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Titolo dell'opera:

Crocifisso detto "dei Caravana"

Acquisizione:

Compagnia dei Caravana 1926 Genova - donazione

Ambito culturale:

ambito germanico

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Crocifisso detto "dei Caravana"

Tipologia:

scultura

Epoca:

1340 - 1340 - XIV

Inventario:

MSA 253

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 212; Larghezza: 138; Profondità: 45

Tecnica:

legno di cirmolo scolpito- dipinto

Ultimi prestiti:

LA SACRA SELVA. SCULTURA LIGNEA IN LIGURIA TRA XII E XVI SECOLO - GENOVA - 2004

Descrizione:

Attualmente il crocifisso è attribuito a un artista tedesco e datato al 1340 circa, anno in cui la Compagnia dei Caravana, costituita da lavoratori portuali di provenienza bergamasca, costruì la propria cappella all'interno della chiesa del Carmine. L'opera è stata messa in relazione con i crocifissi dolorosi della corrente renano-vestfalica per la grande forza espressionistica e per il corpo scarno e contratto (cfr. Crocifisso di Santa Maria Im Kapitol, Colonia, primo decennio del Trecento), dai quali però si discosta per una minore esasperazione (Botto 1994, pp. 8-14, 45; Di Fabio 2004, pp. 124-125). Privo della croce originale, era forse dotato di una croce gemmata a imitazione dell'albero della vita, come gran parte di questi. Il crocifisso dei Caravana si avvicina a quello della chiesa di San Pietro a Gimignano e a quello della chiesa di Santa Margherita a Cortona, tanto da poter ipotizzare che siano opera della stessa mano (Di Fabio 2004, p. 124). Si colloca, inoltre, a circa un trentennio dalla realizzazione del crocifisso della chiesa della Maddalena, anch'esso opera di un artista tedesco attivo. Il manufatto, perciò, si inserisce nel panorama culturale della Liguria di inizio Trecento, caratterizzato dalla presenza di artisti provenienti dall'area tedesca entrati in contatto e influenzati dalla cultura artistica pisana, senese e umbra (Di Fabio 2004, p. 124; Donati 2004, pp. 25-27). Cristo crocifisso rappresentato con il corpo scarno e contratto, il capo reclinato sul petto e cadente verso destra con gli occhi chiusi e la bocca aperta, le braccia tese. I fianchi sono cinti da un perizoma con due lembi ricadenti. Un grumo di sangue fuoriesce dalla profonda ferita nel costato e la pelle del piede destro è lacerata, lasciando scoperte le ossa.

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Titolo dell'opera:

Coltellaccio

Acquisizione:

Eredi Serra 1931 - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Coltellaccio

Tipologia:

arma bianca

Epoca:

1701 - 1800 - XVIII

Inventario:

3346

Misure:

Unità di misura: cm; Lunghezza: 61

Tecnica:

ferro

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Descrizione:

Coltello.

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Titolo dell'opera:

Ampolla contenente le ceneri di Cristoforo Colombo

Acquisizione:

Repubblica S.Domingo sec. XIX, fine - donazione

Ambito culturale:

ambito genovese

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ampolla contenente le ceneri di Cristoforo Colombo

Tipologia:

reliquiario a teca

Epoca:

1501 - 1550 - XVI

Inventario:

4240

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 50; Larghezza: 30; Profondità: 30

Tecnica:

vetro, cristallo, legno

Ultimi prestiti:

ex museid

Descrizione:

Dopo la sua morte il 20 maggio 1506, Colombo fu seppellito a Valladolid.

Per decisione dei discendenti, i resti furono traslati prima a Siviglia, dopo - tra il 1537 e il 1559 - a Santo Domingo, poi a L’Avana quindi - in seguito alla guerra contro gli Stati Uniti (1898) - ancora a Siviglia, dove oggi gli è dedicata una tomba monumentale nella cattedrale della città.

Ma nel 1877, Mons. Cocchia, nunzio apostolico a Santo Domingo, dopo aver aperto il vecchio sepolcro dei Colombo, affermava che il corpo traslato dall'isola non era quello di Cristoforo ma di Diego suo figlio, e che le spoglie ancora presenti là appartenevano al Navigatore.

Le ceneri furono donate qualche anno dopo dal governo di Santo Domingo alla Città di Genova e conservate per anni a Palazzo Tursi, nella Sala della Giunta Vecchia. Gli angoli della base della teca sono costituiti da 4 cavalli marini alati.

Sul coperchio lo stemma di Genova retto da due grifoni alati e una donna con spada e ancora.

All'interno della deca è contenuta l'ampolla di vetro con le ceneri del Navigatore.

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Titolo dell'opera:

Mensa d'altare con angioletti

Ambito culturale:

scuola genovese

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Mensa d'altare con angioletti

Tipologia:

mensa d'altare

Epoca:

1601 - 1700 - XVII

Inventario:

MSA 2833

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 5.5; Larghezza: 178; Profondità: 49

Tecnica:

marmo bianco con vene grigio, rosso, giallo e grigio scuro

Descrizione:

La lastra proviene dalla Chiesa di San Silvestro, distrutta dai bombardamenti del 1944. Mensa d'altare di forma rettangolare, ornata con due decorazioni a inserto colorate raffiguranti due angioletti che tengono un cuore. Sui bordi presenta un motivo geometrico lineare.

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Titolo dell'opera:

Ponte di batteria di vascello

Acquisizione:

Fiaschi-Agherini 15/02/2008 - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ponte di batteria di vascello

Tipologia:

modellino di nave

Epoca:

2003 - 2003 - XXI

Inventario:

4556

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 24; Larghezza: 33; Lunghezza: 48

Tecnica:

legno

Descrizione:

Il modello rappresenta una parte del ponte di lancio, con una scialuppa di salvataggio e gru per calarla in mare.

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Titolo dell'opera:

Angelo seduto

Ambito culturale:

Lapicida attivo a Genova

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Angelo seduto

Tipologia:

statua

Epoca:

1601 - 1700 - XVII

Inventario:

MSA 2958

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 85; Larghezza: 114; Profondità: 48

Tecnica:

marmo bianco

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Descrizione:

Proviene dalla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo distrutta da un bombardamento nel 1942. Angelo seduto inclinato verso destra coperto da una veste e da un manto increspati. La gamba destra, piegata, è appoggiata su una base ovale mentre la sinistra, anch'essa piegata, è sollevata. Il volto è incorniciato da lunghi capelli mossi.

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Titolo dell'opera:

Combattimento navale tra Russi e Svedesi

Acquisizione:

Fabio Garelli 1922 - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Combattimento navale tra Russi e Svedesi

Tipologia:

dipinto

Epoca:

1750 - 1800 - XVIII

Inventario:

193

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 59; Larghezza: 102

Tecnica:

olio su tela

Descrizione:

Nel corso della Guerra russo-svedese scoppiata nel 1788, due flotte di queste nazioni si fronteggiarono al largo dell'isola di Hogland, nel Golfo di Finlandia, il 17 luglio. Le due flotte erano pressoché equivalenti come forza, per un totale di circa 50 tra vascelli e fregate.

L’obiettivo del re Gustavo III di Svezia era di eliminare la flotta russa del Baltico, oppure almeno bloccarla nei suoi porti di Reval (oggi Tallinn) e Kronštadt, portando contemporaneamente un attacco di terra per conquistare San Pietroburgo.

I Russi ebbero il maggior numero di perdite - circa 600 morti contro i 2/300 svedesi - ma strategicamente ebbero successo, poiché impedirono l’attacco a San Pietroburgo.

La guerra sarebbe finita due anni dopo senza particolari conseguenze geopolitiche, ma migliaia di morti, soprattutto Russi. Il dipinto rappresenta due schiere di navi in mare pronte alla battaglia.

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Titolo dell'opera:

Battaglia tra galee

Acquisizione:

Fabio Garelli 27/6/1927

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Battaglia tra galee

Tipologia:

stampa

Epoca:

1801 - 1900 - XIX

Inventario:

1785

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 36; Larghezza: 50

Tecnica:

incisione

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Descrizione:

Il soggetto riproduce il dipinto de "La battaglia di Salvore" realizzato dal Tintoretto nel salone del Palazzo Ducale di Venezia.

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Titolo dell'opera:

Battaglia navale

Acquisizione:

Fabio Garelli 03/12/1925 - donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Battaglia navale

Tipologia:

dipinto

Epoca:

- XVII

Inventario:

2253

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 123; Larghezza: 162

Tecnica:

olio su tela

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Descrizione:

Il dipinto è certamente una delle opere migliori della collezione dei Musei del Mare di Genova. Di dimensioni relativamente grandi, mostra la scena di una battaglia navale non meglio identi-ficata.

Il combattimento avviene in modo confuso, mentre il soggetto principale sembra essere il vascello a due ponti che sulla sinistra, viene sottoposto al fuoco di batteria di un analogo vascello: il primo, sull'albero di maestra, reca l'indicazione della bandiera bianca, bordata di rosso e con una croce di Sant'Andrea "frecciata", detta anche "burgundian flag", era il vessillo dei Paesi Bassi spagnoli tra XVI e XVII secolo. La seconda - gigli oro su fondo azzurro – è un vascello francese.

In primo piano: uno scontro tra barche: uomini armati, archibugieri e soldati muniti di rotella - il tipico scudo rotondo - si stanno combattendo a distanza ravvicinata: un episodio piuttosto inverosimile se non servisse a dichiarare in maniera evidente l'autore, quel Cornelis De Wael che. attorno agli anni '20 del Seicento, impianta a Genova una bottega pittorica destinata ad avere un buon successo e i cui “pezzi forti" saranno, da una parte i dipinti di marina e dall’altra le battaglie navali. Mentre nel primo genere i due fratelli sono, all'inizio. piuttosto incerti - tanto che si faranno aiutare sovente da altri artisti con van Ertvelt - nel secondo emergeranno con forza, tanto da diventare tra i partecipi di quel movimento dei "bamboccianti" che tanta applicazione avrà nelle scene collettive seicentesche e che è chiaramente riscontrabile lungo tutta l'attività della bottega a Genova.

Il dipinto appartiene al momento di maggiore maturità della bottega e deve essere ricondotto al solo Cornelis (dopo la separazione con il fratello Lucas), probabilmente attorno alla metà del Seicento; anche le figure di militari, molto precise e caratterizzate, sono sicuramente successive al periodo "bamboccesco", segno che ormai la bottega aveva raggiunto la sua specializzazione.

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Titolo dell'opera:

Smeriglio a mascolo su forcella

Acquisizione:

Darsena 14/6/1892

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Smeriglio a mascolo su forcella

Epoca:

1601 - 1650

Inventario:

3723

Misure:

Unità di misura: mm; Lunghezza: 2015; Varie: calibro 44 mm

Ultimi prestiti:

ex museid

Descrizione:

Questo piccolo pezzo d’artiglieria in ferro rappresenta l’evoluzione delle bombarde brandeggiabili su forcella (vedi inv.n. 3727). Alla fine del Quattrocento si abbandonò infatti il sistema di costruzione a barre fucinate e cerchiate per passare a quello della colatura di metallo fuso dentro stampi utilizzando soprattutto il bronzo. Questa tipologia di pezzi fu l’unica a conservare il sistema della retrocarica che poteva assicurare una maggiore celerità di tiro disponendo di mascoli di riserva già carichi; il loro impiego divenne quasi esclusivamente navale e vennero utilizzati senza grosse modifiche almeno fino alla prima metà dell’ottocento. I pezzi come questo sparavano proiettili sferici di piombo all’interno dei quali era affogato un cubetto di ferro per aumentarne il potere distruttivo (Smerigli da piombo).

Il materiale e la tecnica di costruzione di questo pezzo portano ad escludere che fosse stato prodotto in ambito genovese dove nel cinque-seicento si gettavano soltanto cannoni di bronzo; è pertanto possibile che esso provenga dal comprensorio siderurgico Bresciano o forse dalla Spagna dove i pezzi leggeri brandeggiabili erano denominati Versos. Cannone a smeriglio.

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