Museo Diocesano

Indirizzo: Genova

Data: da 15/08/2022 a 15/08/2022

 

 

 

Estate, belle giornate e voglia di vacanza e relax: il momento migliore per andare alla scoperta di Genova e di tutte le sue meraviglie. Un'occasione da non perdere per visitare i Musei Genovesi che apriranno straordinariamente le loro porte a turisti e cittadini anche a Ferragosto
 
Di seguito, i musei aperti e i relativi orari nella giornata del 15 agosto. 

 

Le Gallerie di Palazzo Spinola
Le Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola saranno straordinariamente aperte al pubblico con biglietto ridotto a € 5,00 (anziché € 10,00) dalle 14.00 alle 18.00 (ultimo ingresso alle 17.30). Sarà un’occasione, nel cuore dell’estate, per scoprire o riscoprire una delle dimore-museo meglio conservate della città, con i piani nobili che hanno mantenuto il loro aspetto sei-settecentesco e le cucine ottocentesche nel piano ammezzato. Gli ultimi due piani del palazzo, danneggiati nel corso dell’ultima guerra, ospitano invece un museo moderno, riallestito di recente: la Galleria Nazionale della Liguria, con opere d’arte che vanno dal Medioevo alla metà del Novecento.

L’Esecuzione di Cesare Battisti

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

L’Esecuzione di Cesare Battisti (12 luglio 2016).

Tipologia:

fotografie

Tecnica e misure:

A.I.M.G Inv. b.341 f.2

L’archivio conserva migliaia di fotografie – tutt’ora in corso di catalogazione – prevalentemente dedicate al periodo coloniale e alla Prima guerra mondiale. Ne è esempio la serie di 27 immagini assemblate dal Museo delle Guerre per raccontare la cattura e l’esecuzione di Cesare Battisti, avvenuta il 12.7.1916 nella Fossa del castello del Buonconsiglio a Trento. Tra le fotografie della serie – che occupa due teche – esposte nello spazio dedicato alla grande guerra – spicca quella con boia ghignante Josef Lang in bombetta fatto arrivare in tutta fretta da Vienna e gli ufficiali austroungarici e i borghesi che lo circondano sorridenti come si trattasse di un trofeo di caccia. La fotografia fu scelta dallo scrittore Karl Kraus per accompagnare nel 1922 la prima edizione del suo capolavoro Gli ultimi giorni dell'umanità, dramma-denuncia degli orrori del conflitto mondiale.

 

I Manifesti della Grande Guerra

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

I Manifesti della Grande Guerra

L’archivio della Grande Guerra comprende un fondo di 779 unità tra manifesti e fogli a stampa realizzati prevalentemente durante il conflitto e successivamente concentrati nelle collezioni del Museo delle guerre d’Italia per iniziativa della Commissione ad esso preposta. Si tratta in parte di materiale prodotto dal Municipio di Genova e indirizzato alla cittadinanza recanti disposizioni sulla sicurezza e l'ordine pubblico, sul commercio e sul razionamento degli alimenti, sulla chiamata alle armi. Il fondo contiene anche pochi ma significativi manifesti fatti stampare dai comitati anti-interventisti nei mesi precedenti l'entrata in guerra dell'Italia ed i manifesti fatti stampare dai comitati interventisti contenenti slogan e testi ripresi in quelli realizzati nei mesi successivi dall'Unione ligure di mobilitazione civile e dall'Unione delle donne cattoliche.  Una parte cospicua del fondo è composta da manifesti prodotti dall'imponente macchina propagandistica attivata durante il conflitto, cui contribuirono alcuni fra i migliori e più famosi artisti nazionali. Tra questi Achille Luciano Mauzan, Giuseppe Russo (Girus), Enrico della Lionessa (Lionne), Marcello Dudovich, Alfredo Ortelli,Mario Borgoni, Giovanni Capranesi, Aurelio Craffonara, Aldo Mazza, Giovanni Greppi e Sergio Canevari.

 

Statuti delle Società Operaie

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Statuti delle Società Operaie

La libertà d’associazione favorita dallo statuto albertino favorì la diffusione delle società operaie di mutuo soccorso; in Liguria esse erano dirette da elementi mazziniani ed assunsero un carattere di lotta politica oltreché di emancipazione sociale. L’Istituto Mazziniano conserva un cospicuo fondo di Statuti e Regolamenti inerenti alle circa 40 società che nel 1853 si riunirono in Consociazione partecipando poi attivamente alla lotta risorgimentale.

I Periodici

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I Periodici

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Il Mazziniano custodisce rarissime raccolte di periodici del Risorgimento che rappresentano una miniera di notizie non altrimenti rintracciabili e uno specchio, specie dopo la libertà di stampa proclamata nel 1848, dell’opinione pubblica del tempo.
Si tratta di giornali politici, letterari, satirici, illustrati, popolari, cui una legione di intellettuali si dedicò per istruire, per esaminare nuove idee di progresso civile e di emancipazione sociale.
Fra i molti si incontrano: i più prestigiosi periodici letterari come il Conciliatore, e l’Antologia; i più popolari giornali d’istruzione come le Letture di Famiglia; i quotidiani che dal 1848 trattano temi politici in chiave socialistica come l’Alba e i mazziniani e battaglieri organi di stampa dalla Giovane Italia alla Roma del Popolo; i più significativi fogli del movimento operaio come Il Povero, Associazione e Lavoro, L’Emancipazione, L’Operaio, ma anche i giornali moderati, dei municipalisti, degli aristocratici reazionari, dei cattolici intransigenti.
Si distinguono per l’icasticità delle loro illustrazioni la ricca collezione di titoli satirici come La Maga, La Strega, il Fischietto, il Pasquino che fanno beffa dell’allora classe dirigente subalpina prima e italiana poi e i periodici illustrati da Pontheiner, a Pomba, a Sonzogno, fino a Treves.

 

Atto di Resa delle truppe tedesche, firmato a Genova (Villa Migone), il 25 aprile 1945

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Atto di Resa delle truppe tedesche, firmato a Genova (Villa Migone), il 25 aprile 1945

Tipologia:

Dattiloscritto in duplice copia (lingua tedesca e italiana); allegate due copie fotostatiche autenticate sul retro con firme originali di Faralli e Pessi.

Generale Meinhold, Comandante delle Forze Armate Germaniche del Settore Meinhold - Atto di resa delle truppe tedesche al Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria – Genova 1945 aprile 25

Esemplare originale dell’Atto di resa delle truppe tedesche del  25 aprile 1945,  depositato al Museo del Risorgimento il 4 novembre 1945, su disposizione del Sindaco Vannuccio Faralli, affinché vi fosse conservato.

Atto di Resa delle truppe tedesche, firmato a Genova (Villa Migone), il 25 aprile 1945

La Liberazione di Genova avvenne a seguito dell’insurrezione avviata nella notte del 23 Aprile e terminata nella serata del 26 aprile 1945, con l’arrivo dei primi contingenti delle truppe alleate, che giunsero in città la mattina del 27. Unico caso in Europa, a Genova un intero contingente militare tedesco, al comando del generale Gunther Meinhold, si arrese alle forze della Resistenza, senza alcun intervento bellico alleato. Il Generale Meinhold era stato raggiunto nel suo quartier generale a Savignone dal professor “Stefano” (Carmine Romanzi), che gli consegnò due lettere, una del Cardinal Boetto e l’altra contenente la proposta di resa avanzata dal Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.).
Accolta la trattativa e consegnata la sua pistola al professor “Stefano”, il Generale venne scortato a Genova, a Villa Migone, dove incontrò i rappresentanti del C.L.N. e alle 19,30 del 25 Aprile 1945 firmò la resa.
L’ordine di consegnare le armi impartito dal generale tedesco trovò l’opposizione da parte dei reparti della Kriegsmarine, comandata dal capitano di vascello Max Berninghau.
Il conseguente rifiuto di arrendersi ai partigiani e la condanna a morte di Meinhold determinarono il protrarsi dei combattimenti fino a tutto il 26 aprile quando, in serata, cominciarono ad arrivare le prime avanguardie delle truppe alleate, che entrarono in città la mattina del 27.
Il 4 novembre 1945 su disposizione dell’allora Sindaco Vannuccio Faralli, l’esemplare originale dell’Atto di Resa delle truppe tedesche qui esposto fu trasferito al Museo del Risorgimento, affinché vi fosse conservato.

 

Vincenzo Bellini. Spartito dell’opera Bianca e Fernando

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Vincenzo Bellini. Spartito dell’opera Bianca e Fernando

Tipologia:

manoscritto musicale

Con l’opera Bianca e Fernando  il 7 aprile 1828, alla presenza dei sovrani del Regno di Sardegna, veniva inaugurato il Teatro Carlo Felice, costruito su progetto dell’architetto Carlo Barabino. L’opera ebbe notevole successo e fu replicata per ben ventuno sere. Il manoscritto musicale, formato da sei pagine autografe di Vincenzo Bellini, è stato oggetto di modificazioni apportate dal musicista.

 

Gabriele D’Annunzio. Orazione per la Sagra dei Mille

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gabriele D’Annunzio. Orazione per la Sagra dei Mille

Tipologia:

manoscritto autografo

Orazione per la Sagra dei Mille pronunciata a Genova il 5 maggio 1915.

Il 5 maggio 1915 si tiene l’inaugurazione del monumento dei Mille alla presenza di Gabriele D’Annunzio in qualità di oratore ufficiale. Nel discorso pronunciato nel corso della solenne cerimonia - contenuto in quarantacinque cartelle manoscritte autografe – il Vate non si limita a presentare l’opera artistica di Eugenio Baroni, ma con enfasi retorica afferma la necessità dell’intervento dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Il 24 maggio 1915 l’Italia entrerà in guerra.

 

Proclama di Giuseppe Garibaldi ai Romani

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Proclama di Giuseppe Garibaldi ai Romani

Tipologia:

manoscritto autografo

Tecnica e misure:

A.I.M.G. cart. 1-216; cm. 20,5x26

Il Proclama fu preparato da Garibaldi prima della partenza da Quarto perché prevedeva anche una variante operativa verso gli Stati Pontifici che doveva essere svolta da un gruppo di componenti la spedizione. Nel Proclama Garibaldi invitava i romani ad accogliere i volontari come liberatori e a non dar credito alle calunnie che si sarebbero sparse contro di loro.

 

Giuseppe Mazzini: “Morale”

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giuseppe Mazzini: “Morale”

Tipologia:

manoscritto autografo

Tecnica e misure:

A.I.M.G. cart. 1-170; cm. 20,7x13,3

Giuseppe Mazzini: “Morale”
Dei Doveri dell’Uomo
Agli Operai Italiani
XIV
Conchiusione

È l’autografo del secondo e ultimo paragrafo della “Conchiusione”, capitolo XII dei Doveri dell’uomo, pubblicato su “L’Unità italiana” del 10-11 giugno 1860. Mazzini dedicò il suo scritto agli operi italiani, intendendo con questo termine non una classe sociale particolare ma l’insieme di tutti i componenti la società che operano per il bene comune.

 

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