E' stato prorogato dalla Regione Liguria lo stato di allerta ARANCIONE fino alle ore 18 di oggi, martedì 19 novembre.

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Strumenti paleolitici
diaspro

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Stele di Zignago
1827 ritrovamento fortuito
periodo eneolitico
Età del Rame, metà del III millennio a.C.
stele
Eneolitico - III millenio a.C. - 3000 a.C. - 2001 a.C.
Unità di misura: cm; Altezza: 108; Larghezza: 37; Spessore: 24
arenaria- scalpellatura
Mostra di Arte Antica - Genova, Palazzo Bianco - 1892
I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo. - Genova, Commenda di Pre - 2004
Pur mancando raffigurazioni di elementi datanti, la stele rientra tipologicamente a quelle attribuite all'età del Rame, forse del tipo B della classificazione di Ambrosi. Si tratta forse di figure di antenati-eroi posti a segnalare pascoli, giacimenti di materie prime o percorsi importanti durante l’età dei metalli. Quest’epoca è caratterizzata da profondi cambiamenti tecnologici, sociali ed economici: la scoperta e l’utilizzo degli oggetti in metallo, la diffusione della pastorizia intensiva con la pratica di incendiare la foresta per ricavare pascoli e l’affermazione di clan e altri gruppi formati da consanguinei di cui troviamo le sepolture in grotticelle o tombe monumentali. Studi recenti pongono il fenomeno delle statue-stele in relazione con lo sviluppo di nuove forme economiche (pastorizia d'altura) e la diffusione di gruppi umani per i quali poteva risultare importante segnalare alcuni elementi del territorio di rilevante valenza all'interno della società del tempo. Durante l'età del Ferro la stele ha ricevuto un'iscrizione nella quale in passato è stata letta una formula onomastica etrusca (Mezio dei Nemusii) o un toponimo celtico (santuario di mezzo). Recentemente si preferisce sottolineare il tipo di alfabeto all'interno di un'area linguistica leponzio-ligure con un'interpretazione che, seppur controversa, sembra orientata a riconoscervi una formula onomastica. Il corpo è costituito da un lastrone di forma quasi rettangolare; la testa è separata dal tronco da una gola bassa e larga; il volto è ricavato abbassando la superficie in una forma circolare dalla quale emergono il naso triangolare e le due pastiglie che costituiscono gli occhi. Le caratteristiche antropomorfe sono quindi ridotte al minimo e mancano pure i simboli sessuali e le armi.

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Punte di selce
Manufatti
Selce
Queste punte a dorso sono state realizzate dai Sapiens che frequentavano le grotte del ponente ligure durante il Paleolitico superiore. Sono in selce, una roccia dura e compatta composta principalmente da silice che ha un aspetto vetroso di colore grigio-beige, con varie sfumature. Veniva lavorata per scheggiatura: questo materiale infatti si scheggia con fratture concoidi che possono essere predeterminate. La scheggiatura è stata usata per ottenere dapprima ciottoli con margini taglienti (choppers e choppingtools) e poi strumenti sempre più perfezionati come lame, punte, grattatoi e piccoli elementi geometrici che potevano essere fissati su supporti in legno per realizzare attrezzi più complessi. Molti strumenti sono stati ritrovati nelle grotte della Liguria e testimoniano le attività dell'uomo di Neanderthal e dell'uomo Sapiens.

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Macine di pietra
Manufatto
Arenaria
La macina in pietra abrasiva era usata nel Neolitico per ottenere farina: i chicchi di grano posti sulla sua superficie piana erano triturati per mezzo di un ciottolo usato come macinello. Esempi di macine provenienti dalle grotte liguri sono esposte nella seconda sala del Museo al piano terra. La farina ottenuta poteva essere mescolata con acqua per ricavare focacce e pane non lievitato, cotti su pietre poste accanto ai focolari, così come documentato in altre regioni italiane, ad esempio nell'insediamento neolitico de La Marmotta sul lago di Bracciano (C.M. Roma).
Anche in Liguria sono stati trovati dagli archeologi semi carbonizzati e impronte di chicchi di cereali oltre a macine, falcetti e asce che documentano l’agricoltura preistorica nella nostra regione.

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Ritratto di Augusta Giulio-Claudia c.d. Livia
Santo Varni 1888, Decreto 3-5 marzo 1 acquisto
ambito italiano
Ritratto di Augusta Giulio-Claudia c.d. Livia
testa ritratto
I - 37 - 39
Unità di misura: cm; Altezza: 31
marmo bianco- scultura
Mostra di Arte Antica - Genova, Palazzo Bianco - 1892
Il ritratto può rientrare per tipologia dell'acconciatura nel tipo "schlichten" di Antonia Maior; il ritratto potrebbe risalire al periodo 37-39 d.C. quando Antonia, come Augusta, ricevette particolari onori dal nipote Caligola; a questi anni riconduce anche la resa stilistica delle superfici e la lavorazione della capigliatura. Le fonti storiche raccontano che Livia andò in sposa al futuro primo imperatore di Roma a 18 anni, con un matrimonio e due figli alle spalle. Ebbe un ruolo importante nella vita politica di Augusto anche se alcuni autori antichi la accusano di aver ucciso tutti i discendenti e Augusto stesso. Rinvenuto nel secolo XIX negli scavi della città di Luni (forse dal foro), il ritratto proviene dalla vendita all'asta della collezione dello scultore Santo Varni, acquistato nel 1887/88 dal Comune di Genova. La testa, con un restauro ottocentesco, fu tagliata per meglio adattarla alla base moderna, ma, come per il così detto Caligola, doveva terminare a cono rovesciato per permetterne l'inserimento in una statua. Le caratteristiche di questa testa consistono in una forte idealizzazione del volto, sottolineata dalla leggera torsione della testa e da una certa mancanza di forti elementi fisionomici, resa più evidente dalla perdita del naso che, nel caso di Livia - noto per la forma aquilina - sarebbe stato determinante. Il volto in marmo bianco è triangolare, allargato alle tempie e sormontato da una pettinatura a scriminatura centrale con il diadema e la benda di lana bianca, segni di dignità sacerdotale e potere. Gli attributi, come diadema e infula, sono propri della ritrattistica di Livia, Antonia Minor, Agrippina Maior. È evidente che si è in presenza di un ritratto imperiale volutamente idealizzato. L'attribuzione a Livia si basa proprio sulla presenza del diadema e della benda di lana, riservati a sacerdoti e imperatori: Livia infatti, ottenne il titolo di Augusta e di sacerdotessa del Divo Augusto nel 14 d.C.

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Le sepolture paleolitiche dalla caverna delle Arene Candide
In due fasi diverse, separate da alcuni secoli, questi individui hanno avuto particolari rituali di sepoltura e furono sepolti da soli, affiancati o sovrapposti. I corredi raccontano il loro mondo: ciottoli, minerali coloranti, bracciali e cavigliere di conchiglie, macinelli, resti di animali (alce, cervo, ricci, scoiattoli, uccelli).
Sono cacciatori –raccoglitori vissuti in Liguria al termine dell’era glaciale: hanno un fisico robusto, praticano la caccia usando armi da lancio e percorrono lunghe distanze sui terreni montuosi della Liguria.

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Sepoltura femminile neolitica dalle Arene Candide
La posizione del corpo è rannicchiata su un fianco con le mani verso il viso. Intorno vi sono lastre di pietra che delimitavano la sepoltura. Gli oggetti di corredo sono scarsi: un punteruolo in osso in quella femminile.
La corporatura degli agricoltori e allevatori in Liguria è robusta e si riscontra la presenza frequente di carie dovute al consumo dei cereali.