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Titolo dell'opera:

Moschetto a pietra focaia all’orientale

Acquisizione:

Enrico Alberto d'Albertis 1932 Genova

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Moschetto a pietra focaia all’orientale

Epoca:

1801 - 1850

Inventario:

CDA 2757

Misure:

Unità di misura: cm
Lunghezza: 97.5

Provenienza (nazione):

Turchia

Descrizione:

L’arma presenta analogie, sia per gli elementi decorativi, sia dal punto di vista tecnico, con la produzione di armi da fuoco turche, ampiamente diffuse nell’ambito dell’Impero Ottomano. Si notano elementi similari in un moschetto del Victoria & Albert Museum (inv. 978-1884), di fabbricazione turca ma di probabile provenienza egiziana. L’arma presenta una cassa in legno, rivestita all’estremità in avorio e nella porzione successiva da un feltro rosso di lana, ricamato a rilievo con un motivo a ramage in filato metallico molto ossidato. Una lamina d’argento, decorata da elementi a goccia in corallo alternati a sferette in argento, entrambi incastonati in alveoli d’argento, separa le due parti. In corrispondenza dell’impugnatura è annodata una sciarpa in crêpe di seta gialla i cui due capi terminano con nappe e con pendenti in filigrana d’argento. Il meccanismo in metallo è un acciarino a pietra focaia del tipo "miquelet" ed ha una ricca decorazione ageminata in oro, costituita da tralci vegetali stilizzati. La zona adiacente al meccanismo è decorata da una serie di lamine d’argento con alveoli in rilievo, in cui sono incastonati coralli e sferette d’argento. La canna è scandita da sette fasce orizzontali in lamina d’argento incise a motivi fitomorfi.

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Titolo dell'opera:

Tenda

Acquisizione:

Enrico Alberto d'Albertis 1932 Genova

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Tenda

Epoca:

1850 - 1900

Inventario:

CDA 2549-50

Misure:

Unità di misura: cm
Altezza: 247
Larghezza: 80

Provenienza (nazione):

Egitto

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Descrizione:

Le tende sono frutto di un’antica e rinomata attività artigianale tipica dell’Egitto di epoca moderna: la produzione di tende decorate con ricamo ad applicazione che, dal vecchio nome della strada del Cairo in cui è ancora oggi concentrata questa attività, viene definita Khayamiya. I maestri ricamatori che hanno le loro botteghe in questa via, definita attualmente come la “Strada dei fabbricanti di tende”, sono specializzati nella lavorazione di questi teli, da sempre utilizzati anche per parare a festa ambienti all’aperto o all’interno di edifici, in occasione di feste religiose o profane. I disegni che caratterizzano la tenda sono ispirati a modelli di gusto geometrico ampiamente diffusi nell’arte islamica e che è possibile rintracciare sia nei paramenti ceramici, sia in stucchi e altri generi artistici in Egitto, Marocco e Andalusia. A partire dagli anni Trenta del Novecento, per andare incontro alle esigenze del turismo internazionale, questi disegni sono stati sostituiti in gran parte dalle riproduzioni di antichità egizie. La tenda, formata da due teli delle stesse dimensioni, presenta un decoro di matrice islamica realizzato interamente con la tecnica del ricamo ad applicazione, che interessa tutta la superficie della stoffa, suddivisa geometricamente in scomparti rettangolari. Il disegno, che viene ripetuto simmetricamente nei due pannelli che compongono l’arredo, comprende nella parte alta un’iscrizione in caratteri arabi realizzati in bianco su fondo ocra. Nella fascia sottostante si sussegue una serie di nicchie da preghiera con il profilo polilobato, entro le quali sono raffigurati, alternativamente, una lampada da moschea e un altro elemento simbolico, forse da identificare con la spada. Le parti inferiori, raccordate tra loro, sono caratterizzate da una serie di motivi circolari disposti a scacchiera e contenenti al loro interno raffigurazioni di stelle a più punte costituite dall’intersezione di figure geometriche variamente intrecciate, con un effetto a caleidoscopio, accentuato dalla policromia dei tessuti usati per il ricamo che spiccano sul fondo beige chiaro, a sua volta ricoperto da ramages stilizzati che formano una fitta rete. Com’è tipico dell’arte islamica, i moduli del disegno, che comprende due riserve circolari a fondo chiaro, alternate a due con fondo scuro, sono incompleti.

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Titolo dell'opera:

Trofeo di armi del Sudan

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Trofeo di armi del Sudan

Epoca:

2004 - 2004

Inventario:

CDA 1835-1855

Provenienza (nazione):

Africa

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Descrizione:

Uno dei numerosi trofei di caccia che decorano le pareti della dimora storica vede armi del Sudan: lance con punte in ferro, mazze, pugnali, pugnali con lama di baionetta adattata, scudisci e clave sono composti artisticamente nella parete a lato della porta di ingresso, per ambientare la dimora nel gusto coloniale positivista dell'epoca.

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Titolo dell'opera:

Manoscritto in lingua gheez

Acquisizione:

Erminio Faveto 1928 Genova - donazione

Ambito culturale:

ambito etiope

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Manoscritto in lingua gheez

Tipologia:

manoscritto

Epoca:

1401 - 1900 - XV-XIX

Inventario:

C.A. 837-847

Misure:

Unità di misura: UNR

Provenienza (nazione):

Etiopia

Tecnica:

pergamena- inchiostro a pennello

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Descrizione:

A maggio 2015, a cura di Antonella Brita e con il supporto tecnico di Karsten Helmholz, è stata eseguita l'analisi dei testi e dei materiali con microscopio digitale per gli inchiostri e la pergamena, la foliazione dei manoscritti, la loro digitalizzazione (con Canon EOS 6D e luci LED), la numerazione in GCA (Genova Castello D'Albertis) e una prima inventariazione sotto la direzione scientifica di Alessandro Bausi, Asien Afrika Institut Hiob Ludolf Zentrum für Äthiopistik der Universität Hamburg, Abteilung für Afrikanistik und Äthiopistik. Il corpus di volumi è costituito da undici codici manoscritti: i quattro Vangeli, Sinodos - raccolta di testi liturgici canonici -, Arganon - raccolta di inni, laudi e preghiere a Dio e alla Madonna -, il Libro della guarigione spirituale, un messale, una raccolta di inni alla Vergine, Officio comune, una raccolta di preghiere, un libro delle Ore, il Vangelo di Giovanni, gli Atti degli Apostoli.

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Titolo dell'opera:

Trittico ligneo

Acquisizione:

F. S. Mosso 20/11/1909 Genova - donazione

Ambito culturale:

ambito etiope

Autore:

Anonimo

Tipologia:

trittico dipinto

Epoca:

1501 - 1600 - XVI

Inventario:

C.A. 787

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 42; Larghezza: 47.5

Provenienza (nazione):

Etiopia

Tecnica:

tempera su tela incollata su tavola

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Descrizione:

Trittico proveniente dalla Chiesa di Cherseberg ad Adigrat, città dell'Etiopia e capoluogo della provincia dell'Agamé, nella regione di Tigrè.
Tra i soggetti raffigurati vi è un Ràis: tale titolo, uno dei più nobili della corte imperiale etiope ed equivalente all'europeo "duca", nacque probabilmente nel XVI secolo; era dapprima attribuito ai signori feudali delle maggiori province dell'Etiopia, mentre in seguito fu assegnato ai dignitari di rango immediatamente inferiore al negus. Anche alcuni dignitari della Chiesa ortodossa etiope tevahedo avevano il diritto di portare questo titolo. Trittico ligneo costituito da un dipinto a tempera su tela applicata su tavola. L’opera presenta la classica costruzione medievale, che prevede un supporto ligneo su sui è stata applicata una tela (incamottatura) formata, sia in trama che in ordito, da una fibra di cotone.
Su quest’ultima è stata prima stesa in un solo strato la preparazione a base di gesso, anch'essa tipica della costruzione italiana medievale, e poi la pellicola pittorica. La pellicola pittorica presenta pigmenti in uso dai tempi più antichi. Lo smaltino, derivante dalla lavorazione del vetro; la Crisocolla, trovata anche in tombe egizie; il Cinabro e i gialli di piombo o di arsenico, da sempre usati nella pittura derivante dalla storia artistica più remota.
Il trittico presenta la seguente raffigurazione:
a destra dall'alto, Santo con due devoti e angeli e scena della Crocefissione con San Giovanni e la Madonna addolorata;
al centro, Madonna con bambino;
a sinistra dall'alto, Cristo coronato di spine; San Giorgio che ferisce il demonio; Ràis con due capi militari, due tigri e due leopardi.

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Titolo dell'opera:

Fionda

Acquisizione:

Civico Museo Pedagogico 1935

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Fionda

Tipologia:

fionda

Epoca:

XIII-XIV - 1201 - 1400

Inventario:

S.N. 86

Misure:

Tipo di misura: lunghezza; Unità di misura: cm; Valore: 206; Varie: "La più grande fionda che si conosca" E. H. Giglioli.

Provenienza (nazione):

Perù

Utilizzo:

Utilizzata per cacciare animali per il sostentamento. Caccia

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Descrizione:

Lunga fionda costituita da bretella lavorata a mezzo intreccio e due cinghie che terminano in fasce di cordoni lavorati a intreccio di colore rispettivamente marrone e rosso. La bretella è costituita da cinque cordoncini a mezzo intreccio circolare con fasce alternate di colore rosso, crema e senape, collegati ai cordoni tramite intrecci tubolari a cordoncino dai colori verde, rosso e senape. Enrico H. Giglioli ha descritto così l'oggetto: "Grandissima fionda peruviana antica – la più grande che si conosca". Si tratta di un manufatto rinvenuto in una sepoltura maschile, parte del corredo funerario che accompagnava il corpo del defunto.

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Titolo dell'opera:

Strada sulla sommità di Sheep Table

Autore:

Douglas Beasley Photography

Epoca:

XXI 2001 2009

Inventario:

N.A. 141

Misure:

Unità di misura: cm
Altezza: 100
Larghezza: 250

Provenienza (nazione):

Sud Dakota

Descrizione:

Il progetto in cui è inserita questa foto è stato realizzato principalmente nelle Badlands e nelle Black Hills del South Dakota, aree a lungo considerate sacre dagli indiani Lakota (Sioux) e ora sotto la minaccia imminente di sviluppo da parte dell'estrazione di uranio e del turismo. L'interesse di Douglas Beasley non è documentare questi siti, ma rivelare un senso del luogo nella speranza di condividere l'importanza di preservare questa terra per l'arricchimento spirituale delle generazioni future.

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Titolo dell'opera:

Big Horn, Campo di battaglia di Custer

Autore:

Douglas Beasley Photography

Epoca:

XXI 2001 2009

Inventario:

N.A. 144

Misure:

Unità di misura: cm
Altezza: 145
Larghezza: 115

Provenienza (nazione):

Wyoming

Descrizione:

Il progetto in cui è inserita questa foto è stato realizzato principalmente nelle Badlands e nelle Black Hills del South Dakota, aree a lungo considerate sacre dagli indiani Lakota (Sioux) e ora sotto la minaccia imminente di sviluppo da parte dell'estrazione di uranio e del turismo. L'interesse di Douglas Beasley non è documentare questi siti, ma rivelare un senso del luogo nella speranza di condividere l'importanza di preservare questa terra per l'arricchimento spirituale delle generazioni future.

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Titolo dell'opera:

Kiva

Autore:

Douglas Beasley Photography

Epoca:

XXI 2001 2009

Inventario:

N.A. 142

Misure:

Unità di misura: cm
Altezza: 150
Larghezza: 150

Provenienza (nazione):

Minnesota

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Descrizione:

Il progetto in cui è inserita questa foto è stato realizzato principalmente nelle Badlands e nelle Black Hills del South Dakota, aree a lungo considerate sacre dagli indiani Lakota (Sioux) e ora sotto la minaccia imminente di sviluppo da parte dell'estrazione di uranio e del turismo. L'interesse di Douglas Beasley non è documentare questi siti, ma rivelare un senso del luogo nella speranza di condividere l'importanza di preservare questa terra per l'arricchimento spirituale delle generazioni future.

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Titolo dell'opera:

Sedile in porcellana smaltata

Acquisizione:

E. A. D'Albertis 1932 Genova, Castello d'Albertis

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Sedile in porcellana smaltata

Epoca:

1801 - 1850

Inventario:

C.D.A. 1898

Misure:

Unità di misura: cm
Altezza: 47
Larghezza: 30

Provenienza (nazione):

Cina

Descrizione:

La sagoma a botte non compare né nell'elenco imperiale delle porcellane fornite nel terzo anno del Regno di Tongzhi (1864) né in quello della dote dell'imperatrice presentato il 23 febbraio 1889 dell'era Guangxu (1875-1908). Alcuni decori simili alle riserve ricorrono in vassoi appartenuti alla collezione brasiliana di Avellar de Almeida, Barone di Massambarà, appartenente ad una potente famiglia di proprietari di piantagioni di caffè comandate dall'Ordine Imperiale della Rosa. Sedile dalla sagoma a botte con una doppia fila di borchie a rilievo, a imitazione dei modelli in legno dell'epoca Ming, e delle antiche borchie in metallo proprie dei primi modelli. La faccia inferiore della botte è aperta e il corpo in pesante porcellana è rivestito da una coperta azzurra ondulata al tatto, a "buccia d'arancia". Tutta la superficie esterna è decorata a riserve polilobate di varie sagome e dimensioni, alcune a forma di pipistrello augurale, ritagliate su un fondo oro decorato con girali verdi, corolle di loto rosa e farfalle multicolori. Accostamenti vivaci "ad arlecchino" di uccelli e fiori: peonie, bambù, crisantemi, frutti di lechee, melagrane, dipinti in prossimità di rocce e coppie di uccelli e farfalle.
L'apparato iconografico-decorativo è molto ricco: nelle riserve sono dipinte scene di corte che si svolgono in interni o su terrazze. Possiamo notare letterati che suonano il chin, bevono il tè e scrivono su rotoli; dame conversano e suonano il liuto; saggi osservano; inservienti servono il tè. Tra gli oggetti d'arredo decorati in queste scene ci sono vasi con fiori di loto e brucia incenso tripodi; questi oggetti hanno significati augurali che alludono alla felicita, alla gioia, alla longevità.
All'interno di una cornice è raffigurata una scena tratta dalla rappresentazione del Teatro di Pechino, con un giovane guerriero con copricapo dalle lunghe penne di fagiano, vasi con loti, scettri ruji e fiori di pesco.
Tra i materiali usati ci sono: porcellana, smalti policromi sopra coperta del tipo famiglia rosa, rosa di Cassio, bianco, celeste, turchese, verde smeraldo e pisello, giallo primula, marrone, rosso di ferro, nero.

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