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Titolo dell'opera:

Giubba appartenuta a Giuseppe Garibaldi

Acquisizione:

Cristina Sizio, ved. Figari 1960

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giubba appartenuta a Giuseppe Garibaldi

Tipologia:

giubba

Epoca:

XIX - 1827 - 1882

Inventario:

Cat. 590

Utilizzo:

Indossata sopra la camicia.

Descrizione:

Giubba in panno rosso bordata in panno verde scuro e filettata di bianco, con due tasche in alto disposte obliquamente e piccoli bottoni di metallo. Questa camicia, o giubba, indossata da Giuseppe Garibaldi, fu a lungo conservata come una reliquia e infine donata al Museo da Cristina Sizio, vedova Figari, nel 1960.
Come è noto, le camicie rosse furono il simbolo più riconoscibile dei volontari garibaldini, protagonisti delle campagne per l’unificazione dell’Italia nel XIX secolo. Non si trattava solo di un capo d’abbigliamento, ma di un emblema di appartenenza, coraggio e spirito rivoluzionario. Il colore rosso, scelto inizialmente per ragioni pratiche — erano camicie da lavoro facilmente reperibili in Sud America — divenne presto un segno distintivo, capace di unire uomini di diversa estrazione sociale sotto un’unica causa: la libertà e l’indipendenza della patria.

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Titolo dell'opera:

Garibaldi Anita

Autore:

Ignoto

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1801 - 1900 - XIX

Inventario:

83

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 81; Larghezza: 57

Tecnica:

Tela-olio

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Descrizione:

Anita, diminutivo di Anna Maria de Jesus Ribeiro, incontrò Giuseppe Garibaldi nel 1839 a Laguna, nel Sud del Brasile, dove risiedeva con suo marito. Da quel momento, Anita seguirà e sarà la compagna di Garibaldi, la madre dei suoi figli e la compagna di tutte le sue battaglie. È lo stesso Garibaldi a descrivere nelle sue “Memorie” l’incontro a forti tinte romantiche e ad alimentare la leggenda di Anita come eroina appassionata e sprezzante del pericolo, che rimane sempre accanto al suo compagno. Garibaldi la sposò a Montevideo nel 1842 e da lei ebbe quattro figli. Questo ritratto, acquisito dal Comune di Genova nel 1925, è ripreso in maniera fedele dalla miniatura di Gaetano Gallino – l’unica eseguita dal vero – conservata al Museo del Risorgimento di Milano. Ritratto a mezzo busto di Anita Garibaldi, vestita con un abito scuro dallo scollo di pizzo.

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Titolo dell'opera:

Garibaldi in blu de Genes

Acquisizione:

Ian Berry 2021 Genova - donazione

Autore:

Berry, Ian

Tipologia:

collage

Epoca:

2021 - 2021 - XXI

Inventario:

617

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 106; Larghezza: 77; Profondità: 6

Tecnica:

tessuto

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Descrizione:

Ian Berry è un artista britannico che ha saputo trasformare un materiale quotidiano come il denim in una forma d’arte unica e riconoscibile. Nato a Huddersfield, dopo aver studiato arte e lavorato nel mondo della pubblicità, ha deciso di dedicarsi completamente alla sua passione artistica. La sua cifra stilistica è sorprendente: utilizza esclusivamente jeans riciclati, giacche e altri capi in denim per creare ritratti, paesaggi e scene urbane di grande impatto visivo. Nel corso degli anni Berry ha ottenuto il riconoscimento internazionale, tanto che nel 2013 è stato inserito dall’Art Business News tra i 30 artisti più influenti del panorama contemporaneo. Le sue opere sono state esposte in musei prestigiosi, come il Museo Rijswijk nei Paesi Bassi e il Museo Levi Strauss in Germania, e una sua installazione permanente si trova al New San Fran Flower Mart di San Francisco.
Tra le sue creazioni più affascinanti c’è "Garibaldi in jeans" (2021) in denim su denim, in cui l’artista rielabora la celebre opera di Gerolamo Induno “Garibaldi a Marsala” del Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino. L’opera è stata esposta nell’ambito del progetto Genova Jeans e oggi è conservata al Museo del Risorgimento di Genova, dove dialoga con la memoria storica della città e del Paese. Opera d'arte realizzata utilizzando pezzi di jeans che raffigura Giuseppe Garibaldi stante con in mano la bandiera italiane sventolante. In lontananza alle sue spalle sono visibili alcuni edifici, un gruppo di persone sulla spiaggia e tre velieri.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Novaro Michele

Autore:

Isola, Giuseppe

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1820 - 1900 - XIX

Inventario:

30

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 30; Larghezza: 23

Tecnica:

tempera su carta

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Descrizione:

Quest’opera di Giuseppe Isola racchiude molti dettagli che contribuiscono a ricostruire la storia della nascita del Canto degli italiani. Dietro alla figura stante del musicista si trova infatti lo spartito dell’inno di Mameli, poggiato sul leggio di un pianoforte, avvolto dal tricolore italiano, mentre sullo sfondo vi sono immagini che richiamano eventi risorgimentali, verosimilmente fatti delle Cinque Giornate di Milano. Il Maestro ha in mano una penna e l’impressione che si vuole offrire è forse quella che egli si sia appena alzato dallo sgabello dove ha appena finito di scrivere la partitura di "Fratelli d'Italia", che secondo la tradizione avvenne infatti in velocità grazie a una pronta ispirazione, appena ricevuto il testo di Mameli. Ritratto di Michele Novaro. Il compositore è all'interno di una stanza affrescata; alle sue spalle è abbozzata la sagoma di un pianoforte su cui è poggiato lo spartito del Canto degli Italiani.

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Titolo dell'opera:

Balilla

Autore:

Galletti, Guido

Tipologia:

scultura

Epoca:

1931 - 1931 - XX

Inventario:

GX1993.215

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 123; Larghezza: 54; Profondità: 27

Tecnica:

bronzo

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Descrizione:

Nel 1926 venne istituita l’Opera Nazionale Balilla che, sotto la supervisione del Ministero dell’Educazione nazionale, aveva lo scopo di organizzare l’attività dei ragazzi dagli otto ai quattordici anni – chiamati appunto Balilla – in orario extrascolastico. Il nome Balilla derivava dal soprannome di un ragazzo genovese che, secondo la tradizione, scagliando una pietra contro alcuni soldati austriaci il 5 dicembre 1746, diede avvio alla vittoriosa insurrezione di Genova contro l’oppressore straniero. Di tale scultura è conservata una versione in marmo presso le Raccolte Frugone di Genova.
Con forte ispirazione michelangiolesca, con richiami al classicismo, ma anche al verismo ottocentesco, il linguaggio di Galletti di questi anni appare improntato, in conformità con la retorica fascista, ai modelli espressivi della cultura figurativa novecentista. Scultura bronzea del Balilla, raffigurato nudo in posa classica, con il pugno sinistro sul fianco.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Matteo Marangoni

Autore:

Bacci, Baccio Maria

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1919 - 1919 - XX

Inventario:

GX1993.463

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 105; Larghezza: 84

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Dopo una breve fase giovanile di interesse per la musica, Matteo Marangoni (Firenze 1876 – Pisa 1958) conseguì nel 1905 la laurea in antropologia presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali di Firenze. Nel 1913 fu nominato ispettore e, in seguito, direttore della Soprintendenza alle Gallerie, ai Musei medievali e moderni e agli oggetti d’arte di Firenze; ebbe quindi temporanei incarichi come direttore della Pinacoteca di Brera (1920) e della Galleria di Parma (1924). Nel frattempo, si dedicò all’insegnamento universitario all’Università di Pisa e di Milano. Specializzatosi nello studio della pittura del Seicento, Marangoni si dedicò spesso – privilegiando la lettura diretta e il riconoscimento stilistico e formale dell’opera (è del 1927 l’uscita del suo volume "Come si guarda un quadro") – alla riscoperta di autori dimenticati e alla rilettura critica di alcuni tra i principali artisti dell’epoca.
Il ritratto che il pittore fiorentino Baccio Maria Bacci dedica a Marangoni rivela, nei dettagli della scena e nella posa rilassata dello storico dell’arte, l’atmosfera intima della loro amicizia e l’intensità del rapporto intellettuale che reciprocamente li legava. Il dipinto si colloca infatti in una fase cruciale della esperienza pittorica di Bacci che, dopo un significativo e intenso periodo di sperimentazione futurista, grazie anche alla lezione di Marangoni tornò ad abbracciare una figurazione di matrice classica, anticipando così la sua successiva adesione alla cultura pittorica novecentista. Ritratto dello storico d'arte Matteo Marangoni, colto mentre si appoggia in maniera disinvolta alla scrivania.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di signora

Autore:

Geranzani, Cornelio

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1925 - 1925 - XX

Inventario:

GX1993.509

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 180; Larghezza: 80

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Abbandonati gli studi giuridici, Geranzani si dedica alla pittura seguendo i corsi di Giovanni Quinzio all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Dallo studio accademico del paesaggio passa ben presto a una ricerca sulla tecnica divisionista, giungendo a una personale interpretazione del puntinismo caratterizzato da una semplificazione e geometrizzazione delle forme. Nel "Ritratto di signora" l’abituale composizione musiva delle sue opere, ottenuta attraverso l’uso di tasselli di colori, viene sostituita da ampie pennellate di toni scuri; tuttavia la spigolosità delle pieghe del vestito e l’attenzione per il pattern decorativo della stoffa rivelano la permanenza di un’ispirazione pittorica di matrice déco. Olio su tela raffigurante il profilo sinistro di una donna in piedi; il panneggio geometrico del corpetto contrasta con le forme morbide del resto dell'opera.

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Titolo dell'opera:

Nicolò Garaventa e i giovani “garaventini” nella nave-scuola «Redenzione»

Autore:

Motta, Domingo

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1898 - 1898 - XIX

Inventario:

GAF2021.10

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 223; Larghezza: 158

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

La monumentale tela "Nicolò Garaventa e i giovani “garaventini” nella nave-scuola Redenzione" fu dipinta da Domingo Motta, pittore di cui è già presente nel percorso della Wolfsoniana una suggestiva opera, "Lo spaccapietre" (1898).
L’opera, ispirata ai modelli stilistici e iconografici del realismo sociale ottocentesco, presentata all’Esposizione Generale Italiana di Torino del 1898 e realizzata molto probabilmente su commissione, documenta una tra le più affascinanti storie di filantropia genovese: quella dell’educatore e benefattore Nicolò Garaventa che, ricevuto in dono da Umberto I il brigantino della Marina sarda «Daino »(poi ribattezzato Redenzione), attrezzò la nave a istituto di recupero per giovani emarginati. Olio su tela raffigurante Nicolò Garaventa in piedi, appoggiato al bastone. Attorno a lui due giovani marinaretti si sporgono dalla balaustra mentre un terzo rammenda una vela.

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Titolo dell'opera:

La Gran Madre

Autore:

De Albertis, Edoardo

Tipologia:

tondo

Epoca:

1918 - 1918 - XX

Inventario:

GX1993.222

Misure:

Unità di misura: cm; Diametro: 44

Tecnica:

bronzo

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Descrizione:

Impegnato nel primo dopoguerra in numerosi incarichi ufficiali per la realizzazione di monumenti ai caduti in Liguria e in Piemonte (tra cui il Monumento ai caduti di Marcello Piacentini per piazza della Vittoria a Genova, 1933), De Albertis in questo tondo commemorativo dei martiri del conflitto ritorna, con uno impostazione stilistica che riprende le morbide e serpentine linee dello stile liberty, su un tema spesso presente nella sua produzione plastica: la raffigurazione allegorica della maternità. Tondo in bronzo lavorato a stiacciato.

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Titolo dell'opera:

Genova e la Riviera di Ponente

Autore:

Volpe, Francesco

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1911 - 1911 - XX

Inventario:

GX1993.638

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 120; Larghezza: 524

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Il dipinto fu commissionato, in occasione dell’esposizione di Torino del 1911, dalla Società anonima italiana Gio. Ansaldo Amstrong & C., costituitasi nel 1903 a seguito di un accordo tra la Gio. Ansaldo & C. e l’inglese Amstrong, produttrice di navi da guerra, e scioltasi nel 1912. L’opera è citata in una lettera del 22 marzo 1911 di Carlo Manzitti, capo ingegnere dell’Ansaldo e responsabile delle relazioni con gli esecutori del padiglione a Torino, e in un articolo a firma di Giovanni Bistolfi, commissionato dagli stessi Perrone per una probabile pubblicazione su riviste promozionali dell’Ansaldo. In questo dipinto di ampie dimensioni il pittore genovese Franz Volpe, allievo di Cesare Viazzi, raffigura nella sua vastità la complessa e grandiosa struttura degli stabilimenti industriali dell’Ansaldo, collocati lungo la costa ligure da Genova a Sestri Ponente, in un ambito cittadino allora in piena espansione urbanistica. Trittico realizzato a olio su tela raffigurante la costa ligure vista dal mare, da Genova a Sestri Ponente. Nella parte inferiore della tela sono vergate delle scritte che identificano la porzione di dipinto a cui fanno riferimento.

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