuni inventari di collezioni genovesi del Seicento, non fa che confermare la totale credibilità del soggiorno genovese dell'artista in quegli anni. L'intero ciclo è documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del Settecento, allora attribuito a Gottfried Waals, prima di venire separato nel corso del secolo successivo tra le diverse residenze Brignole-Sale. Questa divisione fece sì che la serie pervenne agli attuali Musei di Strada Nuova non solo incompleta (mancano, infatti, all'appello i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nella villa di famiglia ad Albaro, Dicembre, oggi in collezione privata, e il disperso Febbraio), ma anche in due gruppi distinti, che inizialmente non vennero riconosciuti come parte di un unico ciclo. Fu W. Adler il primo a riconsiderarli in tal senso, escludendo però il "Nobile trattenimento in campagna" (Maggio). Il dipinto in questione, firmato in basso a sinistra, rappresenta il mese di Agosto, caratterizzato dalle alte spighe di grano da mietere e dalla calura estiva, quasi palpabile in quest'opera, che spinge i contadini a fare una pausa all'ombra degli alberi. Il dipinto rappresenta un campo di grano nel momento della mietitura. Sono presenti contadini che stanno lavorando e altri che mentre si riposano.

Giugno - Lo stagno

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Jan Wildens (Anversa, 1585 circa - 1653)

Tecnica e misure:

Olio su tela, 122,5 x 191 cm

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Combattimento tra archibugieri e cavalleria

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Cornelis de Wael (Anversa, 1592-1653)

Tecnica e misure:

Olio su tela, 79 x 99 cm

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Luglio - Il taglio del fieno

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Jan Wildens (Anversa, 1585 circa - 1653)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 123 x 191

Wildens dipinse la serie dei dodici mesi cui appartiene questa tela, firmata e datata, e conservata con altre sette presso i Musei di Strada Nuova, nel 1614, durante il viaggio in Italia che completò la sua formazione, e che molto probabilmente lo vide a Genova.
Le grandi dimensioni delle tele le rendevano più adatte a decorare le dimore del patriziato genovese rispetto alle tavole fiamminghe di soggetti simili ma dal taglio più bozzettistico.

Pastore con pecore e altri animali

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Jan Roos (Anversa, 1591 - Genova, 1638)

Tecnica e misure:

Olio su tela, 170 x 238 cm

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Novembre - Burrasca in mare

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Titolo dell'opera:

Novembre. Burrasca in mare

Acquisizione:

Brignole-Sale De Ferrari Maria 1889 Genova - legato

Autore:

Wildens, Jan

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1614 - 1615 - sec. XVII

Inventario:

PB 414

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 123; Larghezza: 192

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Il quadro fa parte di una serie di dodici tele raffiguranti le stagioni dell'anno e le relative attività umane, realizzati da Jan Wildens nel corso del suo soggiorno in Italia, protrattosi tra il 1613 e il 1616. Infatti, se molte delle tele sono firmate, almeno tre riportano anche inequivocabilmente la data 1614. Questo ciclo, insieme alle altre opere dell'artista menzionate all'interno di alcuni inventari di collezioni genovesi del Seicento, non fa che confermare la totale credibilità del soggiorno genovese dell'artista in quegli anni. L'intero ciclo è documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del Settecento, allora attribuito a Gottfried Waals, prima di venire separato nel corso del secolo successivo tra le diverse residenze Brignole-Sale. Questa divisione fece sì che la serie pervenne agli attuali Musei di Strada Nuova non solo incompleta (mancano, infatti, all'appello i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nella villa di famiglia ad Albaro, Dicembre, oggi in collezione privata, e il disperso Febbraio), ma anche in due gruppi distinti, che inizialmente non vennero riconosciuti come parte di un unico ciclo. Fu W. Adler il primo a riconsiderarli in tal senso, escludendo però il "Nobile trattenimento in campagna" (Maggio). La figura del taglialegna nel primo piano e la tempesta in mare vogliono qui rappresentare il mese di Novembre. La città che si vede nel secondo piano, quasi incastonata tra le rocce, è stata identificata da Clario Di Fabio come la stessa Genova, vista tra il profilo della chiesa di San Nazaro e il promontorio di San Benigno, che si erge a chisura della veduta costiera. Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore anversano Jan Wildens che illustra i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago che caratterizzano le differenti stagioni, un soggetto tipico della tradizione iconografica fiamminga che ebbe grande diffusione a Genova. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a Gottfried Waals, fu diviso nel corso dell’Ottocento nelle diverse residenze Brignole – Sale per poi pervenire alle collezioni civiche - a due riprese e incompleto - per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galleria: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono destinati a Palazzo Rosso mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nell’antica villa suburbana dei Brignole – Sale (ora sede di una congregazione religiosa) nel sobborgo genovese di Albaro a levante della città, luogo storicamente riservato alla villeggiatura dell’aristocrazia genovese, Dicembre, identificato in una tela di collezione privata e Febbraio, attualmente disperso. La serie, datata 1614 sulla base del fatto che questa data compare in tre dei dipinti che la compongono, è molto probabilmente stata realizzata a Genova, dove si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616. L’attività del pittore in questa città sarebbe infatti implicitamente provata da diversi elementi, tra cui, la presenza di sue tele in inventari genovesi di primo Seicento (Boccardo 2006) e i precisi riferimenti al paesaggio cittadino, come nel caso del mese di Novembre, appartenente a questa serie, in cui si riconosce il tratto di costa che va dalla chiesa di San Nazaro al promontorio di San Benigno (Di Fabio 1997, p. 87) o all’architettura locale, come nell’Aprile di collezione privata, dove è raffigurata sulla collina di sfondo una villa di evidente impronta alessiana (Orlando in I fiori del barocco 2006, n. 43, p. 112). Nel dipinto in esame, la parte sinistra della scena è interamente dominata dal mare in tempesta, fra le cui onde quasi soccombe una nave genovese con le vele spiegate. Le onde s'infrangono contro la scogliera sulla destra, al di sopra della quale corre una strada a picco sul mare. Qui si scorgono due boscaioli, uno dei quali è intento a tagliare la legna, mentre una mandria di mucche si dirige verso una città fortificata. Besta 2010, p. 64

Scala ottagonale Franco Albini

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Franco Albini (Robbiate, 1905 - Milano, 1977)

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Realizzata da Franco Albini ai tempi del restauro e del riallestimento museografico di Palazzo Rosso nel decennio 1952-1961, questa scala, sostenuta da tiranti di acciaio, impreziosita da un corrimano rivestito in pelle e coperta da feltro rosso, è un segno forte dell’intervento dell’architetto razionalista su questi spazi antichi. 
In quegli anni, secondo un progetto di stampo "idealista" voluto dall’allora Direttrice dell’Ufficio Belle Arti del Comune Caterina Marcenaro, vennero condotte al secondo piano nobile, con la collaborazione tecnica dello stesso Albini, operazioni alquanto invasive di "ripristino" della presunta facies seicentesca originale della dimora: se alla luce dei più consapevoli criteri del restauro moderno, alcuni di questi interventi risultano oggi fortemente discutibili, pur nel riconoscimento di un complessivo risultato di valorizzazione del palazzo Brignole - Sale e delle sue collezioni dopo i danni bellici, l’inserimento funzionale di questa scala nel corpo delle dipendenze del Palazzetto resta un elemento di qualità della progettazione albiniana anni ‘50, oltre che una preziosa testimonianza per Genova di quella nuova cultura architettonica e museografica che nel dopoguerra lasciò altri importanti esempi nei progetti di Carlo Scarpa per il Museo di Castelvecchio a Verona e per palazzo Abatellis a Palermo, o ancora in quelli dei BBPR per il Castello Sforzesco di Milano.

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