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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Strumenti paleolitici

Tecnica e misure:

diaspro

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Statua stele della Lunigiana

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Titolo dell'opera:

Stele di Zignago

Acquisizione:

1827 ritrovamento fortuito

Ambito culturale:

periodo eneolitico

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Età del Rame, metà del III millennio a.C.

Tipologia:

stele

Epoca:

Eneolitico - III millenio a.C. - 3000 a.C. - 2001 a.C.

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 108; Larghezza: 37; Spessore: 24

Tecnica:

arenaria- scalpellatura

Ultimi prestiti:

Mostra di Arte Antica - Genova, Palazzo Bianco - 1892
I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo. - Genova, Commenda di Pre - 2004

Descrizione:

Pur mancando raffigurazioni di elementi datanti, la stele rientra tipologicamente a quelle attribuite all'età del Rame, forse del tipo B della classificazione di Ambrosi. Si tratta forse di figure di antenati-eroi posti a segnalare pascoli, giacimenti di materie prime o percorsi importanti durante l’età dei metalli. Quest’epoca è caratterizzata da profondi cambiamenti tecnologici, sociali ed economici: la scoperta e l’utilizzo degli oggetti in metallo, la diffusione della pastorizia intensiva con la pratica di incendiare la foresta per ricavare pascoli e l’affermazione di clan e altri gruppi formati da consanguinei di cui troviamo le sepolture in grotticelle o tombe monumentali. Studi recenti pongono il fenomeno delle statue-stele in relazione con lo sviluppo di nuove forme economiche (pastorizia d'altura) e la diffusione di gruppi umani per i quali poteva risultare importante segnalare alcuni elementi del territorio di rilevante valenza all'interno della società del tempo. Durante l'età del Ferro la stele ha ricevuto un'iscrizione nella quale in passato è stata letta una formula onomastica etrusca (Mezio dei Nemusii) o un toponimo celtico (santuario di mezzo). Recentemente si preferisce sottolineare il tipo di alfabeto all'interno di un'area linguistica leponzio-ligure con un'interpretazione che, seppur controversa, sembra orientata a riconoscervi una formula onomastica. Il corpo è costituito da un lastrone di forma quasi rettangolare; la testa è separata dal tronco da una gola bassa e larga; il volto è ricavato abbassando la superficie in una forma circolare dalla quale emergono il naso triangolare e le due pastiglie che costituiscono gli occhi. Le caratteristiche antropomorfe sono quindi ridotte al minimo e mancano pure i simboli sessuali e le armi.

Strumenti di selce

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Punte di selce

Tipologia:

Manufatti

Tecnica e misure:

Selce

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Descrizione:

Queste punte a dorso sono state realizzate dai Sapiens che frequentavano le grotte del ponente ligure durante il Paleolitico superiore. Sono in selce, una roccia dura e compatta composta principalmente da silice che ha un aspetto vetroso di colore grigio-beige, con varie sfumature. Veniva lavorata per scheggiatura: questo materiale infatti si scheggia con fratture concoidi che possono essere predeterminate. La scheggiatura è stata usata per ottenere dapprima ciottoli con margini taglienti (choppers e choppingtools) e poi strumenti sempre più perfezionati come lame, punte, grattatoi e piccoli elementi geometrici che potevano essere fissati su supporti in legno per realizzare attrezzi più complessi. Molti strumenti sono stati ritrovati nelle grotte della Liguria e testimoniano le attività dell'uomo di Neanderthal e dell'uomo Sapiens.

Macine di pietra

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Macine di pietra

Tipologia:

Manufatto

Tecnica e misure:

Arenaria

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Descrizione:

La macina in pietra abrasiva era usata nel Neolitico per ottenere farina: i chicchi di grano posti sulla sua superficie piana erano triturati per mezzo di un ciottolo usato come macinello. Esempi di macine provenienti dalle grotte liguri sono esposte nella seconda sala del Museo al piano terra. La farina ottenuta poteva essere mescolata con acqua per ricavare focacce e pane non lievitato, cotti su pietre poste accanto ai focolari, così come documentato in altre regioni italiane, ad esempio nell'insediamento neolitico de La Marmotta sul lago di Bracciano (C.M. Roma).

Anche in Liguria sono stati trovati dagli archeologi semi carbonizzati e impronte di chicchi di cereali oltre a macine, falcetti e asce che documentano l’agricoltura preistorica nella nostra regione.

Livia

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Titolo dell'opera:

Ritratto di Augusta Giulio-Claudia c.d. Livia

Acquisizione:

Santo Varni 1888, Decreto 3-5 marzo 1 acquisto

Ambito culturale:

ambito italiano

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ritratto di Augusta Giulio-Claudia c.d. Livia

Tipologia:

testa ritratto

Epoca:

I - 37 - 39

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 31

Tecnica:

marmo bianco- scultura

Ultimi prestiti:

Mostra di Arte Antica - Genova, Palazzo Bianco - 1892

Descrizione:

Il ritratto può rientrare per tipologia dell'acconciatura nel tipo "schlichten" di Antonia Maior; il ritratto potrebbe risalire al periodo 37-39 d.C. quando Antonia, come Augusta, ricevette particolari onori dal nipote Caligola; a questi anni riconduce anche la resa stilistica delle superfici e la lavorazione della capigliatura. Le fonti storiche raccontano che Livia andò in sposa al futuro primo imperatore di Roma a 18 anni, con un matrimonio e due figli alle spalle. Ebbe un ruolo importante nella vita politica di Augusto anche se alcuni autori antichi la accusano di aver ucciso tutti i discendenti e Augusto stesso. Rinvenuto nel secolo XIX negli scavi della città di Luni (forse dal foro), il ritratto proviene dalla vendita all'asta della collezione dello scultore Santo Varni, acquistato nel 1887/88 dal Comune di Genova. La testa, con un restauro ottocentesco, fu tagliata per meglio adattarla alla base moderna, ma, come per il così detto Caligola, doveva terminare a cono rovesciato per permetterne l'inserimento in una statua. Le caratteristiche di questa testa consistono in una forte idealizzazione del volto, sottolineata dalla leggera torsione della testa e da una certa mancanza di forti elementi fisionomici, resa più evidente dalla perdita del naso che, nel caso di Livia - noto per la forma aquilina - sarebbe stato determinante. Il volto in marmo bianco è triangolare, allargato alle tempie e sormontato da una pettinatura a scriminatura centrale con il diadema e la benda di lana bianca, segni di dignità sacerdotale e potere. Gli attributi, come diadema e infula, sono propri della ritrattistica di Livia, Antonia Minor, Agrippina Maior. È evidente che si è in presenza di un ritratto imperiale volutamente idealizzato. L'attribuzione a Livia si basa proprio sulla presenza del diadema e della benda di lana, riservati a sacerdoti e imperatori: Livia infatti, ottenne il titolo di Augusta e di sacerdotessa del Divo Augusto nel 14 d.C.

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Le sepolture paleolitiche dalla caverna delle Arene Candide

Una ventina di uomini, bambini, donne e giovani, di cui cinque esposti nel grande salone al primo piano del museo, compongono un antichissimo cimitero che risale a 11.000 anni fa.
In due fasi diverse, separate da alcuni secoli, questi individui hanno avuto particolari rituali di sepoltura e furono sepolti da soli, affiancati o sovrapposti. I corredi raccontano il loro mondo: ciottoli, minerali coloranti, bracciali e cavigliere di conchiglie, macinelli, resti di animali (alce, cervo, ricci, scoiattoli, uccelli).
Sono cacciatori –raccoglitori vissuti in Liguria al termine dell’era glaciale: hanno un fisico robusto, praticano la caccia usando armi da lancio e percorrono lunghe distanze sui terreni montuosi della Liguria.

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Sepoltura femminile neolitica dalle Arene Candide

Sepoltura femminile dalla Caverna delle Arene candide (Finale Ligure – SV), Neolitico.

La posizione del corpo è rannicchiata su un fianco con le mani verso il viso. Intorno vi sono lastre di pietra che delimitavano la sepoltura. Gli oggetti di corredo sono scarsi: un punteruolo in osso in quella femminile.
La corporatura degli agricoltori e allevatori in Liguria è robusta e si riscontra la presenza frequente di carie dovute al consumo dei cereali.  

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Sepoltura maschile neolitica dalle Arene Candide

Sepoltura maschile dalla Caverna delle Arene candide (Finale Ligure – SV), Neolitico.

La posizione del corpo è rannicchiata su un fianco con le mani verso il viso. Intorno vi sono lastre di pietra che delimitavano la sepoltura. Gli oggetti di corredo sono scarsi: alcune macine in quella maschile.
La corporatura degli agricoltori e allevatori in Liguria è robusta e si riscontra la presenza frequente di carie dovute al consumo dei cereali. 
 
Tomba 30 dalla Necropoli di Genova

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Titolo dell'opera:

Tomba 30 della Necropoli preromana di Genova

Acquisizione:

1899/01/05

Ambito culturale:

ambito etrusco-ligure

Autore/ Manifattura/ Epoca:

Tomba 30 della Necropoli preromana di Genova

Tipologia:

tomba

Epoca:

V a.C. - 449 - 400

Misure:

Unità di misura: UNR (

Tecnica:

bronzo

Ultimi prestiti:

I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo. - Genova, Commenda di Pre - 2004

Descrizione:

Le tombe della necropoli sono state rinvenute nel tratto di via XX Settembre fra piazza De Ferrari e il Ponte Monumentale e precisamente sotto la via S. Defendente e sotto le fondamenta delle case dell'allora via Giulia e della chiesa di Nostra Signora del Rimedio. Non erano allineate bensì sparse senza ordine apparente. Le tombe erano costituite da pozzi circolari, profondi circa 2 mt. e chiusi a circa 2/3 dell'altezza da un lastrone di pietra sommariamente sbozzato. Nello spazio inferiore erano deposti il vaso cinerario e altri elementi del corredo; altri oggetti sono stati rinvenuti in alcune occasioni anche sopra la pietra di chiusura, ponendo il problema della contemporaneità della loro deposizione. Nel caso della t. 30 gli oggetti di corredo testimoniano l'ampiezza dei contatti di Genova, crocevia dei traffici tirrenici e delle vie terrestri verso la Pianura Padana: i preziosi complementi di abbigliamento della defunta, che non trovano riscontri nel costume funerario di Genova, ne denunciano l'origine da un ambiente golasecchiano, forse addirittura dal comasco. Questo corredo pare un efficace esempio della politica d strategie matrimoniali dispiegata dai centri della cultura di Golasecca nell'ambito di un sistema di alleanze mirate a rinsaldare gli accordi per l'attivazione degli itinerari commerciali che collegavano, in questo caso, la costa tirrenica con i territori padani e, tramite questi, con i ricchi mercati transalpini. La defunta, di alto rango sociale, si era integrata nella comunità ospitante, pur mantenendo elementi del costume propri alla sua zona di origine e venne sepolta seguendo il rituale in uso a Genova. Nel complesso il corredo sembra databile alla seconda metà/ ultimo quarto del V sec. a.C. La tomba 30 era chiusa da due pietre di copertura lunghe 1 metro e spesse, rispettivamente, 80 e 20 cm. Secondo le prime registrazioni il corredo, che appare sostanzialmente omogeneo, era composto da una Kelebe attica, ora perduta, una teglia di bronzo con ossa animali e una o più coppe andate disperse; il cratere conteneva, oltre alle ceneri, una ricca parure di gioielli, danneggiati dall'esposizione al fuoco della pira funebre.

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Collane in faience

Tecnica e misure:

faience

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Collana egizia con pendenti a forma di fiore in faience di provenienza ignota.

La faience egizia è un materiale vetroso ottenuto principalmente dalla silice macinata ricoperta da un sottile strato di vetro colorato di azzurro grazie all'aggiunta di rame o cobalto. I ciondoli di una delle due collane rappresentano il fiore di loto che nel mondo egizio rappresentava il ciclo della vita. Anche la corazza magica posta sul corpo della mummia di Pasherienaset è composta da perline di faience.
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