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Titolo dell'opera:

Sala da pranzo di Villa Bedarida a Livorno

Autore:

Bottoni, Piero

Tipologia:

ambiente

Epoca:

1937 - 1937 - XX

Inventario:

GX1993.199.1-13

Misure:

Unità di misura: UNR

Tecnica:

legno di acero verniciatura

Descrizione:

Nel 1936-1937 l’architetto milanese Piero Bottoni realizza a Livorno il progetto di risistemazione della casa di Umberto Bedarida, imprenditore e studioso di cultura ebraica, e sua moglie Laura Franco, pittrice e scultrice. Oltre al progetto architettonico, Bottoni disegna per la casa anche i mobili, tra cui Il tavolo e le dodici sedie in acero bianco e pero laccato nero, ora esposti alla Wolfsoniana. L’intervento di Bottoni consiste in una profonda trasformazione di una casa tradizionale ottocentesca in una villa moderna, in cui vengono introdotti i concetti del razionalismo: distribuzione funzionale degli spazi, decorazione di interni senza ornamenti e ampi spazi. Il set per la sala da pranzo s’intonava alla soluzione complessiva dell’ambiente: il piano del tavolo ovale ricoperto di cristallo smerigliato rifletteva la luce del lungo lampadario traforato appeso sopra e il colore giallo dorato delle pareti. L’acquario, posto all’interno di un tramezzo si inseriva nel gioco delle luci e dei riflessi. Dalla sala si apriva l’accesso al vestibolo con la scala elicoidale in cemento armato con le balaustre in lastre di cristallo, incassate senza alcun montante di ferro, e corrimano in pero lucidato nero, come il piano del tavolo. Fornitura per la sala da pranzo di Villa Bedarida a Livorno, comprendente il tavolo e otto sedie. I mobili sono realizzati in legno di acero e pero tinteggiati di nero. Il tavolo presenta un inserto centrale in cristallo mentre le sedute delle seggiole sono rivestite di ciniglia di velluto.

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Titolo dell'opera:

Vasi Vendemmia

Autore:

Ponti, Giovanni

Tipologia:

vaso

Epoca:

1929 - 1929 - XX

Inventario:

MWJ167

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 24,5; Larghezza: 19,5; Profondità: 12,5

Tecnica:

terracotta- invetriatura

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Descrizione:

Il soggetto del motivo decorativo dei due vasi Vendemmia è ricorrente nelle opere di Gio Ponti, architetto milanese e direttore artistico della fabbrica di porcellane Richard Ginori. A partire dal 1923 l’antica manifattura fiorentina tende di rinnovare la propria produzione ispirandosi alle nuove tendenze moderniste. Gio Ponti è protagonista di questo rinnovamento: ispirandosi alle forme e ai soggetti tradizionali e classiche della produzione storica di ceramica, elabora nuovi modelli raffinati ed eleganti, allineati alle tendenze decò e del Novecento, promuovendoli attraverso le partecipazioni alle mostre, tra cui l’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi del 1923, le Biennali di arte decorativa di Monza e le Triennali di Milano, e sulle pagine della rivista “Domus”, da lui fondata nel 1928.
I soggetti legati alla raccolta dell’uva e alla preparazione del vino vennero ideati nel 1927 per la taverna Alla Penna a Milano, per la quale Gio Ponti elaborò il progetto di arredo e di decorazione degli interni, assieme agli altri architetti del gruppo Labirinto. Il tema ebbe un tale successo che Ponti lo traspose in diversi oggetti in ceramica, prodotti in serie dalla Richard Ginori. I disegni che decorano i vasi della Wolfsoniana si ritrovano in due delle quattro piastrelle ("Il raccolto" e "Il trasporto", 1927), sui piatti dedicati al tema della vendemmia e nel gruppo scultoreo "La terra promessa" realizzato con Italo Griselli (1927-1930). Coppia di vasi in terracotta invetriata decorati con figure legate alla vendemmia e alla preparazione del vino.

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Titolo dell'opera:

Vaso con levrieri

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Vaso con levrieri

Tipologia:

vaso

Epoca:

1930 - 1930 - XX

Inventario:

GX1993.384

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 50; Larghezza: 32

Tecnica:

terracotta- invetriatura

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Descrizione:

Davide Fabbri fonda a Roma nel 1921, in collaborazione con Renzo Cellini, la fabbrica di ceramiche artistiche "La Salamandra"; ma con l’acquisto del marchio da parte della Buitoni la fornace viene trasferita l’anno successivo a Perugia e nel 1930, in occasione della Quarta Triennale Internazionale di Monza, presenta una selezione del suo repertorio all’interno della Galleria della Ceramica, ordinata dall’architetto Tommaso Buzzi. Tra le ceramiche esposte compariva anche questo Vaso con levrieri, opera connotata nelle sue forme eleganti e monumentali dalla fusione tra il gusto déco e le inflessioni novecentiste allora imperanti. Impreziosita dalla tinta turchese a smalto, la struttura del vaso presenta un corpo ovoidale con superficie scanalata e un massiccio piede circolare. Dal collo cilindrico parte il ricciolo che costituisce le anse del vaso, all’interno delle quali si inseriscono le sagome stilizzate di due scattanti levrieri.

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Titolo dell'opera:

Servizio da tavola "Monza"

Autore:

Andlovitz, Guido

Tipologia:

servizio da tavola

Epoca:

1925 - 1925 - XX

Inventario:

GX1993.318

Misure:

Unità di misura: UNR

Tecnica:

Terracotta invetriata policroma

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Descrizione:

Il servizio da tavola Monza, o detto anche Margherita per il decoro dei piatti che simula le corolle del fiore, fu esposto da Andlovlitz alla Seconda Biennale di Monza del 1925. L’artista, che nella sua funzione di art director della Società Ceramica Italiana di Laveno sviluppò, come Gio Ponti con la Richard Ginori, una fruttuosa collaborazione tra progettista e industria della ceramica, si avvicina in quest’epoca ai modelli iconografici e stilistici delle Wiener Werkstätten. Gli elementi di corredo di questo servizio si connotano infatti, in linea con una tra le principali tendenze espressive dello stile déco, per un gusto neo-settecentesco, caratterizzato da stilizzati e ironici motivi decorativi. Servizio da tavola in terracotta invetriata e dipinta con una decorazione di figure e corolle fiorite.

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Titolo dell'opera:

Poltrona

Autore:

Zaccari, Ettore

Tipologia:

poltrona

Epoca:

1920 - 1920 - XX

Inventario:

GX1993.206.1-2

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 117; Larghezza: 61; Profondità: 53

Tecnica:

legno di noce- intaglio

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Descrizione:

Ettore Zaccari si dedicò all’ebanisteria sin da giovanissimo e, dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Scuola Civica d’Arte del Castello Sforzesco, apre una bottega a Milano in via Pisacane, la cui attività proseguì anche dopo la sua morte nel 1922. Questa poltrona fu esposta nel 1923, in coppia con un’altra identica, nella sala da pranzo presentata nella sezione lombarda alla I Biennale di Monza. Tale sala da pranzo, premiata con il diploma d’onore, fu eseguita dalla bottega Zaccari, che disegnò pure le tappezzerie e le decorazioni murali in uno stile che guardava alla tradizione del mobile rinascimentale ma anche alla lezione dei mobilieri francesi, in particolare a Maurice Dufrène, nell’esuberante e fitta decorazione a intaglio del legno lucidato. Poltrona in legno di noce lucidato di nero. L'ampia e movimentata decorazione dello schienale è delimitata da una sequenza di linee verticali terminanti in due volute dorate.

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Titolo dell'opera:

Poltrona decorata con conchiglie

Autore:

Grassi, Vittorio

Tipologia:

poltrona

Epoca:

1923 - 1923 - XX

Inventario:

GD1994.67

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 83; Larghezza: 65; Profondità: 65

Tecnica:

legno- pittura

Descrizione:

Pittore, illustratore e scenografo, Vittorio Grassi si accosta a Duilio Cambellotti nel comune interesse per il mondo rurale, in particolare quello dell’Agro Romano, a cui entrambi si ispirano nel disegno di arredi. Illustrati sulla rivista “La Casa”, alla quale entrambi collaborano in quegli anni, i loro mobili presentano forme semplificate in massello di legno a incastro, senza chiodi. In occasione della sezione romana della I Biennale di Monza del 1923 Grassi progetta tre ambienti: la saletta da pranzo, la camera da letto per signorina e una camera matrimoniale con mobili color carta da zucchero, caratterizzati da decorazioni argentee e dal motivo decorativo della conchiglia. Questa sala, da cui proviene la poltroncina della Wolfsoniana, fu acquistata alla Biennale monzese dal professor Giuseppe Lugli di Roma, amico dell’artista. La poltrona fu realizzata d FIM, Fabbrica Italiana Mobili, che aveva sede a Torino. Poltrona in legno dipinto con un decoro di due conchiglie spiraliformi sullo schienale.

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Titolo dell'opera:

Fontana con uccellini

Autore:

Rizzarda, Carlo

Tipologia:

fontana

Epoca:

1925 - 1925 - XX

Inventario:

GX1993.62

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 165; Larghezza: 38

Tecnica:

ferro battuto

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Descrizione:

Allievo di Alessandro Mazzucotelli, Carlo Rizzarda, raggiunto nel 1926 il successo internazionale, acquista nella natia Feltre un antico palazzo, arredandolo con la sua collezione d’arte e i suoi ferri battuti. Dopo la sua morte tale edificio diventa la sede del Museo Rizzarda, nella cui raccolta compaiono diverse opere dell’artista, datate tra il 1923 e il 1926 e caratterizzate dal motivo decorativo degli uccellini, utilizzato anche dal suo maestro Mazzucotelli. Accanto a tale tema la Fontana con uccellini della Wolfsoniana presenta anche quello della “fontana gelata”, elaborato negli anni di diffusione del gusto déco in molteplici varianti linguistiche ed espressive e qui risolto da Rizzarda attraverso la realizzazione di raggelati zampilli metallici. Fontana in ferro battuto, con numerosi getti d'acqua zampillanti e una coppia di uccellini sul bordo della vasca.

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Titolo dell'opera:

Credenza di Zecchin

Autore:

Zecchin, Vittorio

Tipologia:

credenza

Epoca:

1923 - 1923 - XX

Inventario:

GX1993.47

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 110; Larghezza: 128; Profondità: 52

Tecnica:

legno di rovere

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Descrizione:

Nella sezione triveneta alla Prima Biennale di Monza Vittorio Zecchin presentò una sala da pranzo per la quale disegnò mobili, vetri, piatti in ceramica e arazzi. Gli arredi comprendevano un tavolo, alcune sedie, e panchette e una credenza in legno di rovere tinto di nero con incisioni dorate di fiori stilizzati, cervi e cerbiatti. Tale motivo decorativo, presente nella panchetta conservata presso la Wolfsoniana (GX1993.48), presentava una variante con figure di pesci nella credenza esposta sempre nel 1923 alla Galleria Pesaro di Milano. L'esemplare conservato al museo era originariamente decorato con bocchette in argento. Credenza in legno di rovere laccato di nero e abbellito da un motivo intagliato di pesci dorati. L’interno dello sportello sinistro è siglato dalle iniziali incise di Vittorio Zecchin.

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Titolo dell'opera:

Vaso con gallo

Autore:

Rosati, Roberto - Palazzi, Ferruccio

Tipologia:

vaso

Epoca:

1922 - 1922 - XX

Inventario:

GX1993.398

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 40; Larghezza: 24

Tecnica:

ceramica

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Descrizione:

Roberto Rosati, allievo di Duilio Cambellotti, dopo aver conseguito il diploma presso il Regio Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza nel 1912 apre il suo primo laboratorio di ceramica in collaborazione con il gallerista Giuseppe Sprovieri. Nel primo dopoguerra collabora con la manifattura La Fiamma di Roma, che viene acquistata nel 1924 da Ferruccio Palazzi. Nel 1923 partecipa alla Prima Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza nella sezione romana, dove espone il "Vaso con gallo", la cui forma semplice corrisponde ai modelli in uso nella cerchia dei ceramisti romani. Il carattere peculiare della sua produzione è rappresentato dai motivi decorativi dei punti colorati, che definiscono gli elementi naturali o geometrici raffigurati. Vaso curvilineo in ceramica privo di anse e di coperchio. La decorazione è costituita da un motivo a punti colorati e dorati che sottolineano e definiscono gli elementi vegetali e geometrici raffigurati. L’immagine del gallo, che occupa gran parte della superficie, pur nella sua fisionomia realista accentuata da contorni bruni è restituita attraverso una complessiva stilizzazione grafica.

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Titolo dell'opera:

Vaso con fondo marino

Autore:

Rufa, Giulio

Tipologia:

vaso

Epoca:

1922 - 1922 - XX

Inventario:

GX1993.400

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 38,5; Larghezza: 25

Tecnica:

terracotta- invetriatura

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Descrizione:

Formatosi al Museo Artistico Industriale di Napoli e all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove è allievo di Cambellotti, nel 1923 Giulio Rufa espone insieme a Ferruccio Palazzi e a Roberto Rosati terrecotte nella sezione romana alla Prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza. Attivo su più fronti artistici, è impegnato in particolare nel campo della ceramica, ambito nel quale collabora con Ferruccio Palazzi. Questo vaso con forma globulare e orlo estroflesso, segnato sotto la base “Roma/Rufa”, è tipico della sua prima produzione ceramica. Vaso di forma globulare e orlo estroflesso in terracotta invetriata e dipinta.

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