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Titolo dell'opera:

Poltrona per gli uffici Gualino di Torino

Autore:

Pagano, Giuseppe - Levi Montalcini, Gino

Tipologia:

poltrona

Epoca:

1928 - 1928 - XX

Inventario:

GX1993.204

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 67; Larghezza: 53; Profondità: 48

Tecnica:

buxus

Descrizione:

L’edificio e gli arredi interni progettati a Torino, tra il 1928 e il 1929, da Giuseppe Pagano Pogatschnig e Gino Levi Montalcini per gli uffici SALPA dell’industriale e collezionista torinese Riccardo Gualino furono considerati all’epoca come “una delle prime realizzazioni in Italia dell’architettura così detta razionale”. Quest’opera, vero e proprio monumento alla moderna ideologia manageriale, rifletteva – nella sua radicale semplificazione linguistica, nella funzionale distribuzione degli spazi e nell’interazione tra architettura e arredi – un innovativo ed efficiente modello di organizzazione del lavoro. Realizzati dalla ditta torinese FIP, i mobili per gli uffici della Salpa presentavano un'ampia varietà tipologica, comprendente sessantasette modelli di tavoli, scrivanie, seggiole, poltrone, scaffali, ripiani, portatelefoni, cassettiere, schedari, banconi e classificatori. Il duttile ed elegante materiale che rivestiva tali arredi era il buxus, prodotto dalla metà degli anni Venti presso le cartiere piemontesi Giacomo Bosso e utilizzato la prima volta per l’impiallacciatura dei mobili presentati all’Esposizione di Torino del 1928, all’interno dell’appartamento d’impostazione razionalista del gruppo degli Architetti Novatori. La consacrazione di tale materiale fu offerta dal progetto di arredo degli uffici Gualino che, tuttavia, mise in evidenza anche la sua intrinseca contraddizione: nonostante la sua vocazione produttiva d’impianto industriale, il buxus doveva infatti regolarmente confrontarsi con un elaborato processo di messa in opera d’impronta artigianale. Poltroncina in stile razionalista impiallacciata in buxus.

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Titolo dell'opera:

Sedie per l'ingresso della casa di Fiammetta Sarfatti

Autore:

Piacentini, Marcello

Tipologia:

sedia

Epoca:

1933 - 1933 - XX

Inventario:

GD1993.5.1-6.1

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 90; Diametro: 44; Unità di misura: cm; Altezza: 90; Larghezza: 43; Profondità: 42,3

Tecnica:

legno di abete e compensato dipinti all'anilina

Descrizione:

Questa coppia di sedie faceva parte di un set di mobili disegnati dall’architetto Marcello Piacentini per la casa della figlia della critica d’arte Margherita Sarfatti, Fiammetta, in occasione del suo matrimonio con il conte Livio Gaetani. Questa rara realizzazione di un arredo privato da parte del celebre architetto del regime rivela, nella sua linea rigorosa, semplificata e priva di decorazioni, un’ispirazione vicina al gusto déco e alle soluzioni progettuali dei mobili futuristi. Due sedie rosso brillante realizzate in legno d'abete e compensato dipinti all'anilina, un composto chimico usato per la preparazione di numerosi coloranti.

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Titolo dell'opera:

Porta-vetrata

Autore:

Brusotti, Luigi - Brusotti, Ambrogio

Tipologia:

porta

Epoca:

1937 - 1937 - XX

Inventario:

GX1993.67a-b

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 220; Larghezza: 204; Profondità: 5

Tecnica:

legno di rovere

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Descrizione:

La ditta Luigi Brusotti, con sede in via Solari a Milan, fu operante dalla metà dell’Ottocento nella lavorazione di vetri incisi, lampade e arredi in vetro e, dopo gli ingenti danni subiti durante la Seconda guerra mondiale, chiuse i battenti nel 1960. L’attività, tramandata dal fondatore Luigi al figlio Ambrogio, verteva soprattutto sulla creazione di pezzi unici, come nel caso di questa porta scorrevole, il cui decoro della vetrata fu disegnato nel 1937, in ricordo del suo viaggio di nozze in Africa, dalla committente stessa, Maria Rosa Mocchetti, per il salone della sua casa di Legnano, arredato in stile novecento con tavolini in vetro di produzione Brusotti. Porta vetrata con cornice in rovere e maniglie in metallo lavorato. Il vetro, su toni rosati, è decorato con figure stilizzate di animali africani e da sagome di alberi.

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Titolo dell'opera:

Vendemmia mod. S/209

Autore:

Finzi, Arrigo

Tipologia:

centrotavola

Epoca:

1939 - 1939 - XX

Inventario:

GG2018.7

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

argento

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Descrizione:

Gli argenti di Arrigo Finzi che riportano il marchio “Sant’Elia”, depositato il 16 ottobre 1933, pur partendo con una produzione ispirata ai progetti del futurista Antonio Sant’Elia, con cui l’argentiere milanese aveva fatto conoscenza nel 1909 e con il quale aveva stretto un rapporto d’amicizia e di collaborazione artistica, drammaticamente interrotto dalla prematura morte del giovane architetto sul fronte della Prima guerra mondiale, più che al linguaggio futurista si distinsero tuttavia, per l’essenzialità e la delicatezza delle loro forme, per l’evidente adesione alle istanze espressive del gusto déco, con tangenze sia con la contemporanea produzione lombarda, sia con le emergenti tendenze mitteleuropee. Centrotavola in argento a forma di coppa di vino. I manici lavorati a spirale terminano con un grappolo d'uva.

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Titolo dell'opera:

Servizio Autarchia

Autore:

Finzi, Arrigo

Tipologia:

servizio da thè

Epoca:

1940 - 1941 - XX

Inventario:

GG2018.11a-e

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

metallo argentato

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Descrizione:

Uno degli aspetti più qualificanti del periodo autarchico fu rappresentato dalla produzione di nuovi materiali, specialmente nei settori dell’edilizia, dell’arredo e della moda. Tra i metalli si ricorda l’alpacca – lega di rame, zinco e nichel, nota come argento tedesco – utilizzata dalla filiale milanese della Krupp-Società Anonima Italiana Metalli per una serie di corredi per la tavola disegnati da Gio Ponti o il Metargent, marchio con cui agli inizi degli anni Trenta l’argentiere milanese Arrigo Finzi iniziò a siglare oggetti relativi al settore sportivo e con il quale contrassegnò anche il suo servizio Autarchia del 1940-1941. Il Metargent, metallo bianchissimo fortemente argentato e inalterabile all’incisione, già utilizzato per coppe sportive che nei titoli stessi richiamavano il repertorio linguistico e gli slogan della propaganda fascista, divenne dunque, nel pieno della campagna autarchica, un materiale idoneo al sostegno della politica di autosufficienza economica promossa dal regime. Servizio da thè in metallo composto da tazzina, teiera, lattiera e zuccheriera.

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Titolo dell'opera:

Servizio da caffè

Autore:

Andlovitz, Guido

Tipologia:

servizio da caffè

Epoca:

1933 - 1933 - XX

Inventario:

GD1994.71.1-17

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

porcellana

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Descrizione:

Diplomato architetto all’Accademia di Brera nel 1923, Guido Andlovitz, assunto come consulente dalla Società Ceramica Italiana di Laveno, ne diviene direttore artistico nel 1927: incarico che manterrà per circa quarant’anni. Accanto alla produzione ceramica, si occupa anche della progettazione di arredi, come nel caso del boudoir presentato alla V Triennale di Milano del 1933, dove era esposta una versione interamente bianca di questo servizio, il cui marchio di fabbrica con la dicitura “Verbano-Laveno” indica che si trattava di “porcellana da tavola”. Servizio da caffè in porcellana composto da due tazze con piattino, teiera, lattiera e zuccheriera; i pezzi sono decorati con un motivo di linee rosse e nere.

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Titolo dell'opera:

Servizio da caffè “Barbara”

Autore:

Ponti, Giovanni

Tipologia:

servizio da caffè

Epoca:

1930 - 1930 - XX

Inventario:

MWJ111

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

porcellana

Descrizione:

All’interno dell’acceso dibattito sull’industria artistica che infiammò tra gli anni Venti e Trenta il contesto di ricerca italiano, le ceramiche di Ponti per la Richard Ginori si distinsero, nonostante la loro moderna impostazione formale, per un peculiare sincretismo stilistico intriso di richiami ad epoche remote e alla classicità, come nel caso del servizio “Barbara”, realizzato in diverse versioni cromatiche e con differenti decori. Servizio da caffè composto da caffettiera, zuccheriera e cremiera. I pezzi sono realizzati in porcellana dipinta in bianco e blu con dettagli dorati.

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Titolo dell'opera:

Buffet

Autore:

Paul, Bruno

Tipologia:

buffet

Epoca:

1928 - 1928 - XX

Inventario:

GX1993.124

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 90; Larghezza: 260; Profondità: 58

Tecnica:

legno dipinto

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Descrizione:

Il buffet disegnato dall’architetto Bruno Paul, dalla forma geometrica pura, rigorosa e austera, senza alcun motivo decorativo e connotata dalle fasce bombate sovrapposte, fu esposto nel 1928 nella sezione tedesca all’Esposizione d’Arte Decorativa Moderna presso il grande magazzino Macy’s di New York. Pubblicato sulla rivista “Domus” fu particolarmente lodato da Gio Ponti per la sua originale armonia cromatica, ottenuta attraverso l’inedito accostamento dell’ocra-pistacchio con l’argento dei contorni e il bianco della lastra di marmo. Buffet di forma allungata in legno dipinto e marmo. L'arredo è privo di motivi decorativi ma attira l'attenzione per i volumi bombati delle fasce di legno verdine contrapposte alle linee della lastra di marmo bianco.

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Titolo dell'opera:

Sala da pranzo di Villa Bedarida a Livorno

Autore:

Bottoni, Piero

Tipologia:

ambiente

Epoca:

1937 - 1937 - XX

Inventario:

GX1993.199.1-13

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

legno di acero verniciatura

Descrizione:

Nel 1936-1937 l’architetto milanese Piero Bottoni realizza a Livorno il progetto di risistemazione della casa di Umberto Bedarida, imprenditore e studioso di cultura ebraica, e sua moglie Laura Franco, pittrice e scultrice. Oltre al progetto architettonico, Bottoni disegna per la casa anche i mobili, tra cui Il tavolo e le dodici sedie in acero bianco e pero laccato nero, ora esposti alla Wolfsoniana. L’intervento di Bottoni consiste in una profonda trasformazione di una casa tradizionale ottocentesca in una villa moderna, in cui vengono introdotti i concetti del razionalismo: distribuzione funzionale degli spazi, decorazione di interni senza ornamenti e ampi spazi. Il set per la sala da pranzo s’intonava alla soluzione complessiva dell’ambiente: il piano del tavolo ovale ricoperto di cristallo smerigliato rifletteva la luce del lungo lampadario traforato appeso sopra e il colore giallo dorato delle pareti. L’acquario, posto all’interno di un tramezzo si inseriva nel gioco delle luci e dei riflessi. Dalla sala si apriva l’accesso al vestibolo con la scala elicoidale in cemento armato con le balaustre in lastre di cristallo, incassate senza alcun montante di ferro, e corrimano in pero lucidato nero, come il piano del tavolo. Fornitura per la sala da pranzo di Villa Bedarida a Livorno, comprendente il tavolo e otto sedie. I mobili sono realizzati in legno di acero e pero tinteggiati di nero. Il tavolo presenta un inserto centrale in cristallo mentre le sedute delle seggiole sono rivestite di ciniglia di velluto.

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Titolo dell'opera:

Vasi Vendemmia

Autore:

Ponti, Giovanni

Tipologia:

vaso

Epoca:

1929 - 1929 - XX

Inventario:

MWJ167

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 24,5; Larghezza: 19,5; Profondità: 12,5

Tecnica:

terracotta- invetriatura

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Descrizione:

Il soggetto del motivo decorativo dei due vasi Vendemmia è ricorrente nelle opere di Gio Ponti, architetto milanese e direttore artistico della fabbrica di porcellane Richard Ginori. A partire dal 1923 l’antica manifattura fiorentina tende di rinnovare la propria produzione ispirandosi alle nuove tendenze moderniste. Gio Ponti è protagonista di questo rinnovamento: ispirandosi alle forme e ai soggetti tradizionali e classiche della produzione storica di ceramica, elabora nuovi modelli raffinati ed eleganti, allineati alle tendenze decò e del Novecento, promuovendoli attraverso le partecipazioni alle mostre, tra cui l’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi del 1923, le Biennali di arte decorativa di Monza e le Triennali di Milano, e sulle pagine della rivista “Domus”, da lui fondata nel 1928.
I soggetti legati alla raccolta dell’uva e alla preparazione del vino vennero ideati nel 1927 per la taverna Alla Penna a Milano, per la quale Gio Ponti elaborò il progetto di arredo e di decorazione degli interni, assieme agli altri architetti del gruppo Labirinto. Il tema ebbe un tale successo che Ponti lo traspose in diversi oggetti in ceramica, prodotti in serie dalla Richard Ginori. I disegni che decorano i vasi della Wolfsoniana si ritrovano in due delle quattro piastrelle ("Il raccolto" e "Il trasporto", 1927), sui piatti dedicati al tema della vendemmia e nel gruppo scultoreo "La terra promessa" realizzato con Italo Griselli (1927-1930). Coppia di vasi in terracotta invetriata decorati con figure legate alla vendemmia e alla preparazione del vino.

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