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Titolo dell'opera:

Cassetta con l'occorrente per scrivere

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Cassetta con l'occorrente per scrivere

Tipologia:

astuccio

Epoca:

sec. XIX - 1801 - 1900

Inventario:

Cat. 145

Misure:

Tipo di misura: altezzaxlunghezzaxlarghezza; Unità di misura: cm; Valore: 86x42x79

Utilizzo:

Contenere gli strumenti per scrivere.

Descrizione:

Set portatile per scrivere: astuccio rigido a forma parallelepipeda con dentro forbicine, calamaio, pennino, righello e tagliacarte. In una piccola sezione espositiva, all'interno dell'appartamento che fu abitato dalla famiglia Mazzini e dove Giuseppe nacque, oggi sede dell’Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento di Genova, è ricostruito lo studiolo del giovinetto, dove spiccano alcuni strumenti che egli utilizzava per scrivere e in parte qui esposti. Dal portacarte rivestito di pelle nera, con inciso, sul coperchio a ribalta, il nome Joseph, alla cassetta portatile con penne e calamaio, all’astuccio con i piccoli occhiali tondi, al cifrario per comunicare segretamente. Oltre ai preziosi quaderni giovanili, scritti con la inconfondibile grafia minuta e affidata a fogli sottilissimi, in carta velina (gli Zibaldoni), si trova anche il doppio sigillo in metallo che da un lato reca incisa l'iniziale del cognome “M”, dall'altra il diminutivo di Giuseppe, “Pippo”, come era affettuosamente chiamato da familiari e amici.
Si tratta di cimeli particolarmente significativi perché raccontano la enorme importanza che la scrittura e le epistole rappresentarono nella vita di Mazzini, elementi fondamentali per la sua attività politica e rivoluzionaria. Attraverso le sue fitte, instancabili missive, egli seppe guidare a distanza i moti del Risorgimento italiano tenendo vivi i suoi insegnamenti. Queste corrispondenze ci mostrano altresì l’uomo che si cela dietro al pensatore e sono preziose per ricostruire la memoria di un eroe complesso, capace di grandi slanci emotivi e segnato da una profonda umanità.

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Titolo dell'opera:

Portacarte

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Portacarte

Tipologia:

contenitore

Epoca:

sec. XIX - 1841 - 1860

Inventario:

Cat. 146

Misure:

Tipo di misura: volume; Unità di misura: cm; Valore: 19x25x14

Utilizzo:

Contenere le carte da gioco

Torna al Focus:
Descrizione:

Scatola lignea apribile; l'interno è suddiviso in parti verticali dove è possibile inserire in maniera ordinata le carte. In una piccola sezione espositiva, all'interno dell'appartamento che fu abitato dalla famiglia Mazzini e dove Giuseppe nacque, oggi sede dell’Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento di Genova, è ricostruito lo studiolo del giovinetto, dove spiccano alcuni strumenti che egli utilizzava per scrivere e in parte qui esposti. Dal portacarte rivestito di pelle nera, con inciso, sul coperchio a ribalta, il nome Joseph, alla cassetta portatile con penne e calamaio, all’astuccio con i piccoli occhiali tondi, al cifrario per comunicare segretamente. Oltre ai preziosi quaderni giovanili, scritti con la inconfondibile grafia minuta e affidata a fogli sottilissimi, in carta velina (gli Zibaldoni), si trova anche il doppio sigillo in metallo che da un lato reca incisa l'iniziale del cognome “M”, dall'altra il diminutivo di Giuseppe, “Pippo”, come era affettuosamente chiamato da familiari e amici.
Si tratta di cimeli particolarmente significativi perché raccontano la enorme importanza che la scrittura e le epistole rappresentarono nella vita di Mazzini, elementi fondamentali per la sua attività politica e rivoluzionaria. Attraverso le sue fitte, instancabili missive, egli seppe guidare a distanza i moti del Risorgimento italiano tenendo vivi i suoi insegnamenti. Queste corrispondenze ci mostrano altresì l’uomo che si cela dietro al pensatore e sono preziose per ricostruire la memoria di un eroe complesso, capace di grandi slanci emotivi e segnato da una profonda umanità.

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Titolo dell'opera:

Giubba appartenuta a Giuseppe Garibaldi

Acquisizione:

Cristina Sizio, ved. Figari 1960

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giubba appartenuta a Giuseppe Garibaldi

Tipologia:

giubba

Epoca:

sec. XIX - 1827 - 1882

Inventario:

Cat. 590

Utilizzo:

Indossata sopra la camicia.

Descrizione:

Giubba in panno rosso bordata in panno verde scuro e filettata di bianco, con due tasche in alto disposte obliquamente e piccoli bottoni di metallo. Questa camicia, o giubba, indossata da Giuseppe Garibaldi, fu a lungo conservata come una reliquia e infine donata al Museo da Cristina Sizio, vedova Figari, nel 1960.
Come è noto, le camicie rosse furono il simbolo più riconoscibile dei volontari garibaldini, protagonisti delle campagne per l’unificazione dell’Italia nel XIX secolo. Non si trattava solo di un capo d’abbigliamento, ma di un emblema di appartenenza, coraggio e spirito rivoluzionario. Il colore rosso, scelto inizialmente per ragioni pratiche — erano camicie da lavoro facilmente reperibili in Sud America — divenne presto un segno distintivo, capace di unire uomini di diversa estrazione sociale sotto un’unica causa: la libertà e l’indipendenza della patria.

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Titolo dell'opera:

Garibaldi Anita

Autore:

Gallino, Gaetano

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1801 - 1900 - XIX

Inventario:

83

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 81; Larghezza: 57

Tecnica:

Tela-olio

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Descrizione:

Anita, diminutivo di Anna Maria de Jesus Ribeiro, incontrò Giuseppe Garibaldi nel 1839 a Laguna, nel Sud del Brasile, dove risiedeva con suo marito. Da quel momento, Anita seguirà e sarà la compagna di Garibaldi, la madre dei suoi figli e la compagna di tutte le sue battaglie. È lo stesso Garibaldi a descrivere nelle sue “Memorie” l’incontro a forti tinte romantiche e ad alimentare la leggenda di Anita come eroina appassionata e sprezzante del pericolo, che rimane sempre accanto al suo compagno. Garibaldi la sposò a Montevideo nel 1842 e da lei ebbe quattro figli.
Questo ritratto è ripreso in maniera fedele dalla miniatura di Gaetano Gallino – l’unica eseguita dal vero – conservata al Museo del Risorgimento di Milano. Ritratto a mezzo busto di Anita Garibaldi, vestita con un abito scuro dallo scollo di pizzo.

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Titolo dell'opera:

Garibaldi in blu de Genes

Acquisizione:

Ian Berry 2021 Genova - donazione

Autore:

Berry, Ian

Tipologia:

collage

Epoca:

2021 - 2021 - XXI

Inventario:

617

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 106; Larghezza: 77; Profondità: 6

Tecnica:

tessuto

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Descrizione:

Ian Berry è un artista britannico che ha saputo trasformare un materiale quotidiano come il denim in una forma d’arte unica e riconoscibile. Nato a Huddersfield, dopo aver studiato arte e lavorato nel mondo della pubblicità, ha deciso di dedicarsi completamente alla sua passione artistica. La sua cifra stilistica è sorprendente: utilizza esclusivamente jeans riciclati, giacche e altri capi in denim per creare ritratti, paesaggi e scene urbane di grande impatto visivo. Nel corso degli anni, Berry ha ottenuto un riconoscimento internazionale, tanto che nel 2013 è stato inserito dall’Art Business News tra i 30 artisti più influenti del panorama contemporaneo. Le sue opere sono state esposte in musei prestigiosi, come il Museo Rijswijk nei Paesi Bassi e il Museo Levi Strauss in Germania, e una sua installazione permanente si trova al New San Fran Flower Mart di San Francisco.
Tra le sue creazioni più affascinanti c’è "Garibaldi in jeans" (2021) in denim su denim, in cui l’artista rielabora la celebre opera di Gerolamo Induno “Garibaldi a Marsala” del Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino. L’opera è stata esposta nell’ambito del progetto Genova Jeans e oggi è conservata al Museo del Risorgimento di Genova, dove dialoga con la memoria storica della città e del Paese. Opera d'arte realizzata utilizzando pezzi di jeans che raffigura Giuseppe Garibaldi stante con in mano la bandiera italiane sventolante. In lontananza alle sue spalle sono visibili alcuni edifici, un gruppo di persone sulla spiaggia e tre velieri.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Novaro Michele

Autore:

Isola, Giuseppe

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1820 - 1900 - XIX

Inventario:

30

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 30; Larghezza: 23

Tecnica:

tempera su carta

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Descrizione:

Quest’opera di Giuseppe Isola racchiude molti dettagli che contribuiscono a ricostruire la storia della nascita del Canto degli italiani. Dietro alla figura stante del musicista si trova infatti lo spartito dell’inno di Mameli, poggiato sul leggio di un pianoforte, avvolto dal tricolore italiano, mentre sullo sfondo vi sono immagini che richiamano eventi risorgimentali, verosimilmente fatti delle Cinque Giornate di Milano. Il Maestro ha in mano una penna e l’impressione che si vuole offrire è forse quella che egli si sia appena alzato dallo sgabello dove ha appena finito di scrivere la partitura di "Fratelli d'Italia", che secondo la tradizione avvenne infatti in velocità grazie a una pronta ispirazione, appena ricevuto il testo di Mameli. Ritratto di Michele Novaro. Il compositore è all'interno di una stanza affrescata; alle sue spalle è abbozzata la sagoma di un pianoforte su cui è poggiato lo spartito del Canto degli Italiani.

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Titolo dell'opera:

Balilla

Autore:

Galletti, Guido

Tipologia:

scultura

Epoca:

1931 - 1931 - XX

Inventario:

GX1993.215

Tecnica:

bronzo

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Descrizione:

Nel 1926 venne istituita l’Opera Nazionale Balilla che, sotto la supervisione del Ministero dell’Educazione nazionale, aveva lo scopo di organizzare l’attività dei ragazzi dagli otto ai quattordici anni – chiamati appunto Balilla – in orario extrascolastico. Il nome Balilla derivava dal soprannome di un ragazzo genovese che, secondo la tradizione, scagliando una pietra contro alcuni soldati austriaci il 5 dicembre 1746, diede avvio alla vittoriosa insurrezione di Genova contro l’oppressore straniero. Di tale scultura è conservata una versione in marmo presso le Raccolte Frugone di Genova.
Con forte ispirazione michelangiolesca, con richiami al classicismo, ma anche al verismo ottocentesco, il linguaggio di Galletti di questi anni appare improntato, in conformità con la retorica fascista, ai modelli espressivi della cultura figurativa novecentista. Scultura bronzea del Balilla, raffigurato nudo in posa classica, con il pugno sinistro sul fianco.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Matteo Marangoni

Autore:

Bacci, Baccio Maria

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1919 - 1919 - XX

Inventario:

GX1993.463

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Dopo una breve fase giovanile di interesse per la musica, Matteo Marangoni (Firenze 1876 – Pisa 1958) conseguì nel 1905 la laurea in antropologia presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali di Firenze. Nel 1913 fu nominato ispettore e, in seguito, direttore della Soprintendenza alle Gallerie, ai Musei medievali e moderni e agli oggetti d’arte di Firenze; ebbe quindi temporanei incarichi come direttore della Pinacoteca di Brera (1920) e della Galleria di Parma (1924). Nel frattempo, si dedicò all’insegnamento universitario all’Università di Pisa e di Milano. Specializzatosi nello studio della pittura del Seicento, Marangoni si dedicò spesso – privilegiando la lettura diretta e il riconoscimento stilistico e formale dell’opera (è del 1927 l’uscita del suo volume "Come si guarda un quadro") – alla riscoperta di autori dimenticati e alla rilettura critica di alcuni tra i principali artisti dell’epoca.
Il ritratto che il pittore fiorentino Baccio Maria Bacci dedica a Marangoni rivela, nei dettagli della scena e nella posa rilassata dello storico dell’arte, l’atmosfera intima della loro amicizia e l’intensità del rapporto intellettuale che reciprocamente li legava. Il dipinto si colloca infatti in una fase cruciale della esperienza pittorica di Bacci che, dopo un significativo e intenso periodo di sperimentazione futurista, grazie anche alla lezione di Marangoni tornò ad abbracciare una figurazione di matrice classica, anticipando così la sua successiva adesione alla cultura pittorica novecentista. Ritratto dello storico d'arte Matteo Marangoni, colto mentre si appoggia in maniera disinvolta alla scrivania.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di signora

Autore:

Geranzani, Cornelio

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1925 - 1925 - XX

Inventario:

GX1993.509

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 180; Larghezza: 80

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Abbandonati gli studi giuridici, Geranzani si dedica alla pittura seguendo i corsi di Giovanni Quinzio all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Dallo studio accademico del paesaggio passa ben presto a una ricerca sulla tecnica divisionista, giungendo a una personale interpretazione del puntinismo caratterizzato da una semplificazione e geometrizzazione delle forme. Nel "Ritratto di signora" l’abituale composizione musiva delle sue opere, ottenuta attraverso l’uso di tasselli di colori, viene sostituita da ampie pennellate di toni scuri; tuttavia la spigolosità delle pieghe del vestito e l’attenzione per il pattern decorativo della stoffa rivelano la permanenza di un’ispirazione pittorica di matrice déco. Olio su tela raffigurante il profilo sinistro di una donna in piedi; il panneggio geometrico del corpetto contrasta con le forme morbide del resto dell'opera.

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Titolo dell'opera:

Nicolò Garaventa e i giovani “garaventini” nella nave-scuola «Redenzione»

Autore:

Motta, Domingo

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1898 - 1898 - XIX

Inventario:

GAF2021.10

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

La monumentale tela "Nicolò Garaventa e i giovani “garaventini” nella nave-scuola Redenzione" fu dipinta da Domingo Motta, pittore di cui è già presente nel percorso della Wolfsoniana una suggestiva opera, "Lo spaccapietre" (1898).
L’opera, ispirata ai modelli stilistici e iconografici del realismo sociale ottocentesco, presentata all’Esposizione Generale Italiana di Torino del 1898 e realizzata molto probabilmente su commissione, documenta una tra le più affascinanti storie di filantropia genovese: quella dell’educatore e benefattore Nicolò Garaventa che, ricevuto in dono da Umberto I il brigantino della Marina sarda «Daino »(poi ribattezzato Redenzione), attrezzò la nave a istituto di recupero per giovani emarginati. Olio su tela raffigurante Nicolò Garaventa in piedi, appoggiato al bastone. Attorno a lui due giovani marinaretti si sporgono dalla balaustra mentre un terzo rammenda una vela.

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