Barche sul Bosforo (1869)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Alberto Pasini (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)

Tecnica e misure:

olio su tela, cm 28x37

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Esposto alla mostra individuale dell’artista organizzata dalla Biennale di Venezia nel 1909, insieme a Porta di Moschea a Brussa e a Porta rossa in Anatolia della collezione di Lazzaro G. B., il dipinto, datato 1869, si inserisce nella serie di studi realizzati dall’artista a Costantinopoli tra il 1867 e il 1869.
Raffigura infatti alcuni velieri battenti bandiera turca ripresi sullo stretto del Bosforo e riportati sulla tela con una tecnica più sintetica rispetto a quella minuziosa di altri studi realizzati dal pittore. Le imbarcazioni, il loro riflesso sull’acqua, il movimentato incrocio degli alberi, dei tiranti delle vele raccolte e delle scale di corda, creano una visione animata che si staglia contro lo sfondo della città, riassunta nel suo profilo, e il chiarore del cielo.
Elemento principale è la luce che sembra sfaldare il colore e accenderlo nei particolari delle rosse bandiere turche mosse dal vento.

Giovane donna dormiente

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Domenico Morelli (Napoli,1826-1901)

Tecnica e misure:

olio su tavola, cm 27x18

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Il dipinto venne esposto alla mostra dedicata alle raccolte dei fratelli Frugone in Palazzo Bianco del 1938. E’ qui evidente la predilezione per la tematica orientalistica, come dimostra la scelta del soggetto, avvicinabile alla serie di fanciulle nell’harem o alle diverse odalische raffigurate in dipinti come Il bagno turco e Una donna dell’Oda, entrambi del 1876, o nel disegno a penna Odalisca.
La piccola figura sdraiata sul tappeto arancione (colore molto caro all’artista) è delineata da un tratto sommario che sintetizza le luci, le ombre e i contorni.
L’impatto fortemente emotivo, voluto dal pittore, è raggiunto anche attraverso le scelte cromatiche, come il bianco del lenzuolo che avvolge la fanciulla, ulteriormente esaltato dalla complementarità del blu del cuscino e dell’arancio del fondo.

Amore e psiche (1854)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giovanni Carnovali (Montegrino Valtravaglia, 1804 - Cremona, 1873)

Tecnica e misure:

olio su tela, cm 26

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L’artista, ispirandosi alle Metamorfosi di Lucio Apuleio, raffigura nel dipinto l’episodio in cui Psiche, incuriosita dal misterioso aspetto del suo amante, una notte, presa una lampada, decide di osservare Amore dormiente. Realizzato dopo il soggiorno parigino del 1845, il soggetto Amore e Psiche viene più volte rivisitato dal Piccio, sia perché suscettibile di una interpretazione passionale sul piano psicologico, sia perché, sul piano più propriamente stilistico, gli permette di visualizzare le ricerche sul colore come fonte luminosa.
L’opera, appartenente alla collezione di Lazzaro G.B. Frugone, è probabilmente un bozzetto preparatorio per un dipinto con lo stesso soggetto datato 1854.
Evidenti i richiani e le suggestioni pittoriche: Correggio, la pittura seicentesca, Watteau, Fragonard, infine Delacroix influenzarono sia dal punto di vista compositivo sia da quello tecnico la ricerca pittorica del Piccio.

Artiglieria in Toscana a Montechiaro salutata dai francesi feriti a Solferino

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Artiglieria in Toscana a Montechiaro salutata dai francesi feriti a Solferino

Tecnica e misure:

olio, cm 30x16

Il bozzetto è uno studio preparatorio per l’omonimo dipinto esposto da Signorini alla Promotrice fiorentina del 1860, acquistato in quell’occasione dal Principe di Carignano e oggi conservato a Valdagno nella Collezione Gaetano Marzotto.
Il bozzetto preparatorio delle Raccolte Frugone, databile dunque 1859, si può considerare frutto delle esperienze e delle emozioni dirette e registrate direttamente dal pittore sui luoghi degli eventi: come altri artisti legati alla pittura di macchia, infatti, Signorini partecipò alle guerre risorgimentali e si arruolò come volontario nel 1859.
In esso, come nel quadro finito, oltre al vigore e all’immediatezza della ripresa dal vero, si riscontra una intonazione generale chiarissima, determinata dalla stesura "a macchie" con cui l’artista costruisce le bianche architetture, l’azzurro del cielo rischiarato da candide nubi, il verde del paesaggio all’orizzonte.
Le tinte scure che si addensano in primo piano definiscono le masse dei soldati e le ombre, in contrasto con il selciato assolato.

Ritratto di Luigi Frugone (1947)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Edoardo Rubino (Torino, 1871-1954)

Tecnica e misure:

bronzo, cm 26x48x28

L’amicizia che intercorreva tra l’artista e Luigi Frugone, riscontrabile nelle pagine del carteggio, è ulteriormente testimoniata da quest’opera, come dimostra la dedica che accompagna il ritratto del collezionista genovese.
Presso la Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino è conservato il gesso corrispondente con il titolo Ritratto d’uomo, lasciato al museo dall’autore nel 1955.
L’opera è realizzata con un modellato naturalistico nella descrizione dei lineamenti del volto, ormai non più giovane e segnato dal tempo, e conserva l’impostazione del ritratto classico, a torso nudo.

Madre con bambina

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Paolo Troubetzkoy (Verbania, 1866-1938)

Tecnica e misure:

bronzo, cm 28x38x40

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E’ uno dei soggetti ricorrenti nell’ambito della scultura di Troubetzkoy, definito, per questo motivo, da Vittorio Pica nel 1900 nelle pagine della rivista "Emporium" "scultore della maternità".
Sono forse qui raffigurate Amalia Riva Grandi, figlia dell’industriale milanese Filippo Riva e la sua bambina Rosa, che, intorno al 1894 (data probabile della scultura), avrebbe avuto l’età di cinque anni, ben corrispondente al tipo infantile del ritratto. I rapporti tra le famiglie Riva, Grandi e Troubetzkoy sono del resto ben documentati.
La scultura risente ancora del fare guizzante e sfumato della scultura di ambito scapigliato, delle esperienze di Giuseppe Grandi e di Medardo Rosso ed è caratterizzata da indeterminatezza del modellato e da una superficie tormentata da una lavorazione nervosa e veloce.
In essa Troubetzkoy affronta quella tematica degli affetti familiari che ebbe molta fortuna negli ambienti borghesi, laici e non, di fine Ottocento, con un titolo oggettivo.

Fanciulla che si pettina

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Paolo Troubetzkoy (Verbania, 1866-1938)

Tecnica e misure:

bronzo, cm 16x48x13

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L’opera, che appartiene (insieme ad altri quattro bronzetti dello stesso autore presenti nelle raccolte civiche genovesi) al legato di Luigi Frugone e compare nel catalogo della sua collezione stilato da Somaré nel 1936, è da considerare come una delle numerose fusioni in bronzo di un gesso presentato dall’artista alla II Triennale Milanese del 1894. Traspare qui l’interesse di Troubetzkoy per il modellato levigato (mentre, in molte opere coeve, la sua attenzione era rivolta alle superfici increspate): l’impostazione del soggetto viene realizzata secondo un andamento lineare della figura, ribadito ulteriormente nella parte posteriore della scultura dove, partendo dai capelli raccolti tra le mani portate in alto dalla fanciulla, parte una linea che scendendo dal collo lungo la spina dorsale, si sofferma per un attimo sul nodo dell’abito per riprendere la discesa fino ai piedi seguendo la piega della veste.
La figura assume una forma tesa e slanciata, semplificata dallo scultore per accentuarne l’eleganza; questa elegante stilizzazione può essere presa come riferimento per un filone che si sarebbe manifestato appieno anche in scultura nel decennio successivo. Della statuetta si conoscono numerosissime fusioni in bronzo: fra quelle di più antica data si segnala l’esemplare presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano.

Il cavaliere indiano in vedetta

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Paolo Troubetzkoy (Verbania, 1866-1938)

Tecnica e misure:

bronzo, cm 53x56x29

La scultura raffigura un pellerossa a cavallo, attrazione del circo americano denominato "Grande Spettacolo del West" diretto da William Frederick Cody (più noto con il nome di Buffalo Bill), di passaggio a Milano durante la tournée del 1891. Si tratta di una replica del bronzo presentato alla Esposizione Annuale della Permanente Milanese nel 1893 e, sempre nello stesso anno, con il titolo semplificato In vedetta, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma, insieme ad una variante dal titolo In corsa.
Le diverse versioni di questo soggetto testimoniano il favore incontrato da queste piccole sculture presso il pubblico: oltre al gesso databile al 1891, conservato presso il Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, tra le fusioni in bronzo, ricordiamo quella datata 1893 conservata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

L’ Amaca

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Titolo dell'opera:

L'amaca

Acquisizione:

Luigi Frugone 1953 Genova - legato

Autore:

De Nittis, Giuseppe

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1860 - 1884 - XIX

Inventario:

GAM 1533

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 42.2; Larghezza: 65

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

L'opera fa parte di un gruppo di dipinti – le altre due versioni con lo stesso soggetto e il dipinto "Colazione in giardino" sono al Museo-Pinacoteca Comunale di Barletta – che il pittore dedica agli affetti familiari, alla moglie Léontine Gruville e al figlio Jacques). Stroncato improvvisamente da un'emorragia cerebrale il 21 agosto del 1884, egli lasciò tra le ultime testimonianze pittoriche proprio la versione genovese. L'opera è una sorta di variante della più celebre "Colazione in giardino" esposta al Salon parigino nel 1884. In "L'Amaca" il pennello costruisce l'immagine per piani larghi di colore, soffermandosi su alcuni particolari: "il muso del gatto in grembo a Léontine, un barbaglio di cristalleria sul vassoio, l'aggrumarsi di una luce sul fondo dietro il volto della donna" (Monti in Giuseppe De Nittis 1864-1884, 1990). Se l'opera viene paragonata con la sua omonima presente al Museo di Barletta, dove le due figure si inquadravano da un punto di vista leggermente rialzato, in questa tela l'artista trattiene un maggior agio compositivo, come un ritmo disteso sopra l'allungarsi del sedile sospeso e oscillante, mentre la luce filtra dal verde come un brulichio che sembra sollevare scagliette di madreperla sulla veste della donna sdraiata. L'opera, firmata "De Nittis", fa parte di un gruppo di dipinti che il pittore dedica agli affetti familiari. La scena è probabilmente ambientata nel giardino della nuova casa di De Nittis, acquistata nel 1880 e situata nei pressi dell'Avenue de Villiers, quartiere residenziale allora di moda fra gli artisti. L'artista si sofferma a contemplare la moglie e il figlio, prima a tavola e poi sull'amaca in una riposata conversazione, concentrando l'attenzione sui riflessi del sole che filtrano dalla vegetazione sulla tovaglia e sugli oggetti domestici. All'occhio risaltano anche la posizione variata di una sedia e le ombre segnate dal passare dell'ora. Lo spazio che contiene le figure è vasto e luminoso, dominato da un'ampia scala di verdi.

Giuseppe De Nittis "L'Amazzone al Bois de Boulogne"

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Titolo dell'opera:

L'Amazzone al Bois de Boulogne

Acquisizione:

Luigi Frugone 1953 Genova - legato

Autore:

De Nittis, Giuseppe

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1846 - 1884 - XIX

Inventario:

GAM1534

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 31.5; Larghezza: 42.5

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

L’artista pugliese fu uno dei più apprezzati e riconosciuti artisti nella Parigi della seconda metà dell’Ottocento, grazie anche al suo rapporto con il famoso mercante Alphonse Goupil. Fu l'unico artista italiano invitato dall’amico Edgar Degas alla prima mostra degli Impressionisti, organizzata nello studio del fotografo Nadar nel 1974. De Nittis si distinse per le vedute delle città dove soggiornò, tra cui Parigi e Londra, approfondendo il tema dell'alta borghesia urbana cittadina, in particolar modo le figure femminili, nell’ambiente urbano in rapida evoluzione da città ottocentesca a metropoli moderne. Il soggetto presentato in quest'opera ritorna in diverse tele di De Nittis che presentano spesso soggetti ritratti da un punto di vista rialzato, dal momento che l’artista tratteggiava le scene della vita parigina all’interno di una carrozza apposita che gli premetteva di essere testimone, non visto e da un punto di vista privilegiato, di episodi cittadini. Da sottolineare lo sfondamento del dipinto sulla destra, che porta fino all’Arco di Trionfo come punto di fuga che compensa le accattivanti figure dell’amazzone e le amiche tratteggiate con cura dei particolari d’abbigliamento nella parte centrale del quadro. Il quadro, firmato "De Nittis", raffigura un'amazzone a cavallo in un viale cittadino.

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