Lapide con stemma di San Giorgio, Genova e famiglia Lercari

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Anonimo, 1453

Tipologia:

Scultura

Tecnica e misure:

Pietra, 55 x 112 x 7 cm

 

I Genovesi si stabiliscono a Cembalo (Balaklava), nella costa della Crimea, almeno dal 1344. Il possesso della colonia dura, quasi stabilmente, fino alla sua caduta, avvenuta nel 1475. La lapide ricorda che, alla caduta di Costantinopoli, iniziarono nuovi lavori di fortificazione destinati a segnare l’aspetto definitivo della colonia.
Murata su una delle torri, la lapide venne asportata dai bersaglieri italiani nel 1855, durante la guerra di Crimea; il generale Alfonso La Marmora la donò quindi a Genova.

 

L’imbarco della giovane greca

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Joseph Vernet (Avignone 1714 – Parigi, 1789)

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Incisione su carta, 40 x 60 cm

   

Nel Settecento, rispetto ai due secoli precedenti, il Mediterraneo orientale non è più una costa ostile. Riprendono i commerci e gli scambi, anche se la Sublime Porta tende a privilegiare un alleato secolare: la Francia.
Sebbene sulla via del tramonto, l'impero ottomano domina ancora su genti di origine europea che non vi si riconoscono: il nazionalismo è un sentimento che cova sotto la cenere e non tarderà ad esplodere. Tra di loro il popolo greco.

Veduta di Livorno

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Dunker Balthasar Anton (1746-1807), Eichler Mathias Gottfried (1748) e Hackert Jacob-Philipp (1737 - 1807)

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Incisione su carta, 51 x 68 cm

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Livorno, nel Settecento, è ancora un porto di grande rilevanza nel panorama italiano, anche se i suoi anni migliori si situano tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, quando la sua espansione aveva oscurato lo scalo ligure. Due erano state le caratteristiche principali che ne avevano determinato lo sviluppo: l’accoglienza di mercanti appartenenti a minoranze etniche e religiose (ebrei, armeni, musulmani praticanti) e lo sviluppo del “Portofranco”, cioè la possibilità di stoccare merci gratuitamente in attesa di rivenderle sui mercati esteri.

Ottante di Hadley

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Richard Lekeux (1778 - 1839)

Tipologia:

Strumento scientifico

Tecnica e misure:

Legno d’ebano, alidada, ottone, avorio, cristalli, raggio 41 cm

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Gli strumenti di lettura dell’altezza degli astri erano in uso prima della scoperta del metodo per riconoscere la longitudine attraverso la misurazione coordinata degli astri e dell’orologio di bordo. Tuttavia, proprio questa scoperta rende necessaria una sempre maggiore precisione dello strumento e l’abilità dell’ufficiale nel leggerlo correttamente.
Gli ottanti erano strumenti complessi e richiedevano competenza ed esperienza. Non si affermarono facilmente in Italia: molto costosi, i capitani spesso li acquistavano all’estero e di seconda mano. Patrimonio personale dell’ufficiale di marina, venivano passati di padre in figlio, tanto che è possibile talvolta ricostruirne la storia dei proprietari.
L’ottante esposto (1787) è il più prezioso della collezione, anche grazie ai dati che ne permettono una perfetta identificazione.

 

Il cutter genovese “Venus”

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Anonimo, secolo XIX

Tipologia:

Modello navale

Tecnica e misure:

Legno, corda, metallo, 20 x 39 x 122 cm

 

Il modello è una ricostruzione del cutter - imbarcazione veloce, a un solo albero - con il quale il corsaro genovese Giuseppe Bavastro, amico e collaboratore del generale francese Massena, riuscì a violare il blocco navale che gli Inglesi avevano posto nell’anno 1800 intorno a Genova.
Il modello presenta nel dettaglio l’armatura velica che lo rendeva straordinariamente veloce, oltre a interessanti dettagli come il salpa ancore orizzontale. Il cutter fu un tipo navale proprio della marina britannica, che lo utilizzava proprio per la caccia ai corsari. Esso non trovò molta fortuna in Liguria, dove venne utilizzata un'imbarcazione simile - il bovo - armato però con vele latine.

 

Pianta di Venezia

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gio Domenico Rossi, secolo XVII

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Incisione su carta, 38 x 87 cm

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Dalla prima metà del XIV secolo, i Veneziani si ritrovarono in prima linea a fronteggiare l’espansione dei Turchi Ottomani.
Essi, che sin dai tempi della quarta Crociata (1204) avevano sottratto all’Impero Bizantino numerose isole dello Ionio e dell’Egeo, si trovarono a perderle una a una.
Le guerre turco-veneziane furono sette. L’ultima - combattuta tra il 1714 e il 1718 - sancì la cessione definitiva della Dalmazia a Venezia da parte di un Impero ormai sulla via del tramonto.

 

Veduta di Navarino

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Veduta di Navarino

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Litografia su carta  

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Navarino è una cittadina greca sulla costa sud-occidentale del Peoloponneso. Perduta nel  1499, i Veneziani la riconquistarono temporaneamente nel corso della guerra di Morea (1684-89). Fu durante tale guerra che fu distrutto il Partenone di Atene dai Veneziani, in quanto gli ottomani lo usavano come deposito per le munizioni dei cannoni.

 

Veduta di Negroponte

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Veduta di Negroponte

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Litografia su carta  

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Eubèa o Evia è un’isola del mare Egeo, separata dalla Grecia da un braccio mare largo appena 40 metri. È probabile che il toponimo Negroponte – datole dai Veneziani – derivi dalle parole “niger” (nero) e “pontus” (mare), in riferimento al mare scuro e profondo che circonda l'isola. Negroponte diventò veneziana nel 1209 e lo rimase sino alla conquista turca avvenuta dopo un lungo assedio nel 1470.
Nel 1688 i Turchi resistettero ad un violentissimo assedio dei Veneziani, capeggiati da Francesco Morosini detto il Peloponnesìaco.

 

Pianta di Costantinopoli

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Lonati, secolo XVII

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Incisione, 44,5 x 67,5 cm

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La conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani (1453) fu un evento epocale e sconvolgente per l’intera Europa, segnando il crollo definitivo dell’antico Impero Romano d’Oriente. I sultani (rappresentati in effigie nella cornice) instaurarono, tuttavia, un dominio tollerante verso le minoranze etniche e religiose dell’Impero. Ne è una dimostrazione il quartiere di Pera, sulla riva orientale del Bosforo (a destra nella cartina). Antico insediamento di mercanti italiani, soprattutto genovesi, agli inizi del Novecento era ancora abitato da una comunità italo-levantina.

Veduta di Algeri

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Matthaus Seutter, prima metà del XVIII secolo

Tipologia:

Stampa

Tecnica e misure:

Litografia colorata, 51 x 65 cm

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Algeri, sebbene sottomessa sin dai tempi antichi ai Romani, ai Bizantini e quindi agli Arabi, conservò sempre la sua identità berbera, pur nel contesto della comunità islamica. Nel 1529, dopo due secoli di occupazione spagnola dell’isola del Penon, prospiciente la città, gli abitanti si liberarono e dichiararono la propria sottomissione all’impero ottomano, di cui divennero l’avamposto militare a occidente.

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