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Lente di Fresnel
XX secolo - 1930 - 1930
4642
Tipo di misura: diametro; Unità di misura: cm; Valore: 60; Profondità: anello massimo; Tipo di misura: altezza; Unità di misura: cm; Valore: 80; Profondità: ottica completa
vetro/ bronzo
La lente di Fresnel migliorò in modo decisivo il secolare problema della visibilità di un faro da grande distanza. Sino ad allora si era agito su due fattori: l’altezza del faro e l’intensità della luce prodotta.
Torri costiere sulla cui sommità ardevano fuochi, sono note in dall’antichità.
Per secoli il fuoco fu alimentato bruciando legna, successivamente carbone, con i problemi connessi al reperimento del materiale e alla difficoltà di trasporto e sollevamento sino alla sommità del faro.
Altri problemi erano legati a vento e pioggia che spegnevano la fiamma: l'installazione di vetri di protezione fu utile da un lato, ma limitava la visibilità per via della opacità del vetro, da addebitarsi a scarsa qualità del materiale e fuliggine. Solo nel corso del ’700 la situazione migliorò grazie a nuove tecniche di produzione del vetro e l'uso di nuovi combustibili che emanavano poco o niente fumo: cera in candele, olio di oliva, olio di balena (spermaceti), gas acetilene, per finire con la definitiva elettrificazione dei fari.
Nel frattempo grandi progressi facevano gli studi nel campo dell’ottica e della rifrazione della luce in particolare: ci si accorse che facendo convergere i raggi di una fonte luminosa per mezzo di specchi o lenti se ne migliorava la visibilità a grandi distanze.
Il fisico Augustin-Jean Fresnel ci riuscì nel 1827 modellando la superficie esterna di una lente in una serie di anelli concentrici, al cui centro c’era la fonte luminosa. La sua invenzione risolse nello stesso tempo gli altri problemi che erano il peso, lo spessore e ingombro di una comune lente sferica.
La luce riflessa dalla lente conservata al Museo Galata era visibile sino a 27 miglia (15 km).