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Titolo dell'opera:

Camera dei bambini

Acquisizione:

Mitchell Wolfson Jr. 2014 Genova - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Camera dei bambini

Tipologia:

camera del bambino

Epoca:

1924 - 1924 - XX

Inventario:

GX1993.1-10

Misure:

Unità di misura: UNR; Varie: Misure varie.

Tecnica:

tempera su tela

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Descrizione:

Nell’aprile del 1924 Antonio Rubino, illustratore ormai noto grazie alla lunga collaborazione con il “Corriere dei Piccoli” e all’intensa attività nel campo dell’editoria, si accingeva a presentare al pubblico la sua parallela ricerca pittorica in occasione di una mostra da tenersi a novembre nelle sale di Bottega di Poesia, celebre galleria milanese impegnata sul versante artistico e editoriale. In vista di tale evento, come riportato da Santo Alligo nella sua recente monografia sull’artista, Rubino richiese, attraverso una lettera nella quale delineava alcune proposte di collaborazione, l’appoggio di Arnoldo Mondadori. Tra tali proposte spiccava il progetto di realizzare un ambiente decorato per i bimbi, costituito da un tavolo, sedie, sgabelli, arca per giocattoli-bibliotechina, scrittoio e da tre grandi pannelli pittorici, intitolati "Il paese delle fiabe", "Il bimbo buono" e "Il bimbo cattivo". Al di là della leggera discrepanza nel titolo di uno dei suddetti pannelli – "La città dei sogni" e non "Il paese delle fiabe" – questa cameretta sembra corrispondere esattamente a quella esposta all’interno dell’allestimento permanente della Wolfsoniana, sede museale della collezione donata nel 2007 da Mitchell Wolfson Jr. alla Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo di Genova.
Mondadori, a cui Rubino proponeva anche, in cambio di una sovvenzione nella fase preparatoria della mostra, la stampa di alcuni soggetti simbolici nel formato cartolina e l’esclusività per la riproduzione dei mobiletti, rispose di non essere in grado di assecondare la sua richiesta, a causa dei troppi impegni di lavoro; ma non escludeva comunque di poter stipulare un accordo per la realizzazione del suddetto arredo. Non esistono tuttavia fonti documentarie che attestino un seguito a questi primi accordi e che chiariscano se la stanzetta, a quest’epoca, fosse stata già realizzata. Documentata è invece la collaborazione tra Rubino e l’ “Industria veneziana mobili laccati” che, fondata da Vittorio Lampronti e Giorgio De Tomi nel 1928, oltre a riproduzioni dall’antico, riprendeva anche, in chiave moderna, la tradizione artigianale veneziana dei mobili laccati . Attiva sino al 1934, la ditta partecipò nel 1928 al concorso delle Tre Venezie per l’arredamento della casa presentando una cameretta composta da due sedie, poltroncina, scrivania, letto con comodino, armadio e decorata con immagini derivate dalle storie di un celebre personaggio disegnato da Rubino per la rivista illustrata “Il Balilla”, a cui l’artista collaborò ininterrottamente dal 1927 al 1929. Le decorazioni dei mobili riprendevano infatti l’effige di Lio Balilla che, raffigurato in camicia nera con un’incongrua stella gialla sul petto, interpretava in maniera divertente ma ideologicamente corretta lo spirito fascista; tanto da appassionare, secondo una dichiarazione dello stesso Rubino, il duce in persona. A questa cameretta per bambini ne seguirono probabilmente altre ispirate ai personaggi delle illustrazioni di Rubino, come documentano alcuni superstiti mobili conservati in collezioni private; l’unica preservata integralmente è tuttavia quella esposta alla Wolfsoniana. In essa, peraltro, la corrispondenza tra i mobili e i pannelli che li inquadrano rimanda con molta probabilità a una specifica committenza, a suo tempo attribuita – anche qui però senza alcuna diretta conferma documentaria - a un commilitone dell’artista, il commendator Giani di Busto Arsizio, proprietario di una fabbrica di tessuti.
La realizzazione della cameretta corrisponde in ogni caso a una delle fasi più felici della sua ricca e poliedrica attività artistica che, inizialmente contrassegnata da stilemi simbolisti e da temi iconografici macabri e goticheggianti, peculiari ad alcuni filoni espressivi della grafica art nouveau, ben presto si riconvertì nella rigorosa geometria del segno e nelle simmetrie compositive dell’impaginato, soluzioni più pertinenti al gusto déco. Questo ambiente completo per bambini rispecchia in maniera esemplare il suo esclusivo rapporto con il mondo dell’infanzia che contrassegnò – in parte a scapito di una sua prolungata aspirazione a cimentarsi anche in opere per adulti - la sua intensa attività artistica, sino a identificarsi del tutto con la sua personale e riconoscibile cifra stilistica. Camera da letto per bambini composta da un armadio, due sedie, un tavolo, mobile porta giochi, scrittoio e comodino, tutti realizzati in legno dipinto. Tre pannelli in tempera su tela, intitolati "Il bimbo buono", "Il bimbo cattivo" e "La città dei sogni", decorano le pareti della stanza. La cameretta presenta, oltre al lineare disegno dei mobili, una decorazione unitaria, sia nei tre pannelli dipinti, sia nei singoli elementi d’arredo, tra cui spiccano le due seggioline la cui forma antropomorfa riproduce un bambino seduto.

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Titolo dell'opera:

Studio

Ambito culturale:

manifattura barcellonese

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Studio

Tipologia:

studiolo

Epoca:

1912 - 1912 - XX

Inventario:

GX1993.137-139

Misure:

Unità di misura: UNR

Tecnica:

legno di rovere

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Descrizione:

Questo set di mobili in rovere per uno studio legale, databile intorno al 1912 circa e attribuito a Gaspar Homar, o comunque riconducibile alle esperienze della Renaixança catalana, appare un esempio significativo della diffusa tendenza, nel contesto dell’Art Nouveau, a rielaborare i caratteri formali di tale stile attraverso motivi stilistici desunti dalle tradizioni nazionali o regionalistiche. Un’attitudine che in Catalogna si caratterizzò, in particolare, per l’uso ricorrente di motivi decorativi floreali o vegetali che rimandavano a simboli peculiari della locale cultura autonomista. Studio composto da tre elementi, due armadi e una scrivania, realizzati in rovere e con decorazioni in ferro battuto.

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Titolo dell'opera:

Vaso

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Vaso

Tipologia:

recipiente

Epoca:

1914 - 1914 - XX

Inventario:

GX1993.271

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 50; Larghezza: 21

Tecnica:

vetro colorato- soffiatura

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Descrizione:

Figlio di un vetraio muranese, Zecchin frequenta l’Accademia di Venezia, dedicandosi in seguito, oltre alla pittura, alle arti applicate: dai vetri ai mosaici, dai ricami agli arazzi, dai mobili alle ceramiche. Nel 1912 inizia la sua collaborazione con Teodoro Wolf Ferrari, artista formatosi nell’ambito della Secessione monacense, con il quale espone a Monaco nel 1913 e alla Biennale di Venezia nel 1914 una serie di piccole lastre e vasi murrini eseguiti dagli Artisti Barovier. Allo stesso periodo è databile questo vaso, decorato a murrine, tecnica risalente all’epoca romana che prevedeva la preparazione preliminare di una canna vitrea, composta da strati concentrici di cari colori, tagliata successivamente in piccoli segmenti. Tale vaso rimanda a un’altra significativa testimonianza della produzione artistica di Zecchin, conservata presso la Wolfsoniana: la credenza in rovere laccato nero con intagli dorati raffigurante pesci sul fondo marino. Vaso di forma oblunga in vetro colorato, decorato con piccole spirali e motivi geometrici.

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Titolo dell'opera:

Cassettone Ninive

Acquisizione:

Mitchell Wolfson Jr. 2007 Genova - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Cassettone Ninive

Tipologia:

cassettone

Epoca:

1896 - 1917 - XIX-XX

Inventario:

GX1993.25

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 90; Larghezza: 165; Profondità: 63

Tecnica:

legno di rovere scolpito e intarsiato

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Descrizione:

Divenuto proprietario nel 1896 del Palazzo Ducale di Guastalla, l’imprenditore Flavio Mossina – già residente in Congo, dove iniziò a maturare la propria passione per l’esotismo – avviò una serie di lavori di ripristino dell’edificio, per farne la propria abitazione e la sede dell'azienda "Trancerie Mossina", una tra le prime e più importanti fabbriche di compensati in Italia. Tra gli ambienti da lui ideati si deve ricordare la Camera Egizia, da cui provengono gli arredi conservati alla Wolfsoniana e il cui apparato decorativo – commissionato al pittore orientalista Fabio Fabbi, probabile autore del progetto forse unitamente al fratello Alberto, – fu eseguito intorno al 1917 dal pittore e architetto Tommaso Aroldi, formatosi tra il 1885 e il 1892 alle accademie di Parma e Firenze, dove fu allievo di Giovanni Fattori.
I due elementi d’arredo esposti alla Wolfsoniana – il cassettone Ninive e il letto piramidale, riccamente decorato con intarsi in avorio e pietre dure – documentano in maniera esemplare il visionario e fantasioso spirito orientalista che improntava i caratteri artistici della camera: un pastiche che combinava suggestioni esotiche e storiciste di diverse epoche e di differenti aree geografiche, come attestato dalle stravaganti invenzioni figurative degli elementi di boiserie in deposito presso la Wolfsoniana, raffiguranti miti e leggende di re, faraoni, dei ed eroi, ambientati in lande remote, dall’estremo oriente all’America Latina, a ricreare una seducente e immaginaria atmosfera esotica. Il rimando all’antico Egitto, rievocato nella monumentale struttura del letto dalla testiera piramidale circondata da mura e torri, dialogava infatti, nel contesto di questa fastosa ricostruzione orientaleggiante, con la fantastica veduta della città di Ninive incisa nel fronte del cassettone.
L’aspetto peculiare della Camera Egizia del Palazzo Ducale di Guastalla è tuttavia rappresentato soprattutto dal fatto che – seppure all’epoca fosse molto in voga proporre, a fianco di arredi storicistici, salotti in stile orientale, genericamente indicati con il termine “moresco” e abitualmente attrezzati a fumoir – questo ambiente era destinato non a una condivisione sociale, ma a una fruizione intima e famigliare. il cassettone era originariamente accompagnato da un pendant con la raffigurazione della città di Tebe. Sul fronte del cassettone è intarsiata una veduta fantastica della città di Ninive, antico centro urbano situato sulla riva sinistra del Tigri, nel Nord della Mesopotamia.

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Titolo dell'opera:

Studio Zatti

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Studio Zatti

Tipologia:

studiolo

Epoca:

1903 - 1905 - XX

Inventario:

GX1993.31-33

Misure:

Unità di misura: UNR

Tecnica:

legno di ciliegio

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Descrizione:

Costituito da una libreria, una piccola scrivania e una seggiolina, questo delicato set di mobili, realizzato dalla manifattura dei fratelli Costantino e Faustino Zatti in legno di frutto, con intarsi in madreperla e legni vari e rivestimenti di pelle scamosciata e dipinta, presenta ancora, nella scelta dei materiali e nella preziosità delle tecniche di lavorazione, un inequivocabile richiamo alle bizzarrie della cultura eclettica. Tuttavia, la linea dinamica e avvolgente che disegna la forma dei singoli pezzi e il loro complessivo impianto decorativo, caratterizzato da motivi floreali e vegetali, rispecchia un’ormai matura adesione alle nuove istanze espressive dell’art nouveau. Studio composto da una scrivania, una seggiola e una libreria. Gli arredi sono realizzati in legno di ciliegio intarsiato con conchiglie e tarsi lignee. La seduta e lo schienale della sedia sono foderati di pelle scamosciata dipinta a motivi floreali.

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Titolo dell'opera:

Studio Faragó

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Studio Faragó

Tipologia:

studiolo

Epoca:

1901 - 1901 - XX

Inventario:

GX1993.134-136

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 79; Larghezza: 173,5; Profondità: 82; Varie: Scrivania; Unità di misura: cm; Altezza: 186; Larghezza: 93,5; Profondità: 55; Varie: Librerie

Tecnica:

legno di mogano

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Descrizione:

Questo studio fu disegnato dall’architetto Ödön Faragó per la sezione ungherese all’Esposizione d’Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902, come attestato dalle etichette di partecipazione alla mostra sul retro delle due librerie. Già nel 1901 Faragó era stato premiato dal governo ungherese con la medaglia d’oro per le Arti Applicate per questo complesso di mobili in cui, oltre a influenze della Secessione austriaca, si possono riconoscere rimandi alle linee sinuose e ai decori vegetali dell’art nouveau franco-belga. Studio composto da una scrivania e due librerie, tutte realizzate in mogano decorato da applicazioni in ottone con forme vegetali.

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Titolo dell'opera:

Credenza di Olbrich

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Credenza di Olbrich

Tipologia:

credenza

Epoca:

1902 - 1902 - XX

Inventario:

GX1993.46a-e

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 269; Larghezza: 212; Profondità: 66

Tecnica:

legno di rovere

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Descrizione:

La Credenza faceva parte della Blaues o Hessisches Zimmer (La Stanza Blu), progettata dall’architetto austriaco Joseph Maria Olbrich, fondatore insieme a Gustav Klimt, Josef Hoffmann e Koloman Moser, della Secessione viennese e autore dell’omonimo palazzo, costruito a Vienna nel 1897-1889. Nel 1899 Olbrich fu chiamato dal granduca d’Assia Ernst Ludwig von Hessen a dirigere il progetto della Colonia di Artisti di Darmstadt. La Blaues Zimmer fu esposta da Olbrich, sempre per conto di granduca d’Assia, nella sezione tedesca all’Esposizione d’Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902. Per questa opera l’architetto ottenne il primo premio della Giuria internazionale. La credenza conservata presso la Wolfsoniana presentava originariamente un colore grigio-azzurro, come attestano le riviste d’epoca; anche la controcredenza, conservata ora a Darmstadt presso il Museo della Colonia di Artisti, fu privata della tinta originale. Imponente credenza dai volumi arrotondati realizzata in rovere intagliato con motivi floreali e geometrici, decorato con applicazioni in ottone e rame sbalzato.

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Titolo dell'opera:

Salotto

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Salotto

Tipologia:

ambiente

Epoca:

1902 - 1902 - XX

Inventario:

GX1993.147-159

Misure:

Unità di misura: UNR

Tecnica:

legno di mogano

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Descrizione:

Il salotto in mogano realizzato dalla ditta Luigi Fontana & C. di Milano proviene da un palazzo di Trani in Puglia, per il quale era stato progettato su misura, e si presenta ora, parzialmente ricostruito, all’interno del percorso espositivo della Wolfsoniana. La storia di tale arredo si lega all’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna a Torino nel 1902: esso fu infatti commissionato da un visitatore della mostra che, in quell'occasione, aveva acquistato la sala da pranzo esposta dalla manifattura milanese. Questo eccezionale arredo si è conservato nella sua originaria completezza, comprendente anche le stoffe, le tende e il tappeto. Il salotto, realizzato in mogano, conta tra gli elementi una poltrona, quattro sedie, un tavolino, un divanetto, un divano angolare, un tappeto, due porte e un'etagere con specchio. L'arredo è caratterizzato da inserti in vetro smerigliato verde scuro nei mobili e dalla decorazione in pasta di vetro delle porte, raffiguranti sinuose figure femminili e motivi floreali, mentre le stoffe sono arricchite da applicazioni in velluto.

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Titolo dell'opera:

Il Teatro Alhambra a Firenze

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Il Teatro Alhambra a Firenze

Tipologia:

disegno

Epoca:

1919 - 1921 - XX

Inventario:

GX1993.295

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 145; Larghezza: 200

Tecnica:

tempera su carta

Descrizione:

Owen Jones, autore di Grammar of Ornaments, pubblicata a Londra nel 1856, dedicò all’Alhambra di Grenada i due volumi dell’opera Plans, Elevations, Sections and details of the Alhambra, stampati tra il 1842 e 1845, mettendo in rilievo come l’architettura di tale edificio appresentasse un modello di perfezione stilistica universale. Tale modello si impose infatti come uno tra i principali riferimenti del gusto per l’esotismo, come dai numerosi teatri all’aperto, sorti alla fine dell’Ottocento in Italia, che portavano appunto il nome di Alhambra. Tra essi si deve ricordare quello di Firenze, inaugurato nel 1889, ma successivamente rinnovato su progetto di Adolfo Coppedè. Il disegno rappresenta il teatro Alhambra a Firenze.

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Titolo dell'opera:

Fioriera per le Terme Berzieri di Salsomaggiore

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Fioriera per le Terme Berzieri di Salsomaggiore

Tipologia:

fioriera

Epoca:

1920 - 1920 - XX

Inventario:

GX1993.45.1

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 90; Larghezza: 42; Profondità: 42

Tecnica:

maiolica

Descrizione:

Dalle suggestioni della fondamentale esperienza in Siam – dove soggiornò dal 1911 al 1913, chiamato dal re Rama VI a realizzare le decorazioni pittoriche del Palazzo del Trono, progettato dagli architetti Annibale Rigotti e Mario Tamagno – nacque l’imponente apparato decorativo delle Terme Berzieri di Salsomaggiore, inaugurate nel 1923 su progetto dell’architetto Ugo Giusti. Negli elementi decorativi delle fioriere di Chini gli stilizzati motivi geometrici di matrice secessionista si integrano infatti con temi iconografici di derivazione orientale: come la testa leonina, già riprodotta nel celebre dipinto Ultimo giorno dell’anno cinese a Bangkok (1912) e replicata poi sulla facciata e sul decoro del banco mescita dello Stabilimento Tamerici di Montecatini e sulla facciata delle stesse Terme Berzieri. Vaso con motivi geometrici e decorativi.

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