Chiesa di S. Antonio a Montevideo (Uruguay)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Anonimo, 2 fotografie, inizi sec. XIX

Tecnica e misure:

Stampa all’albumina, mm 173 x 120.

Il Fondo fotografico conserva numerose fotografie degli edifici, dei frati e dei laici nei diversi luoghi di missione dei Cappuccini in Uruguay e Argentina, dalla fine del sec. XIX sino ai primi decenni del sec. XX.
Queste due foto ritraggono una processione nella strada antistante la chiesa di S. Antonio a Montevideo e l’altare maggiore. Questa chiesa ha un forte legame con Genova, in quanto fu fatta edificare dai frati cappuccini genovesi che dal 1867 ebbero una missione nella capitale uruguayana. Il terreno per la costruzione della chiesa e di un collegio annesso era stato donato da David Migone nel 1869. Le carte d’archivio riferiscono che l’altare risaliva al 1565 ed era costruito con marmi pregiati: le quattro grandi colonne sono del raro alabastro di Sestri, gli intarsi di marmo Brocatello di Spagna, Saravezza nero, Rosso di Francia e alabastro. Fu acquistato nel 1879 a Genova dalla chiesa di un ordine di monache per 1600 pesos, con l’intermediazione di Pasquale Boccardo. Sommando le spese di trasporto a Montevideo in 93 casse, lo sbarco e la ricollocazione, si giunse a un costo complessivo di 2545 pesos. Nella chiesa erano presenti altri manufatti di origine genovese, come l’organo, acquistato nel 1896 dai fratelli Paganini, gli altari laterali e il pulpito, realizzati alla fine del sec. XIX dalla Ditta Fabbri e Agrone. 
 

Album della Villa Duchessa di Galliera e del Santuario di Nostra Signora delle Grazie di Voltri

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Maria Brignole Sale, album fotografico, fotografie in parte scattate da Giacinto Garaffi, 1880 circa

Tipologia:

Album fotografico

Tecnica e misure:

Album contenente 39 fotografie, 220 x 180 mm

Le fotografie riguardano in maggioranza la grande Villa Brignole Sale Duchessa di Galliera (secc. XVII-XIX), di cui ritraggono vedute d’insieme e particolari del giardino all’italiana, delle grotte e degli edifici annessi, vi sono inoltre alcune foto della chiesa di S. Nicolò, conosciuta anche come Santuario della Madonna delle Grazie, e della cripta. Da una nota acclusa all’album si apprende che esso era stato composto personalmente da Maria Brignole Sale e affidato ai Frati Cappuccini del convento di S. Nicolò di Voltri. L’album purtroppo fu manomesso nel corso del tempo e alcune foto furono asportate e sostituite. La Duchessa di Galliera era stata una grande benefattrice dei Cappuccini. Nel 1865, in seguito alle requisizioni attuate dal governo sabaudo, aveva acquistato i due conventi di Voltri, S. Nicolò e S. Francesco, permettendo così ai Cappuccini di riprendere possesso dei luoghi da essi fondati rispettivamente nel 1568 e nel 1624. Nella chiesa di S. Nicolò, aveva fatto realizzare una cripta da destinare a tomba di famiglia. Qui furono tumulati i genitori Antonio Brignole Sale e Artemisia Negrone, la sorella Luisa Melzi d’Eril, il marito Raffaele De Ferrari, il figlio Andrea e infine nel 1888 la stessa Duchessa. 
Nell’Archivio storico dei Cappuccini si conserva la testimonianza di un frate, p.  Alessio De Barbieri da Voltri (1877-1964), che aveva conosciuto la Duchessa da bambino. Egli la ricorda con il volto molto triste, solcato da profonde rughe. Racconta che solo difronte allo spettacolo della natura, ammirando il panorama dal terrazzo della villa, pareva che il suo animo si sollevasse, e che mormorava più volte “Come è bello!”. Dimostrava molto affetto al bambino e talvolta  lo stringeva fortemente a sé. Era solita donargli caramelle, ma una volta, non avendone, estrasse dalla tasca una manciata di monete (forse erano luigi o napoleoni) e lo invitò ad andare a comperarsele. Padre Alessio ricorda anche un gesto di beneficenza “stravagante”. Un mattino, durante la costruzione di un edificio della villa,  il capomastro trovò dei “marenghini” infissi in un muro appena cementato. Chiese quindi  spiegazione alla Duchessa di questo fatto insolito e lei rispose con disinvoltura “Eh che! Voi continuate a lavorare, e ciò che non serve ritiratelo!”.

Memorie del Santuario e convento della Santissima Annunziata in Mentone

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

p. Stanislao Rubadi da Genova, registro manoscritto, 1871-1872

Tecnica e misure:

registro manoscritto, corredato da 2 piantine e 7 disegni a china, cc. 1-58, varie cc. bianche in fondo, 235 x 190 mm

Questo manoscritto fu redatto da p. Stanislao Rubadi da Genova, primo guardiano del convento della Santissima Annunziata di Mentone. In esso viene dato un resoconto dettagliato dei lavori compiuti per adattare il sito all’insediamento dei Cappuccini, delle opere d’arte che vi son state collocate e anche dei problemi incontrati nell’edificazione, corredando lo scritto con alcuni disegni a china. Nel sec. XVII la circoscrizione territoriale della Provincia dei Cappuccini di Genova si estendeva a ovest fino a Nizza. Nel 1610, per iniziativa di S. Lorenzo da Brindisi, era stato fondato a Mentone un convento che  nel 1793, durante la Rivoluzione francese, fu chiuso e trasformato in caserma. Nel 1808 Gerolamo de Monleon, sindaco di Mentone, acquistò dalla nazione francese una cappella dedicata alla Santissima Annunziata.  Nel 1867 il padre provinciale dei Cappuccini Giovanni d'Acqui, dovendo far fronte alle conseguenze della soppressione dei conventi nel Regno d’Italia,  ottenne dal sindaco Carlo de Monleon, figlio di Gerolamo, il permesso per l'officiatura della chiesa Santissima Annunziata e per un nuovo convento di Cappuccini a Mentone, che nel 1861 era diventata francese. Nel 1887 il convento fu gravemente danneggiato dal terremoto e abbandonato. Nel 1893  la Provincia di Genova rinunciò definitivamente ad esso cedendolo alla Provincia di Lione.

Elenco delle vittime che in Genova e nelle altre città e sobborghi del ligustico litorale mieté in due mesi il Cholera morbus

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Anonimo studente cappuccino, 29 dicembre 1854

Tipologia:

Tavola manoscritta

Tecnica e misure:

Carta su tela, 1854, 710 x 50 mm

L’archivio del Convento dei Cappuccini di Sarzana (fine sec. XVI – 1982, 58 unità archivistiche) è conservato dalla fine del sec. XX presso l’Archivio storico dei cappuccini di Genova. Il fondo comprende carteggio conventuale, libri dei conti, registri delle messe e memorie.
Questa tavola fu redatta da un anonimo studente cappuccino in memoria e ringraziamento del fatto che a Sarzana non ci furono vittime durante l’epidemia di colera che colpì la Liguria tra l’estate e l’autunno del 1854. Dopo un breve excursus storico sulle epidemie del passato, vengono descritti il dilagare del contagio dell’Indico morbus, forse proveniente attraverso le navi da Marsiglia, e le misure adottate a Genova per contrastarlo. Nella tavola sono riportati i numeri degli ammalati e deceduti nelle località del genovese e nelle province del Regno di Sardegna tratti da bollettini sanitari, con elenco nominativo dei sacerdoti e dei medici morti a Genova, le somme raccolte con sottoscrizioni per l’assistenza ai malati, i nomi delle farmacie gratuite dei sestieri aperte a tutte le ore e degli ospedali provvisori e stabili. Vi si dice che Vittorio Emanuele II giunse a Genova accompagnato dai ministri per infondere coraggio alla città e che l’arcivescovo Charvaz visitò più volte gli i malati nei luoghi di ricovero, ma che più di tutti si distinsero i Municipi, nonostante le ristrettezze economiche. Essi infatti, grazie alle elargizioni di persone benemerite, seppero provvedere ai bisogni della popolazione “senza che il governo si degnasse accorrere ad alleggerirne in qualche modo la pena”. 
In fondo alla tavola si legge “L’Angelo sterminatore passò per Sarzana, vide il Sangue e andò oltre, lasciandola immune. I Sarzanesi riconoscenti appesero il 26 dicembre1854 con istraordinaria pompa due lampade d’argento, una all’altare del Preziosissimo Sangue e l’altra del Crocifisso”.

Diversorum V

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Frati Cappuccini, secoli XVII-XIX

Tipologia:

Manoscritto miscellaneo

Tecnica e misure:

Rilegatura in cartoncino, inizi XX secolo, 230 x 170 mm, cc. 265

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A c. 105 ritratto a china di padre Francesco Maria Squarciafico da Genova (sec. XVII metà).
Si tratta di uno dei cinque volumi  miscellanei denominati “Diversorum” che furono composti tra la fine del sec. XIX e gli inizi del XX, probabilmente da padre Vincenzo Celesia da Gazzo (m. 1924), affinché non si disperdessero numerosi documenti eterogenei importanti sia per i Cappuccini che,  più in generale, per la storia della città di Genova e del territorio ligure. I documenti furono redatti da Cappuccini diversi nel corso di tre secoli e sono rilegati senza ordine. Il volume in origine era identificato come Volume II.
Sono presenti: Capitoli del Magistrato dell'Ospedaletto per i Cappuccini e istruzioni per la farmacia (1670 - sec. XVIII), origine e decreti delle Suore Terziarie cappuccine, istituite da Benedetta Wan Herten Viganego per il servizio agli ammalati (sec. XVII), vita del predicatore Francesco Maria Squarciafico da Genova  (m. 1641), memorie varie sulle attività della provincia redatte dal padre archivista Gian Carlo Emanuelli da Genova (post 1875), elenco delle lapidi sepolcrali della chiesa di S. Barnaba (post 1840), catalogo dei Cappuccini della provincia (dal 1620 circa al 1640), elenco dei frati morti durante l'epidemia di peste del 1656 redatto da padre Vincenzo Maria Rivarola da Chiavari (1714).
 

Tagliatrici di biancheria al Carlo Felice, 1916

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Fondo Fotografico

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L’archivio conserva migliaia di fotografie – tutt’ora in corso di catalogazione – prevalentemente dedicate al Risorgimento, al periodo fascista, alle vicende coloniali di fine Ottocento e alla Prima guerra mondiale.

La documentazione relativa al primo conflitto mondiale è la più consistente e comprende, fra le molte, la serie di scatti del fotografo Traverso Apoteosi dei Mille dell’inaugurazione del monumento ai Mille a Quarto; numerose fotografie belliche dal fronte scattate in Italia, Belgio, Francia e Germania; la celebre serie che racconta la cattura e l’esecuzione di Cesare Battisti…Di grande valore storico e documentaristico sono anche le immagini che ritraggono le condizioni di vita dell’infanzia nelle scuole e nelle colonie, le molteplici iniziative di assistenza e solidarietà attive a Genova negli anni della Guerra e la serie fotografica denominata “apparato industriale”, commissionata dalle grandi industrie genovesi del tempo, che mostra le condizioni operaie all’interno delle fabbriche e i processi di produzione dei materiali bellici.

Considerando che il fondo annovera anche le preziose fotoceramiche dei Mille e dei soldati reduci della Grande Guerra e i ritratti di tutti i più grandi protagonisti ottocenteschi della storia italiana, può essere definito un piccolo tesoro di inestimabile valore per la memoria collettiva.

Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce

Data: da 14/09/2022 a 14/02/2023

 

 

 

La mostra prosegue fino al 14 febbraio 2023, al piano mansarda del Museo, seppur in una versone ridotta, proponendo una selezione di importanti opere del movimento e una interessantissima selezione di scatti fotografici che testimoniano e raccontano gli sguardi e le azioni degli  artisti fluxus.
 
Genova è pronta a festeggiare il 60mo anniversario di Fluxus, uno dei movimenti d’avanguardia più rivoluzionari per le pratiche artistiche dell’inizio degli anni ‘60, nato dalla libera associazione di molti artisti guidati dalle riflessioni di George Maciunas, artista e architetto lituano naturalizzato statunitense. Lo fa con una mostra collettiva davvero suggestiva, che aprirà i battenti giovedì 15 settembre (inaugurazione mercoledì 14, ore 17) nel Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce, coinvolgendo inoltre altre location cittadine: gli spazi del Munizioniere a Palazzo Ducale e alla Biblioteca Universitaria. Fluxus 1962-2022. Sixty Years in Flux – questo, il titolo dell’esposizione a cura di Caterina Gualco, Leo Lecci e Francesca Serrati - vuole celebrare i 60 anni della nascita e del primo Festival Fluxus, tenutosi a Wiesbaden nel 1962, ricollegandosi con la prestigiosa rassegna The Fluxus Constellation che il museo di Villa Croce dedicò nel febbraio 2002 a questo fondamentale movimento artistico, ricevendo con donazioni per la propria collezione tre opere di altrettanti artisti, Ben Vautier, Ben Patterson e Philip Corner. La mostra genovese non intende esporre solo opere ma anche poster, manifesti, film, video, registrazioni musicali, riproponendo una serie di performance della “Fluxus Golden Age” a cura dell’artista Mauro Panichella ed invitando gli artisti Fluxus ancora presenti sulla scena internazionale. Inoltre, sarà presente il regista Jeffrey Perkins a proporre il suo film “George” che ripercorre la vita di Maciunas già esposto alla Tate Modern di Londra e al MAXXI di Roma.
 
Fluxus: un movimento fuori dagli schemi
La grande galassia Fluxus fu contraddistinta da un atteggiamento artistico fluido che attrasse personalità internazionali molte differenti, sia per attitudini che per inclinazioni, da Joseph Beuys a Daniel Spoerri passando da Nam June Paik fino ad arrivare a Yoko Ono, moglie e musa ispiratrice di John Lennon. La scelta di presentarsi attraverso Festival organizzati in tutto il mondo, in cui predominavano le azioni performative collettive con la partecipazione attiva del pubblico, testimoniava la tendenza ad esprimere la propria visione artistica al di fuori degli schemi più codificati, con l’intento ultimo di fondere totalmente la vita nell’arte, intesa come parte attiva dell’esistenza di ogni individuo.
 
Artisti e opere in collezione
Philip Corner, Ben Patterson e Ben Vautier, sono gli artisti che hanno donato alle collezioni diel Museo di Villa Croce tre installazioni site specific realizzate appositamente per la mostra The Fluxus Constellation del 2002. 
Ben Vautier (Napoli 1935), Fluxus cannot save the world, 2002, colori spray su muro
Ben Vautier, più noto con il nome di Ben, è un artista attivo dalla fine degli anni ’50 con operazioni artistiche legate in particolar modo alla sfera performativa. Si unisce da subito al movimento Fluxus invitando George Maciunas, nel 1963, ad organizzare un Fluxfest a Nizza, città dove Ben vive, lavora e ha il suo atelier contraddistinto dal suo stile accumulatorio e appropriativo. Da quella data, continua a presentare una infinità di happening, azioni, perfomance ed eventi con il suo inconfondibile senso ironico e dell’assurdo. L’opera nelle collezioni è un intervento su muro realizzato nella sala a lui riservata durante la mostra del 2002. In quell’occasione l’artista aveva installato molte sue opere, riservandosi però di intervenire direttamente su una parete, dove, con bombolette spray di colori fluorescenti, riassume la sua poetica Fluxus con l’ironia e la graffiante creatività suo marchio di fabbrica. 
Philip Corner (New York 1933), Piano activity, 2002, interventi su pianoforte
Come molti altri Fluxer, Corner è artista, musicista e compositore, a testimonianza di quanto la componente musicale rimanga fondamentale negli eventi Fluxus, un’influenza mediata da John Cage (Los Angeles 1912 – 1992) per cui tutto, anche il silenzio, poteva diventare musica. Cage viene considerato uno degli ispiratori del gruppo e diversi furono i Fluxer suoi allievi alla New School of Social Research di New York. In Piano activity, Philip reinterpreta un classico happening di George Brecht, modificando lo strumento musicale, con l’aiuto di Phoebe Neville e degli altri presenti, durante le 2 serate di inaugurazione che aprirono la mostra a Villa Croce. Il piano, simbolo della musica codificata, si trasforma attraverso le azioni e gli interventi degli artisti fino a risultare uno strumento diverso e completamente rigenerato, fonte di nuova ispirazione, solo all’apparenza uno strumento inutilizzabile.
Ben Patterson (Pittsburgh 1934 – 2016) aveva creato per una piccola sala del piano nobile del museo, totalmente verniciata di blu notte, l’opera Constellation of the first magnitude, un’installazione a parete di 35 plafoniere con copertura in nylon serigrafato e un tubo luminoso. Su questo fondo notturno si staglia la galassia Fluxus: le 35 lampade rivestite di tessuto compongono una cosmogonia fantastica in cui riconosciamo i volti di molti protagonisti della scena artistica che gravitarono nel gruppo, abbinati al loro segno zodiacale. L’opera è stata oggetto di un accurato restauro grazie al Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale di Torino, ed è il frutto della tesi di Laurea Magistrale di Alessandra Scarano, guidata dalla docente Alessandra Bassi, che per due anni ha lavorato sull’installazione. 
 
Il programma 
14 settembre - ore 17 - Museo d’arte contemporanea di Villa Croce
Inaugurazione mostra collettiva Fluxus 1962-2022. Sixty Years in Flux, a cura di Caterina Gualco, Leo Lecci e Francesca Serrati (fino al 20 novembre). Nel corso dell’inaugurazione sono previsti due momenti musicali con Fluxus, flusso, follia, una composizione per due violoncellisti a cura di Nevio Zanardi e Lisa Amirfeiz, e l’intervento dei due flauti Fabio De Rosa e Cecilia Oneto, che eseguiranno tre duetti di John Cage.
15 settembre - ore 14 - Palazzo Ducale, sala del Munizioniere 
The New Golden Age of Fluxus, rassegna di performance a cura di Mauro Panichella con la partecipazione degli artisti Eric Andersen, Philip Corner e Phoebe Neville, Charles Dreyfus, Bibbie Hansen e Sean Carillo, Sean Miller e Craig Coleman, Ben Vautier.
15 settembre - ore 18 - Biblioteca universitaria 
Fluxus Cardboard, concerto di Agnese Toniutti: piano e toy piano, musiche di Giancarlo Cardini, Philip Corner, Dick Higgins, La Monte Young, Mieko Shiomi.
Settembre 2022 – date varie
Iniziative Fluxus in alcune gallerie genovesi
- Guidi&Schoen: mostra collettiva Purge the World of Bourgeois Sickness
- Prisma Studio: performance omaggio a Josef Beuys di Eleonora Chiesa
- Spazio Unimedia: mostra personale di Philip Corner 
- Stella Rouskova: mostra personale di Dick Higgins
- Stupendo Gallery: mostra collettiva Fluxus e installazione di Mauro Panichella 
 
Accompagnerà gli eventi un volume/catalogo edito dalla Fondazione De Ferrari in collaborazione con l’Università di Genova.
 
Sponsor istituzionali del Comune di Genova: Iren - Esselunga
Il Comune di Genova ringrazia l’Associazione Amici dei Musei e di Palazzo Ducale per il sostegno al progetto. 
 
 
 
Netsuke

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Komin, Giappone, seconda metà del XIX secolo

Tipologia:

Netsuke, Accessorio di abbigliamento maschile

Tecnica e misure:

Legno patinato e inciso, intarsiato in conchiglia, avorio, peltro, 3 x 4 cm

I kappa sono creature della mitologia giapponese che abitano in laghi, fiumi e stagni. Vengono descritti come essere umanoidi delle dimensioni di bambini dal guscio simile a quello delle tartarughe e con una pelle a scaglie che varia dal verde al giallo. Hanno mani e piedi palmati che li aiutano a vivere in un ambiente acquatico. La caratteristica principale dei kappa è quella di avere una cavità sulla testa riempita d’acqua, questa, però, è anche la loro principale debolezza: se l’acqua si rovesciasse rischierebbero la morte. 
Nel nostro netsuke un kappa è saldamente poggiato su una conchiglia hamaguri: una zampa posteriore della creatura è rimasta incastrata tra le due valve, dalla quale si vede il mollusco fuoriuscire, reso in avorio. Il punto di giunzione delle valve è intarsiato in conchiglia, mentre la cavità sulla testa è realizzata in peltro. La firma dell’autore, Komin, di cui sono noti altri netsuke con lo stesso soggetto, è inserita entro un rettangolo dorato alla base della conchiglia, assieme al sigillo (kakihan). 
 

Album fotografico dell’Ospedale territoriale della Croce Rossa italiana a Genova

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

p. Agostino Ferrari da Genova, album fotografico, 1915-1918

Tecnica e misure:

Album fotografico, contenente 30 fotografie b/n applicate su fogli di cartoncino, 220 x 250 mm

Questo album raccoglie le fotografie dell’Ospedale territoriale della Croce Rossa italiana attivo durante la Prima guerra mondiale e ubicato in un edificio in corso Galileo Galilei, lungo il torrente Bisagno. Le foto ritraggono alcuni ambienti ospedalieri, come il refettorio, la cappella, il piccolo teatro, la sala dell’elettroterapia e gruppi di militari ricoverati.  La raccolta fu composta da p. Agostino Ferrari da Genova. Egli si chiamava al secolo Giuseppe Ferrari (1871 – 1951), era figlio di Luigi Ferrari, proprietario della Tipo-litografia Sordomuti, della Libreria in Piazza Fontane Marose e della legatoria nell’Albergo  dei poveri. Dopo avere lavorato nell’azienda paterna fino a 24 anni,  nel 1896 divenne sacerdote. Ebbe diversi incarichi di assistenza a vescovi e fu segretario della Curia arcivescovile di Genova. Nel 1908 entrò nei Cappuccini e prestò sempre servizio in diversi ospedali cittadini. Dal 1915 al 1919 fu presso l’Ospedale territoriale della Croce Rossa italiana e per l’impegno   profuso in favore dei feriti gli fu conferita la medaglia di bronzo. Il Fondo fotografico integra la cospicua documentazione riferita ai frati cappellani militari durante le due guerre mondiali. La loro attività si esplicò non solo nell'assistenza spirituale ai soldati ma, per coloro che si trovavano al fronte, anche nell'opera di identificazione dei caduti, nella registrazione dell'ubicazione delle sepolture e nella costruzione di cimiteri di guerra e memoriali.
 

Diploma Beato Angelo da Chivasso

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Angelo Carletti da Chivasso

Tipologia:

Diploma in pergamena

Tecnica e misure:

Pergamena manoscritta, sigillo pendente in ambra con impressa una croce e posteriormente un timbro in ceralacca , 15 febbraio 1493, 200 x 280 mm

Decreto di affiliazione all'Ordine serafico emesso nel convento di Santa Maria del Monte da Angelo Carletti da Chivasso, vicario generale dei Frati Minori Osservanti, nei confronti della famiglia di Troilo Boihiardo.
Angelo da Chivasso, al secolo Antonio Carletti, nacque nel 1411 da una nobile famiglia. Studiò a Pavia diritto canonico e civile ed esercitò la professione forense. A trentatré anni entrò nei Frati Minori Osservanti di Santa Maria del Monte a Genova, assumendo il nome di frate Angelo. Nel 1462 fu nominato vicario della Provincia Osservante di Genova. A Genova e a Savona promosse la costituzione dei Monti di Pietà per combattere il fenomeno dell'usura. Nella seconda metà del sec. XV fondò a Genova la chiesa della Santissima Annunziata di Portoria. Nel 1472 fu eletto vicario generale degli Osservanti, carica che ricoprì fino al 1493. Ebbe diversi incarichi affidatigli da papa Sisto IV, anch’egli francescano, che aveva conosciuto Angelo da Chivasso a Genova. Morì nel 1495 nel convento di Sant'Antonio a Cuneo. Fu beatificato nel 1753 da papa Benedetto XIV.
Non è noto come questo atto, che non riguarda i Cappuccini, sia pervenuto in archivio. Potrebbe essere giunto o rimasto nel convento della Santissima Annunziata dall’epoca in cui vi risiedevano i Frati Minori Osservanti, o dall’archivio dell’attiguo Ospedale di Pammatone, oppure essere stato donato dalla famiglia destinataria del decreto. 

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