Porta Nuova

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Porta Nuova

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I bastioni difendevano la “Porta Nuova", terminata nel 1831 in sostituzione di quella secentesca, attraverso cui si accedeva a Genova da Ponente. L’imponente portale è stato rimosso dalla collocazione originale ed è ora addossato alle fortificazioni del complesso monumentale all’interno del parco. Voluta dal Re Carlo Felice, la Porta ricorda, nelle decorazioni del fregio, il fronte del Teatro dell’Opera di Genova, intitolato allo stesso sovrano.

 

Bastioni della cinta muraria

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Bastioni della cinta muraria

 

Visitando le aree esterne si possono vedere i bastioni di quella che era una cinta muraria lunga circa 20 chilometri, fondata nel 1626 alla Lanterna.

Le mura furono completate nel 1639, divenendo così la cinta muraria più lunga d’Europa e seconda nel mondo, per lunghezza, solo alla Muraglia Cinese.

L’ultima modifica risale all’epoca ottocentesca, sotto il Regno Sabaudo.

Passeggiata della Lanterna

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La passeggiata sul porto di Genova

 

La passeggiata della Lanterna è stata progettata e realizzata nel 2001 dall'architetto Andrea Marenco con Architettiriuniti e Studio4, con l’intento di collegare la città con il suo simbolo e creare una “terrazza” sul Porto di Genova, restituendo così l’area portuale alla città.

Il percorso, lungo circa 800 metri, segue il tracciato delle mura secentesche e ottocentesche ed è stato pensato per collegare in modo diretto il Terminal Traghetti alla Lanterna di Genova.

Considerando la sua struttura in acciaio e legno, è necessario percorrere la passeggiata portando a mano eventuali biciclette.

Luca Cambiaso "Cristo davanti a Caifa"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luca Cambiaso (Moneglia, 1527 – San Lorenzo de El Escorial, 1585)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, 188 x 138 cm

 

Definito “il più grande notturno del ‘500 in Italia”, il dipinto, databile intorno al 1575, costituisce un insuperabile esempio di quella produzione “a lume di notte” che conobbe una notevole diffusione nella seconda metà del Cinquecento.
Proveniente dalla collezione di Vincenzo Giustiniani a Roma, si pone tra le opere più rappresentative della produzione tarda del Cambiaso, improntata a un luminismo che esalta la profonda drammaticità della scena e sembra precorrere alcuni dei più brillanti esiti del Seicento europeo.

Necropoli Epigravettiana dalla Caverna delle Arene Candide

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Paleolitico

Tipologia:

Reperto; Sepoltura

Tecnica e misure:

Ossa umane e animali, conchiglie, ocra e altri minerali, manufatti in pietra di epoche diverse e ciottoli

Descrizione:

Una ventina di uomini, bambini, donne e giovani, di cui cinque esposti nel grande salone al primo piano del museo, compongono un antichissimo “cimitero” paleolitico che risale a 12-11.000 anni fa.

In due fasi diverse, separate da alcuni secoli, a questi individui sono stati dedicati particolari rituali di sepoltura e sono stati deposti da soli, affiancati o sovrapposti. I corredi raccontano il loro mondo: ciottoli, minerali coloranti, bracciali e cavigliere di conchiglie, macinelli, resti di animali.

Sono cacciatori–raccoglitori vissuti in Liguria al termine dell’era glaciale che scelgono la Caverna delle Arene Candide come area rituale di seppellimento: hanno un fisico robusto, praticano la caccia usando armi da lancio e percorrono lunghe distanze sui terreni montuosi della Liguria. La varietà di resti animali presente in queste sepolture è straordinaria: alce, cervo, ricci, castori, pesci, uccelli e numerosi scoiattoli come si può vedere nella sepoltura singola di bambino dove sono presenti le vertebre delle code.

Grande piatto della collezione Odone

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Titolo dell'opera:

Patera

Acquisizione:

Re Vittorio Emanuele II 1866 donazione

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Pittore del Louvre, Lucania, IV secolo a.C.

Tipologia:

Patera

Epoca:

IV a.C. - 450 - 300

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 13; Diametro: 42; Varie: Diametro piede 15

Tecnica:

argilla rossa- verniciatura

Ultimi prestiti:

Odone di Savoia 1846-1866 le collezioni di un Principe per Genova - Genova - 1996

Descrizione:

Questo grande piatto dipinto a più colori è stato realizzato da un pittore apulo (detto Pittore del Louvre) attivo in Italia Meridionale fra il 325 ed il 300 a.C. Le scene sulle due facce riportano soggetti legati al culto di Dioniso, il dio del vino: un satiro con strumento musicale e grappolo d'uva, una seguace del dio con corona di fiori, amorini alati e figure maschili e femminili con i vari simboli di Dioniso, corone, grappoli, tirsi. Un vero capolavoro di armonia fra la forma del vaso, i colori, le figure e gli elementi di decorazione floreale. Fa parte della collezione del Principe Odone di Savoia che comprende numerosi pezzi di grande bellezza e, soprattutto fra le ceramiche dipinte di età greca ed ellenistica, capolavori attribuiti ai più grandi artisti del mondo antico. Il piatto a vernice nera ha sulla superficie figure rosse dipinte e decorate con sovra dipintura in bianco, giallo, rosa. L'esterno è caraterizzato da un motivo a meandro meandro e da scene figurate con motivi decorativi fitomorfi. Sull'orlo si trovano nuovamente i motivi decorativi fitomorfi. Le anse laterali nastriformi sono sormontate da un bottone a stelletta bianca che si ripete nei lati. Il bordo delle anse è ripiegato all'esterno. L'interno del piatto a forma circolare è caraterizzato da decorazioni a meandro e scene figurate. Intorno alla parte centrale dell'interno il piatto presenta motivi decorativi fitomorfi.

Galata Museo del Mare

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Il Galata

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Gaston Roullet "Barche da pesca"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gaston Roullet (Ars-en-Ré, 1847 - Parigi, 1925)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

120 x 167 cm

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Il quadro di Gaston Roullet, pittore francese morto a Parigi nel 1925, introduce la sala dedicata alla collezione dell’armatore Paolo Clerici. Oltre 100 quadri a soggetto marittimo, in cui è possibile scorgere in filigrana un denominatore comune: il lavoro umano, quello dei pescatori, come nel caso di questo quadro di Roullet, quello dei marinai dei piroscafi da carico, dei grandi transatlantici o delle navi da guerra. Scaricatori, ormeggiatori, gruisti, carrettieri, quel “popolo delle banchine” che affollano le numerose vedute di porti europei che i visitatori possono ammirare.

 

OTTANTE DI HADLEY

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Titolo dell'opera:

Ottante di Hadley

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ottante di Hadley

Epoca:

XIX

Inventario:

1796

Misure:

Tipo di misura: diametro; Unità di misura: cm; Valore: 25,5

Tecnica:

ebano/ avorio/ vetro

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Descrizione:

L'ottante è uno strumento usato principalmente in navigazione per misurare l’altezza di un astro sulla linea dell’orizzonte, ovvero per determinare la latitudine del luogo dell’osservatore.

Esso deve il suo nome dalla forma a settore di cerchio di 45°, appunto l’ottava parte. Sul lato curvo si trova una scala graduata in avorio. Sul centro del settore è impernata una parte mobile – l’alidada – che termina con una “finestra” attraverso la quale viene letta la misurazione.

L’astro non viene osservato direttamente, ma per mezzo di un gioco di specchi, per questo l’ottante si definisce «strumento a riflessione».

La sua invenzione è da attribuire a Isaac Newton anche se John Hadley (1682-1744) vi apportò le modifiche necessarie per farne uno strumento in dotazione nell’800 a ogni ufficiale di marina.

Globi celesti, 1688

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Titolo dell'opera:

Globo celeste

Acquisizione:

Palazzo Bianco 1929 Genova - Provenienza

Ambito culturale:

ambito italiano

Autore:

Coronelli, Vincenzo Maria

Tipologia:

mappamondo

Epoca:

1693 - 1693 - XVII

Inventario:

3296

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 150; Diametro: 106

Tecnica:

legno-gesso-cartapesta

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Descrizione:

L'uso dei globi celesti rispondeva a due ordini di problemi: l'ausilio alla navigazione e la didattica dell'astronomia. Con i globi olandesi del XVII secolo la sfera celeste diviene occasione di “spettacolo” più che di erudizione. Sulla base della posizione delle stelle, ordinate secondo le diverse grandezze, si dispongono le costellazioni rappresentate con disegni mitologici: dal guerriero Orione, al Sagittario, all'Aquila, ai Gemelli; il globo diventa così “teatro del cielo”. Qui le stelle vengono indicate in latino, in greco e in arabo: un tributo alla lingua madre dell’astronomia.

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