Orologio notturno – diurno a proiezione

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Titolo dell'opera:

Orologio notturno-diurno a proiezione

Acquisizione:

Villa Brignole-Sale 1932 Genova - acquisto

Ambito culturale:

ambito romano - manifattura genovese

Autore:

Campani, Giuseppe - Ganzinotto, F. C.

Tipologia:

orologio

Epoca:

1701 - 1710 - XVIII

Inventario:

G.P.B.2533

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 92,5; Larghezza: 61; Profondità: 30

Tecnica:

cassa in pero ebanizzato, tagliato, bronzo fuso, mostra in rame dipinto

Ultimi prestiti:

Un'ostinata illusione: la misurazione del tempo e gli orologi Luxoro - Genova - 2004

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Descrizione:

La mostra in rame dipinto presenta al centro, circondato da un brano di cielo su cui, agli angoli, sono state disposte quattro testine prive di corpo con le guance gonfie simboleggianti i venti, il quadrante con le cifre romane a giorno, su cui è stata dipinta una scena mitologica, dove il Tempo è raffigurato mentre indica un personaggio femminile appena entrato in un piccolo vano, identificabile, per la presenza della lancia e dell'armatura, nella dea Minerva, protrettrice delle scienze e delle arti, una giovane donna languidamente assisa su un trono, rappresentata mentre regge nella mano destra alcune mele, e pertanto forse riconoscibile in Venere. Questa composizione, che potrebbe ipoteticamente simboleggiare la vittoria con il trascorrere del tempo della sapienza sulla bellezza e l'amore terreno, palesa nella ponderata ed equilibrata postura dei personaggi, nell'elegante andamento delle vesti, nel modo di delineare i volti e il corpo maschile, la presenza di una mano appartenente a un artista attivo a Roma, verosimilmente verso la fine degli anni Settanta e l'inizio del nono decennio del XVIII secolo, all'interno dell'entourage di Carla Maratta e strettamente legato ai suoi classici modelli, tanto che non si esclude che possa essersi formato presso di ului. Dagli esiti maratteschi, sia la preziosa e accesa gamma cromatica, impreziosita, in corrispondenza dei toni del blu, del giallo e del bianco, da riflessi che accompagnano la disposizionedelle pieghe, suggerendole, sia la stresura dei passaggi chiaroscurali utilizzati per esaltare la matericità delle stoffe, la lucentezza dei metalli, la morbidezza dell'epidermide e la plasticità dei muscoli. Orologio notturno-diurno a proiezione caratterizzato dalla monumentale forma architettonica tipica dell'ambiente romano: con base articolata in sporgenze e rientranze, su cui si imposta la mostra a forma rettangolare, simulante il frontone di una cappella, con colonne laterali, fastigio a forma di timpano curvilineo e alta edicola centrale, che ospita, celato da uno sportello ligneo scorrevole, il dispositivo per proiettare le ore sulla parete durante la notte. Due ghirlande in bronzo dorato, sostenute al centro da una cartella a forma di scudo, sono sospese alle pareti laterali del timpano. Probabilmente era decorato da altri elementi in metallo o pietre dure. La mostra in rame dipinto ospita il quadrante per le ore diurne in metallo dorato con cifre romane incise. L'orologio proiettava le ore notturne mediante un congegno simile a una lanterna magica, creata appositamente da Giuseppe Campani. Successivamente, in concomitanza con l'arrivo a Genova dell'orologio, Ganzinotto ne modificò il meccanismo aggiungendo lo svegliarino.

Ritratto di Giovanni Antonio Queirolo

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Giovanni Antonio Queirolo

Autore:

Vaymer, Giovanni Enrico

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1665 - 1745 - XVII-XVIII

Inventario:

M.G.L. 42

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Il Museo Luxoro possiede un’interessante raccolta di ritratti, tra i quali spiccano varie tele del Vaymer, un maestro che, assorbendo le suggestioni della coeva pittura francese, rinnova la tradizione ritrattistica locale, ispirata ai modelli di Van Dyck, e introduce nuovi schemi compositivi e una presentazione di tipo meno aulico, più realistico e colloquiale dei personaggi. Lo sconosciuto gentiluomo ritratto, il cui nome risulta leggibile in un’iscrizione in basso a sinistra del dipinto, comunica con immediatezza la sua personalità, grazie anche ai tratti fisionomici minuziosamente indagati e all’espressione del viso, reso con notevole realismo e con una materia pittorica densa e luminosa.

Paesaggio con casa rustica, torrione e figure,

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Titolo dell'opera:

Paesaggio con casa rustica torrione e figure

Acquisizione:

Legato Luxoro 1945 - legato

Autore:

Peruzzini, Antonio Francesco

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1690 - 1710 - Fine sec.XVII Inizio XVIII

Inventario:

M. G. L. 406

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 95 ; Larghezza: 147

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Il dipinto è da ricondurre alla mano del paesaggista Antonio Francesco Peruzzini, nonostante un'attribuzione inventariale che riportava il nome del Magnasco, attribuzione oggi non più sostenibile. Resta evidente che l'autore prende a modello le figurette, variamente atteggiate, protagoniste dei dipinti del lissandrino, che popolano un paesaggio dalla resa chiaramente debitrice dei modi di Salvator Rosa, in particolare nella resa della luce mediante l'addensarsi del pigmento e l'utilizzo di filamenti luminosi. Parte della critica non rinuncia alla possibilità che l'autore delle figure sia proprio Magnasco, la cui presenza a Firenze è segnalata a partire dal 1703, anno in cui arriva nel capoluogo toscano anche Peruzzini; negli stessi anni si segnala la presenza in città anche di Marco e Sebastiano Ricci, con i quali Peruzzini ha in comune una particolare intonazione cromatica. Questi pittori aderiscono ad un filone paesaggistico del tutto particolare, che si distingue da quello squisitamente classico più carraccesco per l'intonazione pittoresca e romantica. Peruzzini fa suo questo linguaggio mitigandone la drammaticità e l'irruenza, guardando alla versione più pacata di Salvator Rosa e raccogliendo in parte l'eredità del paesaggismo più classico romano. La critica non è concorde sulla datazione del dipinto del Luxoro, oscillando tra l'ultimo decennio del Seicento e la prima decade di quello successivo, sulla base di confronti stilistici con dipinti realizzati negli stessi anni, come Le tentazioni di Sant'Antonio Abate della collezione Porro e il più tardo Paesaggio con borgo e torre in rovina realizzato con il Magnasco. I dipinti di questi anni sono accomunati dalla tipica resa delle nuvole con andamento sfrangiato nei contorni e dal tratto graffiato del pennello, che definisce marcandoli gli avvallamenti del terreno; a questo si aggiungono la peculiare definizione dei tronchi, vivacizzati da piccoli tocchi bianchi nelle zone illuminate dal sole, ed alcuni elementi costanti nei paesaggi di Peruzzini, come le torri, le case diroccate e fatiscenti e i paesi che si perdono in lontananza. Il dipinto raffigura un ampio paesaggio campestre, sovrastato da un cielo nuvoloso. Sullo sfondo è dipinta una casa colonica con un torrione, in primo piano, sui bordi di un corso d'acqua, due pastori con un gruppo di pecore e alcune figure femminili.

Il pittor pitocco tra zingari e vagabondi

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Titolo dell'opera:

Il pittor pitocco

Acquisizione:

Legato Luxoro 1945 - legato

Autore:

Magnasco, Alessandro

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1735 - 1750 - XVIII

Inventario:

M. G. L. 1329

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 94 ; Larghezza: 95

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Nel dipinto è evidente il debito nei confronti delle incisioni di Callot, studiate durante il soggiorno a Firenze, in particolare per il segno graffiante e i forti e violenti contrasti di luce-ombra, oltre alla particolare caratterizzazione degli atteggiamenti dei personaggi. Alla corte del granduca Ferdinando, il Magnasco ha modo di confrontarsi con Sebastiano Ricci, con il quale condivide diverse collaborazioni, che influenzeranno l'evoluzione del suo tratto pittorico e della resa del paesaggio. Anche nell'opera in oggetto si riconoscono importati riferimenti letterari per la scelta del soggetto, in particolare la letteratura dei pitocchi e il romanzo picaresco. Alla prima il pittore si rifà nella scelta dei soggetti (straccioni, soldati, zingari, emarginati), e nella particolare analisi del modo di vivere del picàro. Il secondo è di ispirazione per il racconto dei metodi di fraudolenza, delle astuzie adottate da questi personaggi per vivere. Il tema del "pittor pitocco" rappresentato nella scena intento a dipingere è già adottato dall'artista in opere precedenti, così come il tema dei soldati e dei pitocchi inseriti in un ambiente geografico, spesso contraddistinto da edifici antichi in rovina, come accade nel "Cantastorie" conservato a Stoccarda. Il dipinto è da collocare negli ultimi anni di produzione del Magnasco (già Franchini-Guelfi), dopo il ritorno a Genova nel 1735 e le esperienze fiorentine e milanesi. Tale datazione tarda si deve alla pennellata già molto franta riconoscibile nel dipinto, vicina ai modi del "Trattenimento" di Palazzo Bianco, dipinto anch'esso negli ultimi anni trascorsi nel capoluogo ligure. Evidente inoltre il debito nei confronti dei paesaggi del Peruzzini, nella disgregazione del dato descrittivo e nel vibrante puntinismo che li caratterizza; un linguaggio che Magnasco fa suo ma che nella produzione tarda si traduce in una visione più veloce, sommaria e allusiva, contraddistinta da violenti tocchi di luce che mettono in evidenza alcuni particolari, in maniera teatrale. Zingari, pitocchi e soldati popolano un paesaggio immerso nella penombra dalla quale emergono solitarie alcune rovine di edifici antichi. Al centro della composizione l'autore colloca un pittore ripreso nell'atto di iniziare a dipingere una tela che forse racconterà il mondo che lo circonda; intorno a lui una giovane mamma che allatta, alcuni soldati in riposo, storpi, bambini che giocano e un gruppo di musici intenti ad intrattenerli.

Alberto Issel "Intorno al fuoco. Bivacco"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Alberto Issel (Genova, 1848-1926)

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Serafìn Avendaño "Riviera di Genova"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Serafìn Avendaño (Vigo, 1838 - Valladolid, 1916)

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Alessandro Milesi "Sospiri"

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Titolo dell'opera:

Ponte dei Sospiri

Acquisizione:

Legato Frugone Genova - legato

Autore:

Milesi, Alessandro

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1910 - 1910 - XIX-XX

Inventario:

GAM 1582

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 118; Larghezza: 78

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Il dipinto illustra una storia drammatica e popolare: una donna stringe i suoi figli all’uscita del carcere, dove il marito è detenuto. I tre stanno attraversando il Ponte della paglia a Venezia, proprio accanto alle carceri criminali. La bimba ha il capo chino e sembra in lacrime, mentre il neonato si è appisolato con la testa abbandonata sulla spalla della madre. Il vento e l’opacità dell’aria, resa con pennellate indefinite, restituiscono il senso della grevità del momento, il grande sconforto e la preoccupazione della donna.

Giuseppe Mentessi "Amor Materno"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giuseppe Mentessi (Ferrara, 1857 - Milano, 1931)

Richard Miller "Mulino a Vento"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Richard E. Miller (St. Louis, 1875 - 1943)

Vincenzo Gemito "Acquaiolo"

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Titolo dell'opera:

L’acquaiolo

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Vincenzo Gemito (Napoli, 1852-1929)

Tipologia:

scultura

Epoca:

1880 - 1880 - XIX

Inventario:

GPB 881

Tecnica:

bronzo

Descrizione:

Si tratta di una delle numerose repliche di questo soggetto, il cui primo esemplare fu realizzato per il re Francesco II di Borbone. Il suo successo venne decretato dalla partecipazione al Salon parigino del 1882. Il tema del fanciullo del popolo che offre acqua si riallaccia all’arte di genere con accenti naturalistici; tuttavia qui Gemito recupera gli esiti della scultura ellenistica pompeiana, su tutti la figura del Fauno danzante.

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