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Pendente a forma di testa di uccello (Messico)
Ossidiana lavorata
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Pendente a forma di testa di uccello (Messico)
Ossidiana lavorata
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Testina antropomorfa (frammento) con dischi auricolari e ornamento nasale (Messico)
Pietra scolpita
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Testina antropomorfa con elaborato copricapo e disco auricolare (Messico)
Terracotta
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Pipa con fornello a forma di testa d’anatra
Terracotta
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Frammento di pintadera (Messico)
Terracotta incisa
Stampo per pittura
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Schegge e punte di freccia (Aztechi?), Messico
Ossidiana lavorata
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Scheggia di ossidiana
Scheggia di ossidiana (Aztechi?), Messico
Unità di misura: cm
Larghezza: 7
Lunghezza: 21
Centro America, Messico
Ossidiana
Nell'inventario C.D.A. il reperto è così descritto: "[...]coltello in ossidiana usato nei sacrifici rituali dell'antico Messico[...]". Frammento di ossidiana di colore nero lucido, dalla forma lanceolata estremamente appuntita.
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Frammenti di lama di ossidiana (Aztechi?), Messico
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Trattenimento in un giardino di Albaro
Rosa Orsolino Vaccheri 1898 Genova - acquisto
Magnasco, Alessandro
dipinto
1740 - 1749 - XVIII
PB 81
Unità di misura: cm; Altezza: 86,30; Larghezza: 198
olio su tela
Un restauro a palazzo Bianco - Genova - 1990-1991
Alessandro Magnasco, 1667-1749 - Milano - 1996
La bella Italia. Arte e identità delle città capitali - Torino - 2011
Alessandro Magnasco (1667-1749). Gli anni della maturità - Genova - 2016
Il tocco agile, guizzante e insieme preciso del Magnasco, con ironia e spirito critico, mostra lo sfaldarsi ormai inesorabile della società di Ancien Régime, che appare inconsapevole di quanto il proprio ‘paradiso dorato’ sia insidiato dall’esterno, se un ragazzo dagli abiti sgualciti riesce, indisturbato, a scavalcare il muro diroccato. Tre quarti della composizione sono occupati dal panorama prospiciente la villa, vero protagonista, almeno quantitativamente, del dipinto; Magnasco ne dà una registrazione minuziosa, rivelando un’adesione al vero assai vicina allo spirito illuministico, per cui la veduta, che il formato inconsueto del quadro ricorda, è strumento di indagine e razionalizzazione dello spazio, per nulla in contrasto con il consapevole dissenso dell’autore verso le finalità decorative e celebrative in voga al suo tempo. La critica, ormai concordemente, colloca questa tela intorno al 1740, quando, tornato a Genova, sua città natale, Magnasco riproponeva temi e modi che lo avevano reso celebre a Firenze e Milano per la pur più conformista e meno aggiornata committenza genovese. Nel giardino di villa Saluzzo detta il Paradiso, una nota residenza suburbana di Genova sulle pendici del colle di Albaro, un gruppo di nobili e alcuni ecclesiastici trascorrono amabilmente le ore: uno scalcinato muro li separa dal vasto paesaggio che si può godere da quel terrazzamento del parco. Dame, cavalieri, cicisbei e prelati le cui tonache chiare e scure costituiscono pause di luce, scandendo la sequela di vanità dell’insieme, sono osservati dal pittore che, in disparte, al servizio dei signori, ma non partecipe del loro mondo, è intento a ritrarre la scena, appuntando ogni particolare.
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Alessandro Magnasco (Genova, 1667-1749)
Olio su tela, 118 x 92 cm
La visione del dramma sacro in questo dipinto, esemplare molto significativo, non è per nulla consolatoria, al contrario è esasperata. Le forme, identificate da colori terrosi e per niente luminosi, sono risucchiate nell’ombra profonda che le avvolge.
In quest’opera emerge con forza la componente lombarda della formazione di Magnasco con richiami al maestro Filippo Abbiati e a Francesco Del Cairo. Si evidenzia, inoltre, la personale maniera dell’artista di dipingere a tocchi rapidi di pennello, con contorni indefiniti e figure rese per grumi di materia pittorica e lampi di luce accesi.
La tela fu donata a Palazzo Bianco nel 1966 dalla Cassa di Risparmio di Genova e Imperia.
Sede:
Comune di Genova - Palazzo Tursi
Via Garibaldi 9 - 16124 Genova
C.F. / P.iva 00856930102