Chiostro dei Canonici di San Lorenzo

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Secolo XII (tra il 1143 e il 1178 circa)

Tipologia:

Architettura; Ambiente

Tecnica e misure:

Marmo e pietra di Promontorio

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Il Chiostro di San Lorenzo è incastonato nel cuore della città antica, tra la Cattedrale e Palazzo Ducale ed è stato costruito alla fine del XII secolo per i Canonici di San Lorenzo, sacerdoti impegnati nel servizio pastorale nella Cattedrale. L’architettura dell’edificio si raccoglie intorno un cortile porticato o chiostro, concepito non come spazio chiuso, ma di comunicazione tra le diverse parti. I materiali utilizzati – marmo e pietra di Promontorio – sono quelli tipici dell’architettura genovese; oltre ad ambienti comuni, nel chiostro si trovavano le stanze private dei canonici, decorate ad affresco e con solai lignei dipinti tuttora presenti in molte parti dell’edificio. L'edificio ingloba un palazzo del X secolo.

Antonello da Messina, Ecce Homo

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Antonello da Messina (Messina, 1426 circa - 1479)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tavola, 39,5 x 32,5 cm

 

L'autografia dell'opera è divenuta certa dopo la scoperta del cartiglio con la firma "Antonellus Messaneus me pinxit." e la critica concorda su una datazione intorno alla fine degli anni '60 del Quattrocento confrontando la tavola Spinola con le altre opere dedicate dall'artista a questo soggetto, da lui studiato e replicato realizzando varie versioni tra cui sono giudicate le più vicine quella del Collegio Alberoni di Piacenza e del Metropolitan Museum di New York.

L'opera fa parte della quadreria degli Spinola conservata nel palazzo di Pellicceria grazie all’acquisto di Giacomo Spinola di Luccoli documentato nel 1833.

Luca Giordano, Allegoria della Pace e della Guerra

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luca Giordano (Napoli, 1634-1705)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, 226 x 303 cm

 

Insieme alla famosa tela del Prado che raffigura Rubens che dipinge l'allegoria della Pace, il quadro di Palazzo Spinola costituisce uno straordinario omaggio di Luca Giordano al maestro fiammingo le cui influenze sono evidenti nelle sue opere. Qui la Pace, maestosa nella sua nudità, è circondata da compagne che suonano e dipingono, richiamando le arti che prosperano nella pace, e scaccia con disprezzo Marte, dio della Guerra, e Odio.

Dipinta intorno al 1660, poco dopo il quadro ora a Madrid, la tela proviene dalla collezione di Marco Antonio Grillo e risulta acquistata nel 1740 da Costantino Balbi nella cui collezione rimase finché fu ereditata dalla discendente Violantina Balbi, moglie di Giacomo Spinola divenuto proprietario nel 1824 del palazzo di Pellicceria e quindi portata in questa dimora dove ancora si conserva.

Ritratto di Maria Mancini

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Filippo Parodi (Genova, 1630–1702)

Tipologia:

Scultura; Arredo

Tecnica e misure:

Legno intagliato e dorato, 44 x 40 cm; dipinto su rame, 21 x 16 cm

 

La cornice è risultato della sorprendente trasformazione della sua natura funzionale in una realizzazione che la carica di significato e la lega strettamente a ciò che racchiude. Con una maestria tecnica sorprendente per le dimensioni contenute e per la libertà della movimentata composizione, Filippo Parodi infatti propone attraverso di essa la rappresentazione del giudizio di Paride chiamato a indicare la più bella tra tre dee, Giunone, Minerva e Venere: quest'ultima però non è tra le figure scolpite, ma è, indicata dal dito puntato di Paride, quella raffigurata nel ritratto dipinto oppure, se si accetta l'ipotesi che la cornice potesse contenere uno specchio, chi vi si riflette che quindi, grazie al messaggio della cornice, ci è proposta come dea della bellezza.

Guido Reni, Amor sacro e Amor profano

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Guido Reni (Bologna, 1575-1642)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, 132 x 163 cm

 

Ricordato nel Palazzo da fonti e documenti già a partire dal 1780 dalla Guida di Carlo Giuseppe Raggi, entra a far parte del patrimonio della dimora in data imprecisata giungendo a Genova dalla città di Bologna in cui la realizzò il “divino” Guido. Il soggetto, di particolare successo in tempi controriformistici come incitazione alla morigeratezza, è risolto da Reni presentando l'Amor sacro che brucia le frecce di Cupido vincendo quindi sull'amore sensuale privato delle sue armi.

La tela di Palazzo Spinola, alla quale sono riconducibili diversi disegni, è ritenuta una variante autografa della tela conservata al Museo Nazionale di San Matteo di Pisa, per altro non di certa autografia, e dello stesso soggetto si conoscono altre repliche e copie.

Angelica Kauffman, Il ritratto di Paolo Francesco Spinola

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Angelica Kauffman (Chur, 1741 - Roma, 1793)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, 125 x 100 cm

 

Durante il soggiorno romano per seguire i lavori della Sacra Rota per l'annullamento del suo secondo matrimonio con Maria Geronima De Mari, Paolo Francesco Spinola, ultimo discendente degli Spinola di San Luca, ebbe occasione di commissionare al pennello di Angelica Kauffmann, protagonista della più aggiornata cultura artistica della città, il proprio ritratto. Si deve a lei, che firma la tela nel 1793, averci tramandato il volto melanconico di Paolo Francesco colto in un momento di lettura nel suo studio, un'immagine indicativa del suo gusto raffinato e della sua cultura. Da Roma dove fu eseguito il dipinto fu trasferito a Genova nel 1796 anno in cui dai libri di conti conservati in archivio risulta il pagamento del trasporto ed anche, ma solo nel 1824, quello all'indoratore Laviosa per l'esecuzione della cornice.

Joos van Cleve, Vergine in preghiera

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Joos Van Cleve (Cleves, 1485-1540)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tavola, 57 x 43,5 cm

 

La tavola fa parte del nucleo di opere introdotte nel patrimonio del palazzo grazie all'eredità ricevuta da Violantina Balbi, moglie di Giacomo Spinola di Luccoli divenuto proprietario della dimora nel 1824 e che comprendeva, tra l'altro, l'Allegoria della Pace e della Guerra di Luca Giordano.

La tavola si ritiene eseguita nel secondo decennio del Cinquecento e stata spesso accostata al Salvator Mundi, ora conservato al Louvre, di cui si era anche creduto potesse essere il pendant anche se, invece del fondo dorato intorno alla figura della Vergine, risulta ora una pesante e scura coloritura che contrasta con la naturalistica resa della figura sia nel volto che nel morbida resa del panneggio del velo di un vibrante bianco.

Giovanni Benedetto Castiglione "Il viaggio di Abramo"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto (Genova, 1609 - Mantova, 1664)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, 239 x 271 cm

 

Sistemato nella quadreria del salone del secondo piano nobile del palazzo, nell'ambito della ristrutturazione e del rinnovo decorativo voluto da Maddalena Doria Spinola nel 1734, il dipinto è da ricondurre al rapporto di Ansaldo Pallavicino con il pittore da lui prediletto e di cui risulta nel 1652 l'acquisto di un nutrito nucleo di opere tra cui la tela che era stata collocata sulla parete di fronte L'entrata degli animali nell'arca, donata da Giacomo Spinola all'Accademia Ligustica dove tuttora si conserva. È invece ancora inserita nella quadreria del secondo piano nobile la Circe che si deve sempre ad un acquisto di Ansaldo, mentre una seconda tela con questo soggetto è rimasta nel patrimonio della villa degli Spinola a San Michele di Pagana donata da Paolo e Franco Spinola nel 1958 al Sovrano Militare Ordine di Malta.

Giovanni Battista Carlone, La vocazione di San Pietro

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Giovanni Battista Carlone, La vocazione di San Pietro

La tela, insieme alla Crocefissione di San Pietro e alla Caduta di Simon Mago, è uno dei tre bozzetti con scene della storia di San Pietro per gli affreschi della navata centrale della vicina chiesa di san Siro commissionati  nel 1657-58 a Giovanni Battista Carlone da Agostino Pallavicino che molte attenzioni dedicò a quella chiesa come poi anche il figlio Ansaldo nella cui dimora i tre dipinti sono rimasti fino ad oggi e dove li cita per primo la descrizione del Ratti nel 1766. Le scene sono fedelmente riprodotte nell'affresco della navata con una luminosa cromia e inserite in cornici e finte architetture non considerate dai bozzetti che si limitano alla raffigurazione delle storie.

Matthias Melijn, Bacile con “La partenza di Cristoforo Colombo”

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Matthias Melijn (Antwerp, 1589-1653)

Tipologia:

Oggettistica

Tecnica e misure:

Argento fuso, sbalzato e cesellato, diametro 56 cm

 

Dei ricchi e numerosi argenti da parata che caratterizzavano le credenze delle dimore aristocratiche genovesi suscitando lo stupore dei visitatori della città tra Cinque e Seicento, è l'unico esempio conservato in un museo della città ed è preziosa testimonianza di quella ricca produzione in gran parte dovuta alla colonia di argentieri fiamminghi attivi a Genova tra cui Matthias Melijn e Gio Aelbosca Belga. Sono questi rispettivamente gli autori del bacile e dei due vasi, anch'essi a Palazzo Spinola, commissionati intorno al 1630 da Agostino Pallavicino, il padre di Ansaldo, il secondo proprietario del palazzo, cui si deve la scelta del soggetto colombiano che li unisce e che era anche ripreso in un secondo bacile oggi disperso. Considerato il forte impegno pubblico di Agostino per l'affermazione della Repubblica di Genova, la scelta della figura di Cristoforo Colombo era assunta come esempio di intraprendenza e autonomia e come tale ripresa anche in affreschi e dipinti coevi.

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