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Titolo dell'opera:

Musa del Cinema

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Musa del Cinema

Tipologia:

scultura

Epoca:

1940 - 1940 - XX

Inventario:

GX1993.50

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 237; Larghezza: 110; Profondità: 55

Tecnica:

marmo scolpito

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Descrizione:

Questa statua monumentale di artista sconosciuto fu presumibilmente concepita per un edificio pubblico a Roma, forse per l’EUR, o per un cinema della capitale.
Il volto della scultura presenta una certa analogia con l’allegoria femminile della radio del monumento a Guglielmo Marconi, realizzato da Arturo Dazzi e collocato all’entrata del Padiglione italiano di Michele Busiri Vici all’Esposizione universale di New York del 1939: La radio che porta il cuore del mondo.

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Titolo dell'opera:

Donne in tempo di guerra

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Donne in tempo di guerra

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1942 - 1943 - XX

Inventario:

GD1993.44.1

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 108; Larghezza: 88

Tecnica:

olio su compensato

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Descrizione:

Il dipinto della pittrice futurista Alba Giuppone raffigura alcune attività che le donne esercitarono negli anni di guerra. Come già era accaduto in occasione della Grande Guerra, le donne durante il conflitto svolsero attività che in tempo di pace erano abitualmente appannaggio degli uomini, oltre alle consuete occupazioni a loro tradizionalmente riservate. Olio su compensato raffigurante alcune figure femminili in un contesto lavorativo operaio.

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Titolo dell'opera:

Si scopron le tombe – si levano i morti

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Si scopron le tombe – si levano i morti

Tipologia:

bozzetto

Epoca:

1909 - 1910 - XX

Inventario:

Sculture 19

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 70; Larghezza: 50; Profondità: 47

Tecnica:

gesso

Descrizione:

Bozzetto del monumento con il quale lo scultore Eugenio Baroni risultò vincitore assoluto del concorso nazionale che aveva lo scopo di celebrare il cinquantenario della spedizione dei Mille. Il progetto del giovane artista, ispirato ai primi versi dell'Inno di Garibaldi di Luigi Mercantini ("Si scopron le tombe..."), si distinse dagli elaborati degli altri concorrenti per l'originalità delle soluzioni plastiche, slegate dai tradizionali schemi architettonici. Bozzetto in gesso per il monumento dedicato alla Partenza dei Mille.

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Titolo dell'opera:

Cassetta con l'occorrente per scrivere

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Cassetta con l'occorrente per scrivere

Tipologia:

astuccio

Epoca:

sec. XIX - 1801 - 1900

Inventario:

Cat. 145

Misure:

Tipo di misura: altezzaxlunghezzaxlarghezza; Unità di misura: cm; Valore: 86x42x79

Utilizzo:

Contenere gli strumenti per scrivere.

Descrizione:

Set portatile per scrivere: astuccio rigido a forma parallelepipeda con dentro forbicine, calamaio, pennino, righello e tagliacarte. In una piccola sezione espositiva, all'interno dell'appartamento che fu abitato dalla famiglia Mazzini e dove Giuseppe nacque, oggi sede dell’Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento di Genova, è ricostruito lo studiolo del giovinetto, dove spiccano alcuni strumenti che egli utilizzava per scrivere e in parte qui esposti. Dal portacarte rivestito di pelle nera, con inciso, sul coperchio a ribalta, il nome Joseph, alla cassetta portatile con penne e calamaio, all’astuccio con i piccoli occhiali tondi, al cifrario per comunicare segretamente. Oltre ai preziosi quaderni giovanili, scritti con la inconfondibile grafia minuta e affidata a fogli sottilissimi, in carta velina (gli Zibaldoni), si trova anche il doppio sigillo in metallo che da un lato reca incisa l'iniziale del cognome “M”, dall'altra il diminutivo di Giuseppe, “Pippo”, come era affettuosamente chiamato da familiari e amici.
Si tratta di cimeli particolarmente significativi perché raccontano la enorme importanza che la scrittura e le epistole rappresentarono nella vita di Mazzini, elementi fondamentali per la sua attività politica e rivoluzionaria. Attraverso le sue fitte, instancabili missive, egli seppe guidare a distanza i moti del Risorgimento italiano tenendo vivi i suoi insegnamenti. Queste corrispondenze ci mostrano altresì l’uomo che si cela dietro al pensatore e sono preziose per ricostruire la memoria di un eroe complesso, capace di grandi slanci emotivi e segnato da una profonda umanità.

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Titolo dell'opera:

Portacarte

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Portacarte

Tipologia:

contenitore

Epoca:

sec. XIX - 1841 - 1860

Inventario:

Cat. 146

Misure:

Tipo di misura: volume; Unità di misura: cm; Valore: 19x25x14

Utilizzo:

Contenere le carte da gioco

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Descrizione:

Scatola lignea apribile; l'interno è suddiviso in parti verticali dove è possibile inserire in maniera ordinata le carte. In una piccola sezione espositiva, all'interno dell'appartamento che fu abitato dalla famiglia Mazzini e dove Giuseppe nacque, oggi sede dell’Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento di Genova, è ricostruito lo studiolo del giovinetto, dove spiccano alcuni strumenti che egli utilizzava per scrivere e in parte qui esposti. Dal portacarte rivestito di pelle nera, con inciso, sul coperchio a ribalta, il nome Joseph, alla cassetta portatile con penne e calamaio, all’astuccio con i piccoli occhiali tondi, al cifrario per comunicare segretamente. Oltre ai preziosi quaderni giovanili, scritti con la inconfondibile grafia minuta e affidata a fogli sottilissimi, in carta velina (gli Zibaldoni), si trova anche il doppio sigillo in metallo che da un lato reca incisa l'iniziale del cognome “M”, dall'altra il diminutivo di Giuseppe, “Pippo”, come era affettuosamente chiamato da familiari e amici.
Si tratta di cimeli particolarmente significativi perché raccontano la enorme importanza che la scrittura e le epistole rappresentarono nella vita di Mazzini, elementi fondamentali per la sua attività politica e rivoluzionaria. Attraverso le sue fitte, instancabili missive, egli seppe guidare a distanza i moti del Risorgimento italiano tenendo vivi i suoi insegnamenti. Queste corrispondenze ci mostrano altresì l’uomo che si cela dietro al pensatore e sono preziose per ricostruire la memoria di un eroe complesso, capace di grandi slanci emotivi e segnato da una profonda umanità.

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Titolo dell'opera:

Giubba appartenuta a Giuseppe Garibaldi

Acquisizione:

Cristina Sizio, ved. Figari 1960

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giubba appartenuta a Giuseppe Garibaldi

Tipologia:

giubba

Epoca:

sec. XIX - 1827 - 1882

Inventario:

Cat. 590

Utilizzo:

Indossata sopra la camicia.

Descrizione:

Giubba in panno rosso bordata in panno verde scuro e filettata di bianco, con due tasche in alto disposte obliquamente e piccoli bottoni di metallo. Questa camicia, o giubba, indossata da Giuseppe Garibaldi, fu a lungo conservata come una reliquia e infine donata al Museo da Cristina Sizio, vedova Figari, nel 1960.
Come è noto, le camicie rosse furono il simbolo più riconoscibile dei volontari garibaldini, protagonisti delle campagne per l’unificazione dell’Italia nel XIX secolo. Non si trattava solo di un capo d’abbigliamento, ma di un emblema di appartenenza, coraggio e spirito rivoluzionario. Il colore rosso, scelto inizialmente per ragioni pratiche — erano camicie da lavoro facilmente reperibili in Sud America — divenne presto un segno distintivo, capace di unire uomini di diversa estrazione sociale sotto un’unica causa: la libertà e l’indipendenza della patria.

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Titolo dell'opera:

Garibaldi Anita

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Garibaldi Anita

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1801 - 1900 - XIX

Inventario:

83

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 81; Larghezza: 57

Tecnica:

Tela-olio

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Descrizione:

Anita, diminutivo di Anna Maria de Jesus Ribeiro, incontrò Giuseppe Garibaldi nel 1839 a Laguna, nel Sud del Brasile, dove risiedeva con suo marito. Da quel momento, Anita seguirà e sarà la compagna di Garibaldi, la madre dei suoi figli e la compagna di tutte le sue battaglie. È lo stesso Garibaldi a descrivere nelle sue “Memorie” l’incontro a forti tinte romantiche e ad alimentare la leggenda di Anita come eroina appassionata e sprezzante del pericolo, che rimane sempre accanto al suo compagno. Garibaldi la sposò a Montevideo nel 1842 e da lei ebbe quattro figli.
Questo ritratto è ripreso in maniera fedele dalla miniatura di Gaetano Gallino – l’unica eseguita dal vero – conservata al Museo del Risorgimento di Milano. Ritratto a mezzo busto di Anita Garibaldi, vestita con un abito scuro dallo scollo di pizzo.

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Titolo dell'opera:

Garibaldi in blu de Genes

Acquisizione:

Ian Berry 2021 Genova - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Garibaldi in blu de Genes

Tipologia:

collage

Epoca:

2021 - 2021 - XXI

Inventario:

617

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 106; Larghezza: 77; Profondità: 6

Tecnica:

tessuto

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Descrizione:

Ian Berry è un artista britannico che ha saputo trasformare un materiale quotidiano come il denim in una forma d’arte unica e riconoscibile. Nato a Huddersfield, dopo aver studiato arte e lavorato nel mondo della pubblicità, ha deciso di dedicarsi completamente alla sua passione artistica. La sua cifra stilistica è sorprendente: utilizza esclusivamente jeans riciclati, giacche e altri capi in denim per creare ritratti, paesaggi e scene urbane di grande impatto visivo. Nel corso degli anni, Berry ha ottenuto un riconoscimento internazionale, tanto che nel 2013 è stato inserito dall’Art Business News tra i 30 artisti più influenti del panorama contemporaneo. Le sue opere sono state esposte in musei prestigiosi, come il Museo Rijswijk nei Paesi Bassi e il Museo Levi Strauss in Germania, e una sua installazione permanente si trova al New San Fran Flower Mart di San Francisco.
Tra le sue creazioni più affascinanti c’è "Garibaldi in jeans" (2021) in denim su denim, in cui l’artista rielabora la celebre opera di Gerolamo Induno “Garibaldi a Marsala” del Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino. L’opera è stata esposta nell’ambito del progetto Genova Jeans e oggi è conservata al Museo del Risorgimento di Genova, dove dialoga con la memoria storica della città e del Paese. Opera d'arte realizzata utilizzando pezzi di jeans che raffigura Giuseppe Garibaldi stante con in mano la bandiera italiane sventolante. In lontananza alle sue spalle sono visibili alcuni edifici, un gruppo di persone sulla spiaggia e tre velieri.

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Novaro Michele

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ritratto di Novaro Michele

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1820 - 1900 - XIX

Inventario:

30

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 30; Larghezza: 23

Tecnica:

tempera su carta

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Descrizione:

Quest’opera di Giuseppe Isola racchiude molti dettagli che contribuiscono a ricostruire la storia della nascita del Canto degli italiani. Dietro alla figura stante del musicista si trova infatti lo spartito dell’inno di Mameli, poggiato sul leggio di un pianoforte, avvolto dal tricolore italiano, mentre sullo sfondo vi sono immagini che richiamano eventi risorgimentali, verosimilmente fatti delle Cinque Giornate di Milano. Il Maestro ha in mano una penna e l’impressione che si vuole offrire è forse quella che egli si sia appena alzato dallo sgabello dove ha appena finito di scrivere la partitura di "Fratelli d'Italia", che secondo la tradizione avvenne infatti in velocità grazie a una pronta ispirazione, appena ricevuto il testo di Mameli. Ritratto di Michele Novaro. Il compositore è all'interno di una stanza affrescata; alle sue spalle è abbozzata la sagoma di un pianoforte su cui è poggiato lo spartito del Canto degli Italiani.

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Titolo dell'opera:

Balilla

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Balilla

Tipologia:

scultura

Epoca:

1931 - 1931 - XX

Inventario:

GX1993.215

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 123; Larghezza: 54; Profondità: 27

Tecnica:

bronzo

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Descrizione:

Nel 1926 venne istituita l’Opera Nazionale Balilla che, sotto la supervisione del Ministero dell’Educazione nazionale, aveva lo scopo di organizzare l’attività dei ragazzi dagli otto ai quattordici anni – chiamati appunto Balilla – in orario extrascolastico. Il nome Balilla derivava dal soprannome di un ragazzo genovese che, secondo la tradizione, scagliando una pietra contro alcuni soldati austriaci il 5 dicembre 1746, diede avvio alla vittoriosa insurrezione di Genova contro l’oppressore straniero. Di tale scultura è conservata una versione in marmo presso le Raccolte Frugone di Genova.
Con forte ispirazione michelangiolesca, con richiami al classicismo, ma anche al verismo ottocentesco, il linguaggio di Galletti di questi anni appare improntato, in conformità con la retorica fascista, ai modelli espressivi della cultura figurativa novecentista. Scultura bronzea del Balilla, raffigurato nudo in posa classica, con il pugno sinistro sul fianco.

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