Veduta della città di Genova e delle sue adiacenze presa dalla salita di Camaldoli

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Acquaforte e acquatinta acquerellata

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1812 - 1820.

Garibbo propone qui un punto di ripresa inconsueto: la città appare quasi divisa dallo scorrere del torrente, a sinistra, in primo piano, il seicentesco Convento dei Camaldolesi, sullo sfondo la piana del Bisagno e dietro a questa si intravvedono le mura di cinta dei quartieri orientali della città.

Veduta della Riva dritta del porto di Genova durante la burrasca memorabile  del 25 dicembre 1821

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Acquatinta

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1821.

Quasi animato dallo spirito del reporter, Garibbo documenta la grande tempesta abbattutasi sulla città. Le collezioni civiche conservano lo schizzo preparatorio, eseguito a matita e acquerello seppiato sul posto. L’incisione mostra inoltre la palazzata della strada di san Teodoro, destinata nella seconda metà del secolo  a essere abbattuta unitamente all’omonima chiesa che si profila in secondo piano. La medesima angolatura sarà riproposta da Garibbo anche in altre esecuzioni all’acquarello.  L’artista, autore sia del disegno sia dell’incisione,  dedica la stampa al governatore di Genova, il marchese  Hector Veuillet d’Yenne de la Saunière.

 

Veduta del porto di Genova presa dal campanile della Metropolitana

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Acquaforte e acquatinta, 50 x 64,3 cm (foglio); 43,8 x 57 cm (parte figurata)

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In questa bella veduta ante 1825, Luigi Garibbo delinea l'ampio spazio della darsena, al principio del XIX secolo.

L'artista propone qui una lettura lucida ed emozionata di Genova, riuscendo a realizzare drammatiche campiture di chiari e di scuri e audaci effetti luministici, senza abbandonare, tuttavia, l'aspetto documentario nella resa topografica.

Luigi Garibbo è non solo disegnatore ma anche autore della matrice incisa, e restituisce con grande abilità tecnica e compositiva la fitta trama urbana. La complessità dell’insieme rende difficile l’individuazione dei singoli manufatti: di particolare interesse la situazione di via San Lorenzo, qui rappresentata prima delle modifiche intervenute negli anni Quaranta dell’Ottocento.

Salita ai Cappuccini

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello seppia e inchiostro su cartoncino

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Antecedente 1825.

Garibbo conosceva bene questa strada, oggi intitolata a Martin Piaggio, e la percorreva probabilmente ogni giorno: secondo il registro degli iscritti alla scuola di Disegno dell’Accademia Ligustica del 1802, infatti, il giovane aspirante pittore risulta abitare qui. Sulla sinistra si estende parco della Villa del marchese Di Negro; procedendo idealmente, si raggiungerebbe i “mucchi dell’Acquasola” raffigurati in altri lavori del vedutista genovese.

Basilica e Ponte di Carignano

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Basilica e Ponte di Carignano

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello e tracce di matita su cartoncino

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Ante1825

Sampierdarena veduta da San Benigno

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello su cartoncino, con quadrettatura a matita

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1820 ca.

In primo piano un muro diroccato del complesso di San Benigno, in abbandono in seguito alla soppressione degli ordini religiosi in età napoleonica. Il monastero, di origine medievale, sorgeva sulla sommità del promontorio di Capodifaro, sul colle che separava Genova dal limitrofo comune di Sampierdarena, che la veduta ci mostra nella sua fase preindustriale, in un digradare dal sapore romantico dove agli orti succedono amene ville.
Consapevole del valore documentario oltre che pittorico dell’acquerello, Garibbo se ne servì nel 1859 per la composizione di un dipinto a olio, oggi in una collezione privata.

Il cantiere di demolizione della chiesa e del cantiere di San Domenico

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello su cartoncino, con quadrettatura a matita

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Primi mesi del 1825.

Con la soppressione degli ordini religiosi in età napoleonica, il complesso di San Domenico, risalente al XIII secolo, venne abbandonato; dopo l’annessione della Liguria al Regno di Piemonte e Sardegna, la chiesa e il convento furono adibiti a magazzini e caserma. Nel 1821, in seguito ai progetti dell’architetto civico Carlo Barabino per la sistemazione dell’area destinata a usi civili, cominciarono i lavori di demolizione: nel 1828 è terminato il Teatro Carlo Felice, nel 1831 il palazzo destinato a ospitare la Civica Biblioteca e l’Accademia Ligustica. Luigi Garibbo diventa il cronista di questa trasformazione urbana, e “fotografa” lo stato delle demolizioni nei primi mesi del 1825. La precisione è tale da registrare una porzione del quattrocentesco monumento sepolcrale di Francesco Spinola, oggi conservato alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. La vistosa quadrettatura è dovuta al fatto che l’acquerello servì a Garibbo come modello per un dipinto ad olio eseguito nel 1856, oggi perduto.

 

ponte di carignano

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Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello su cartoncino

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Antecedente 1825.

Il "Ponte di Carignano" è anche il titolo di un dipinto di Luigi Garibbo esposto  dalla Società  Promotrice di Belle Arti di Geova del 1857, di cui questo acquerello, composto circa trent’anni prima, costituisce il bozzetto preparatorio. Il soggetto rappresentato era amato non solo dai genovesi ma anche da molti pittori, e spesso citato nei resoconti di viaggio dei “turisti” dell’epoca. Fu fatto costruire dalla nobile famiglia Sauli, il cui stemma intravediamo sotto un’arcata, e inaugurato nel 1724: pensato come via d’accesso alla grandiosa basilica, univa al contempo il colle di Sarzano con quello di Carignano. A causa dell’elevato numero di suicidi, Giulio Cesare Drago alla fine dell’800 fece sbarrare i parapetti del ponte Sotto  l’imponente costruzione correva via Madre di Dio, che una discussa operazione urbanistico-finanziaria ha definitivamente cancellato nella seconda metà del secolo scorso.

colle e chiesa di Oregina

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Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello su cartoncino

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Antecedente 1825.

Risale alla metà del Seicento la costruzione del Santuario, intitolato a S. Maria di Loreto a causa di un’ antica cappella inglobata al suo interno, che nelle forme e nelle dimensioni  replicava la “santa casa” di Loreto, e che fu demolita nel 1928. Per sciogliere un voto fatto durante l’occupazione austriaca del 1746, dall’anno seguente le autorità cittadine, con in testa il Doge, ogni 10 dicembre (ricorrenza della liberazione della città) si recavano  al santuario in segno di ringraziamento. La tradizione, interrotta nel 1796 e poi ripresa nel 1846, continua tutt'oggi. Il luogo era dunque molto popolare in città, e carico di significati e ricordi storici: probabilmente per questo, oltre che per  la sua amena collocazione, era un soggetto frequentato dai vedutisti locali.

 

panorama di Genova dalle mura di Santa  Chiara

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Luigi Garibbo (Genova, 1782 - Firenze, 1869)

Tipologia:

Disegno

Tecnica e misure:

Acquerello su cartoncino

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Antecedente 1825.

Le mura di Santa Chiara, sulla collina di Carignano, rappresentano per Garibbo un punto di osservazione privilegiato, che gli permette di spaziare con sguardo aperto sopra l’amena parte orientale della città. In questo vasto  panorama  si distinguono il Borgo Incrociati, la Piana del Bisagno, il Borgo Pila con la chiesa di Sant’Agata e il ponte omonimo , rotto dalla tempesta del 1822 (rappresentata da Garibbo in un acquerello e in un’incisione) e provvisoriamente ricostruito in legno, la collina di Albaro a levante e verso ponente le alture di San Fruttuoso dominate dal Santuario di Nostra Signora del Monte. Il soggetto dovette avere un certo successo di pubblico perché Garibbo lo ripropose, con varianti, in altre occasioni.

 

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