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Titolo dell'opera:

Armadio dei falchi

Autore:

Cambellotti, Duilio - Mazzucchetti, Giulio

Tipologia:

armadio

Epoca:

1925 - 1925 - XX

Inventario:

GX1993.184

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 150; Larghezza: 165; Profondità: 51

Tecnica:

legno di noce intarsiato-intagliato

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Descrizione:

Esposto nella Sezione Romana alla Seconda Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza del 1925, l’armadio è decorato da tarsie lignee realizzate da Giulio Mazzucchetti. Mazzucchetti (1888-1954) frequentò lo studio di Cambellotti insieme a Guido Rosati e imparò durante questo periodo l’arte dell’intarsio. L’armadio presenta tre ante decorate da Giulio Mazzucchetti con tarsie in legno di acero e cedro, raffiguranti un tronco di salice “gemmato” tra due falchi.

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Titolo dell'opera:

Il buttero

Autore:

Cambellotti, Duilio

Tipologia:

scultura

Epoca:

1924 - 1924 - XX

Inventario:

GX1993.113.6

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 28; Larghezza: 24

Tecnica:

bucchero

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Descrizione:

Il buttero, la più celebre icona artistica di Cambellotti, sembra incarnare l’espressione più emblematica della sua assonanza con le tensioni plastiche della poetica futurista: l’immagine stilizzata e dinamica del cavaliere dell’Agro romano, replicata in bucchero nel 1924, induce infatti a ravvisare la definitiva maturazione di una sua diretta sintonia espressiva con le ricerche futuriste, come confermato anche dal suo stretto sodalizio con Giacomo Balla, che nel 1908 pubblicò su “Novissima” un suo ritratto a pastello. La piccola scultura in ceramica nera rappresenta un buttero, tradizionale mandriano della regione laziale e toscana, a cavallo.

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Titolo dell'opera:

Stemma trecentesco

Acquisizione:

Mitchell Wolfson Jr. 2014 Genova - donazione

Autore:

Cambellotti, Duilio - Picchiarini, Cesare

Tipologia:

vetrata

Epoca:

1912 - 1912 - XX

Inventario:

GX1993.113.2

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 120; Larghezza: 120; Profondità: 4

Tecnica:

vetro piombato

Ultimi prestiti:

Mostra della vetrata allestita - Palazzo dei Filippini, Roma - 1912

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Descrizione:

Membro del gruppo artistico costituitosi intorno a “La Casa”, rivista di “estetica, decoro e governo dell’abitazione moderna” fondata nel 1908 da Edoardo De Fonseca, Duilio Cambellotti condivise con gli altri esponenti del movimento, tra cui Vittorio Grassi e Umberto Bottazzi, l’ispirazione ai modelli estetici delle Arts & Crafts: specialmente nella rivalutazione di tradizionali tecniche artigianali - come l’abolizione dell’uso dei chiodi e il montaggio per incastri - che permettevano di ottenere, attraverso un semplificato processo costruttivo, un rigoroso e lineare decoro. La comune ispirazione medievalista di matrice ruskiniana professata da questa compagine artistica confluì in una propensione collettiva al filologico recupero di tradizioni locali mantenute in vita dall’artigianato minore e a un’integrazione tra arte e architettura, declinata attraverso inserti decorativi in ceramica e vetri policromi. L’attrazione di Cambellotti per le suggestioni di un immaginario medievale – già evidente nella tavola Medioevo, pubblicata nel 1905 sulla rivista “Novissima” e raffigurante un aspro paesaggio collinare punteggiato da vetusti manieri turriti, o nella sagoma di un elmo medievale con cui accompagnò la sua firma sino 1910 – si intensificò in particolare attraverso la mediazione letteraria di Dante, come testimoniato dalla sua vittoriosa partecipazione al concorso bandito da Vittorio Alinari per le illustrazioni de La Divina Commedia. Se tali suggestioni improntarono anche i preziosi intarsi dei mobili del Palazzo dell’Acquedotto Pugliese, caratterizzati da raffigurazioni di borghi attraversati da corsi d’acqua che richiamavano i codici miniati del medioevo, questa sua ispirazione trovò la più compiuta ispirazione nelle vetrate, alla cui realizzazione cominciò a dedicarsi insieme a Grassi e Bottazzi grazie alla collaborazione con il maestro vetraio Cesare Picchiarini. Il loro esordio espositivo in tale ambito avvenne nel 1912, in occasione della Mostra della vetrata allestita a Roma nel Palazzo dei Filippini. Cambellotti espose tre vetrate – "Stemma trecentesco", "I corvi" e "Visione eroica" – che, attraverso il filtro dell’estetica contemporanea, mostravano un forte legame con l’energia espressiva di un’epoca remota. La tecnica vetraria rappresentò per Cambellotti una coerente sintesi tra quell’etica culturale, che aveva ispirato la costruzione delle cattedrali gotiche e le componenti estetiche e sociali desunte dai principi teorici dei pionieri del movimento moderno. Stemma trecentesco in vetro piombato multicolore.

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Titolo dell'opera:

Panca dei timoni

Autore:

Cambellotti, Duilio

Tipologia:

panca con schienale

Epoca:

1925 - 1925 - XX

Inventario:

X1993.113.1

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 95; Larghezza: 300; Profondità: 104

Tecnica:

legno di noce

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Descrizione:

Membro del gruppo artistico costituitosi intorno a “La Casa”, rivista di “estetica, decoro e governo dell’abitazione moderna” fondata nel 1908 da Edoardo De Fonseca, Duilio Cambellotti condivise con gli altri esponenti del movimento, tra cui Vittorio Grassi e Umberto Bottazzi, l’ispirazione ai modelli estetici delle Arts & Crafts: specialmente nella rivalutazione di tradizionali tecniche artigianali - come l’abolizione dell’uso dei chiodi e il montaggio per incastri - che permettevano di ottenere, attraverso un semplificato processo costruttivo, un rigoroso e lineare decoro. La Panca dei timoni, eseguita presso il Regio Istituto Nazionale di Istruzione Industriale al San Michele di Roma su disegno di Cambellotti, fu esposta per la prima volta nel 1925 alla Seconda Mostra Internazionali delle Arti Decorative di Monza in una delle cinque sale della sezione romana, la cosiddetta “sala del mare”, allestita dall’architetto Alessandro Limongelli. Panca lignea.

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Titolo dell'opera:

Le curiose

Autore:

Cambellotti, Duilio - Guerrieri, Fedro

Tipologia:

cofano

Epoca:

1923 - 1923 - XX

Inventario:

GX1993.208

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 71; Larghezza: 96,5; Profondità: 47,5

Tecnica:

legno di noce

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Descrizione:

Il cofano "Le curiose" era parte della “Sala da Studio”, progettata e arredata dall’artista romano Duilio Cambellotti alla Prima Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Monza nel 1923. Eseguito in noce da Fedro Guerrieri su disegno di Cambellotti, il mobile presenta una forma sobria e arcaicizzante che rimanda ai mobili rustici, tipici dell’arredo contadino, fonte di ispirazione per l’artista sin dall’epoca della sua collaborazione all’allestimento della Capanna dell’Agro Romano, presentata all’Esposizione Internazionale a Roma del 1911. Lo stipo è decorato con alcuni inserti in bronzo realizzati sempre da Cambellotti, come nel caso delle due figure femminili distese, con lo sguardo orientato verso il buco della serratura, che hanno dato il nome allo stipo. Un analogo esemplare della serratura è conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma. Cofano squadrato realizzato in legno di noce, con sei decorazioni in bronzo modellate in figure femminili.

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Titolo dell'opera:

Camera dei bambini

Acquisizione:

Mitchell Wolfson Jr. 2014 Genova - donazione

Autore:

Rubino, Antonio

Tipologia:

camera del bambino

Epoca:

1924 - 1924 - XX

Inventario:

GX1993.1-10

Misure:

Unità di misura: UNR; Varie: Misure varie.; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

tempera su tela

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Descrizione:

Nell’aprile del 1924 Antonio Rubino, illustratore ormai noto grazie alla lunga collaborazione con il “Corriere dei Piccoli” e all’intensa attività nel campo dell’editoria, si accingeva a presentare al pubblico la sua parallela ricerca pittorica in occasione di una mostra da tenersi a novembre nelle sale di Bottega di Poesia, celebre galleria milanese impegnata sul versante artistico e editoriale. In vista di tale evento, come riportato da Santo Alligo nella sua recente monografia sull’artista, Rubino richiese, attraverso una lettera nella quale delineava alcune proposte di collaborazione, l’appoggio di Arnoldo Mondadori. Tra tali proposte spiccava il progetto di realizzare un ambiente decorato per i bimbi, costituito da un tavolo, sedie, sgabelli, arca per giocattoli-bibliotechina, scrittoio e da tre grandi pannelli pittorici, intitolati "Il paese delle fiabe", "Il bimbo buono" e "Il bimbo cattivo". Al di là della leggera discrepanza nel titolo di uno dei suddetti pannelli – "La città dei sogni" e non "Il paese delle fiabe" – questa cameretta sembra corrispondere esattamente a quella esposta all’interno dell’allestimento permanente della Wolfsoniana, sede museale della collezione donata nel 2007 da Mitchell Wolfson Jr. alla Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo di Genova.
Mondadori, a cui Rubino proponeva anche, in cambio di una sovvenzione nella fase preparatoria della mostra, la stampa di alcuni soggetti simbolici nel formato cartolina e l’esclusività per la riproduzione dei mobiletti, rispose di non essere in grado di assecondare la sua richiesta, a causa dei troppi impegni di lavoro; ma non escludeva comunque di poter stipulare un accordo per la realizzazione del suddetto arredo. Non esistono tuttavia fonti documentarie che attestino un seguito a questi primi accordi e che chiariscano se la stanzetta, a quest’epoca, fosse stata già realizzata. Documentata è invece la collaborazione tra Rubino e l’ “Industria veneziana mobili laccati” che, fondata da Vittorio Lampronti e Giorgio De Tomi nel 1928, oltre a riproduzioni dall’antico, riprendeva anche, in chiave moderna, la tradizione artigianale veneziana dei mobili laccati . Attiva sino al 1934, la ditta partecipò nel 1928 al concorso delle Tre Venezie per l’arredamento della casa presentando una cameretta composta da due sedie, poltroncina, scrivania, letto con comodino, armadio e decorata con immagini derivate dalle storie di un celebre personaggio disegnato da Rubino per la rivista illustrata “Il Balilla”, a cui l’artista collaborò ininterrottamente dal 1927 al 1929. Le decorazioni dei mobili riprendevano infatti l’effige di Lio Balilla che, raffigurato in camicia nera con un’incongrua stella gialla sul petto, interpretava in maniera divertente ma ideologicamente corretta lo spirito fascista; tanto da appassionare, secondo una dichiarazione dello stesso Rubino, il duce in persona. A questa cameretta per bambini ne seguirono probabilmente altre ispirate ai personaggi delle illustrazioni di Rubino, come documentano alcuni superstiti mobili conservati in collezioni private; l’unica preservata integralmente è tuttavia quella esposta alla Wolfsoniana. In essa, peraltro, la corrispondenza tra i mobili e i pannelli che li inquadrano rimanda con molta probabilità a una specifica committenza, a suo tempo attribuita – anche qui però senza alcuna diretta conferma documentaria - a un commilitone dell’artista, il commendator Giani di Busto Arsizio, proprietario di una fabbrica di tessuti.
La realizzazione della cameretta corrisponde in ogni caso a una delle fasi più felici della sua ricca e poliedrica attività artistica che, inizialmente contrassegnata da stilemi simbolisti e da temi iconografici macabri e goticheggianti, peculiari ad alcuni filoni espressivi della grafica art nouveau, ben presto si riconvertì nella rigorosa geometria del segno e nelle simmetrie compositive dell’impaginato, soluzioni più pertinenti al gusto déco. Questo ambiente completo per bambini rispecchia in maniera esemplare il suo esclusivo rapporto con il mondo dell’infanzia che contrassegnò – in parte a scapito di una sua prolungata aspirazione a cimentarsi anche in opere per adulti - la sua intensa attività artistica, sino a identificarsi del tutto con la sua personale e riconoscibile cifra stilistica. Camera da letto per bambini composta da un armadio, due sedie, un tavolo, mobile porta giochi, scrittoio e comodino, tutti realizzati in legno dipinto. Tre pannelli in tempera su tela, intitolati "Il bimbo buono", "Il bimbo cattivo" e "La città dei sogni", decorano le pareti della stanza. La cameretta presenta, oltre al lineare disegno dei mobili, una decorazione unitaria, sia nei tre pannelli dipinti, sia nei singoli elementi d’arredo, tra cui spiccano le due seggioline la cui forma antropomorfa riproduce un bambino seduto.

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Titolo dell'opera:

Studio

Ambito culturale:

manifattura barcellonese

Autore:

Homar, Gaspar

Tipologia:

studiolo

Epoca:

1912 - 1912 - XX

Inventario:

GX1993.137-139

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

legno di rovere

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Descrizione:

Questo set di mobili in rovere per uno studio legale, databile intorno al 1912 circa e attribuito a Gaspar Homar, o comunque riconducibile alle esperienze della Renaixança catalana, appare un esempio significativo della diffusa tendenza, nel contesto dell’Art Nouveau, a rielaborare i caratteri formali di tale stile attraverso motivi stilistici desunti dalle tradizioni nazionali o regionalistiche. Un’attitudine che in Catalogna si caratterizzò, in particolare, per l’uso ricorrente di motivi decorativi floreali o vegetali che rimandavano a simboli peculiari della locale cultura autonomista. Studio composto da tre elementi, due armadi e una scrivania, realizzati in rovere e con decorazioni in ferro battuto.

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Titolo dell'opera:

Vaso

Autore:

Zecchin, Vittorio

Tipologia:

recipiente

Epoca:

1914 - 1914 - XX

Inventario:

GX1993.271

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 50; Larghezza: 21

Tecnica:

vetro colorato- soffiatura

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Descrizione:

Figlio di un vetraio muranese, Zecchin frequenta l’Accademia di Venezia, dedicandosi in seguito, oltre alla pittura, alle arti applicate: dai vetri ai mosaici, dai ricami agli arazzi, dai mobili alle ceramiche. Nel 1912 inizia la sua collaborazione con Teodoro Wolf Ferrari, artista formatosi nell’ambito della Secessione monacense, con il quale espone a Monaco nel 1913 e alla Biennale di Venezia nel 1914 una serie di piccole lastre e vasi murrini eseguiti dagli Artisti Barovier. Allo stesso periodo è databile questo vaso, decorato a murrine, tecnica risalente all’epoca romana che prevedeva la preparazione preliminare di una canna vitrea, composta da strati concentrici di cari colori, tagliata successivamente in piccoli segmenti. Tale vaso rimanda a un’altra significativa testimonianza della produzione artistica di Zecchin, conservata presso la Wolfsoniana: la credenza in rovere laccato nero con intagli dorati raffigurante pesci sul fondo marino. Vaso di forma oblunga in vetro colorato, decorato con piccole spirali e motivi geometrici.

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Titolo dell'opera:

Cassettone Ninive

Acquisizione:

Mitchell Wolfson Jr. 2007 Genova - donazione

Autore:

Fabbi, Fabio - Aroldi, Tommaso

Tipologia:

cassettone

Epoca:

1896 - 1917 - XIX-XX

Inventario:

GX1993.25

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 90; Larghezza: 165; Profondità: 63

Tecnica:

legno di rovere scolpito e intarsiato

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Descrizione:

Divenuto proprietario nel 1896 del Palazzo Ducale di Guastalla, l’imprenditore Flavio Mossina – già residente in Congo, dove iniziò a maturare la propria passione per l’esotismo – avviò una serie di lavori di ripristino dell’edificio, per farne la propria abitazione e la sede dell'azienda "Trancerie Mossina", una tra le prime e più importanti fabbriche di compensati in Italia. Tra gli ambienti da lui ideati si deve ricordare la Camera Egizia, da cui provengono gli arredi conservati alla Wolfsoniana e il cui apparato decorativo – commissionato al pittore orientalista Fabio Fabbi, probabile autore del progetto forse unitamente al fratello Alberto, – fu eseguito intorno al 1917 dal pittore e architetto Tommaso Aroldi, formatosi tra il 1885 e il 1892 alle accademie di Parma e Firenze, dove fu allievo di Giovanni Fattori.
I due elementi d’arredo esposti alla Wolfsoniana – il cassettone Ninive e il letto piramidale, riccamente decorato con intarsi in avorio e pietre dure – documentano in maniera esemplare il visionario e fantasioso spirito orientalista che improntava i caratteri artistici della camera: un pastiche che combinava suggestioni esotiche e storiciste di diverse epoche e di differenti aree geografiche, come attestato dalle stravaganti invenzioni figurative degli elementi di boiserie in deposito presso la Wolfsoniana, raffiguranti miti e leggende di re, faraoni, dei ed eroi, ambientati in lande remote, dall’estremo oriente all’America Latina, a ricreare una seducente e immaginaria atmosfera esotica. Il rimando all’antico Egitto, rievocato nella monumentale struttura del letto dalla testiera piramidale circondata da mura e torri, dialogava infatti, nel contesto di questa fastosa ricostruzione orientaleggiante, con la fantastica veduta della città di Ninive incisa nel fronte del cassettone.
L’aspetto peculiare della Camera Egizia del Palazzo Ducale di Guastalla è tuttavia rappresentato soprattutto dal fatto che – seppure all’epoca fosse molto in voga proporre, a fianco di arredi storicistici, salotti in stile orientale, genericamente indicati con il termine “moresco” e abitualmente attrezzati a fumoir – questo ambiente era destinato non a una condivisione sociale, ma a una fruizione intima e famigliare. il cassettone era originariamente accompagnato da un pendant con la raffigurazione della città di Tebe. Sul fronte del cassettone è intarsiata una veduta fantastica della città di Ninive, antico centro urbano situato sulla riva sinistra del Tigri, nel Nord della Mesopotamia.

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Titolo dell'opera:

Studio Zatti

Autore:

Zatti, Faustino - Zatti, Costantino

Tipologia:

studiolo

Epoca:

1903 - 1905 - XX

Inventario:

GX1993.31-33

Misure:

Unità di misura: UNR; Misure mancanti: MNR

Tecnica:

legno di ciliegio

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Descrizione:

Costituito da una libreria, una piccola scrivania e una seggiolina, questo delicato set di mobili, realizzato dalla manifattura dei fratelli Costantino e Faustino Zatti in legno di frutto, con intarsi in madreperla e legni vari e rivestimenti di pelle scamosciata e dipinta, presenta ancora, nella scelta dei materiali e nella preziosità delle tecniche di lavorazione, un inequivocabile richiamo alle bizzarrie della cultura eclettica. Tuttavia, la linea dinamica e avvolgente che disegna la forma dei singoli pezzi e il loro complessivo impianto decorativo, caratterizzato da motivi floreali e vegetali, rispecchia un’ormai matura adesione alle nuove istanze espressive dell’art nouveau. Studio composto da una scrivania, una seggiola e una libreria. Gli arredi sono realizzati in legno di ciliegio intarsiato con conchiglie e tarsi lignee. La seduta e lo schienale della sedia sono foderati di pelle scamosciata dipinta a motivi floreali.

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