San Mauro

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gerard David (Oudewater, 1455 circa - Bruges, 1523)

Tecnica e misure:

Olio su tavola di rovere, cm. 152,5 x 64

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San Gerolamo (G. David)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gerard David (Oudewater, 1455 circa - Bruges, 1523)

Tecnica e misure:

Olio su tavola di rovere, cm. 152,5 x 64

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Madonna col Bambino, detta Madonna dell’uva

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Titolo dell'opera:

Polittico della Cervara - La Madonna col Bambino e i santi Gerolamo e Benedetto

Ambito culturale:

ambito fiammingo

Autore:

David, Gerard

Tipologia:

Polittico dipinto

Epoca:

1506 - 1510 - XVI

Inventario:

PB 176

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 152,5; Larghezza: 64; Varie: Tavola con San Benedetto; Unità di misura: cm; Altezza: 152,5; Larghezza: 64; Varie: Tavola con San Gerolamo; Unità di misura: cm; Altezza: 153; Larghezza: 89; Varie: Tavola della Madonna col Bambino

Tecnica:

olio su tavola di rovere

Ultimi prestiti:

Mostra della pittura antica in Liguria - Genova - 1946
Il Polittico della Cervara di Gerard David - Genova - 2006

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Descrizione:

Il polittico proviene dall’abbazia benedettina di San Gerolamo della Cervara (Santa Margherita Ligure- GE) e fu commissionato a Gerard David da Vincenzo Sauli perché fosse collocato all’ingresso del coro della chiesa monastica. Delle sette tavole che componevano il polittico, a Palazzo Bianco sono esposti i tre scomparti principali. Le parti mancanti si trovano oggi al Metropolitan Museum (Angelo annunciante e Madonna annunciata) e al Louvre (lunetta con il Padre Benedicente). Un'iscrizione, che si conosce grazie ad una testimonianza del 1790, correva sotto la base del trono della Vergine e recitava: "Hoc opus fecit fieri D.nus Vincentius Saulus MCCCCCVI die VII septembris" [cfr. G. Spinola, Memorie storiche del Monistero..., XVIII secolo, c. 596]. I tre scomparti compongono uno spazio unitario, reso continuo dallo scorcio del pavimento, dalla struttura architettonica del trono e dall’arazzo “millefiori” che fa da sfondo alla Vergine e alle figure dei due santi. Questo tipo di arazzo veniva ritenuto metafora del Paradiso, popolato dalle diverse categorie di eletti – ai martiri alludono le rose, ai confessori le viole, i gigli alle vergini – e contribuisce a connotare come paradisiaco lo spazio che accoglie i sacri personaggi. Al centro, assisa su un trono, Maria tiene in braccio Gesù e lo aiuta a staccare un acino da un grappolo d’uva, che allude al sacrificio della croce e al vino eucaristico salvezza. La gemma che riluce in fronte alla Vergine, applicata a una striscia di tessuto prezioso su cui è ricamato l’incipit dell’Ave Maria, allude alle parole del Salmista: “Vergine regale, ornata delle gemme di tante virtù, luminosa per lo splendore dello spirito e del corpo”, mentre la regalità di Maria, che le deriva dall’appartenere alla stirpe di David e dall’essere madre e sposa del Re dei Cieli, è ribadita dai versi del Salve Regina, ricamati in caratteri aurei lungo l’orlo del manto. Il trittico rappresenta la Madonna col Bambino, detta "Madonna dell’uva", San Gerolamo e San Benedetto, nonché il coronamento superiore della tavola centrale, raffigurante la Crocifissione.

Polittico di San Gerolamo della Cervara (1506-1510)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gerard David (Oudewater, 1455 circa - Bruges, 1523)

Tecnica e misure:

Olio su tavola di rovere (dimensioni diverse)

Il polittico proviene dall’abbazia benedettina di San Gerolamo della Cervara, situata lungo la costa a Levante di Genova, fra Santa Margherita Ligure e Portofino, e fu commissionato a Gerard David, affermatissimo pittore fiammingo, nel 1506 da Vincenzo Sauli perché fosse collocato all’ingresso del coro della chiesa monastica. Il nome dell’autore, le dimensioni, l’eccezionale qualità artistica, insieme al fascino impalpabile dell’atmosfera psicologica, rendono l’opera un elemento di spicco nel quadro della presenza dell’arte fiamminga in Liguria.
Delle sette tavole che componevano il polittico, a Palazzo Bianco sono esposti i tre scomparti principali che rappresentano la Madonna col Bambino, detta Madonna dell’uva, san Gerolamo e san Benedetto, nonché il coronamento superiore della tavola centrale, raffigurante la Crocifissione.
Le parti mancanti si trovano oggi al Metropolitan Museum (Angelo annunciante e Madonna annunciata) e al Louvre (lunetta con il Padre Benedicente).
I tre scomparti compongono uno spazio unitario, reso continuo dallo scorcio del pavimento, dalla struttura architettonica del trono e dall’arazzo “millefiori” che fa da sfondo alla Vergine e alle figure dei due santi. Questo tipo di arazzo veniva ritenuto metafora del Paradiso, popolato dalle diverse categorie di eletti – ai martiri alludono le rose, ai confessori le viole, i gigli alle vergini – e contribuisce a connotare come paradisiaco lo spazio che accoglie i sacri personaggi.
Al centro, assisa su un trono, Maria tiene in braccio Gesù e lo aiuta a staccare un acino da un grappolo d’uva, che allude al sacrificio della croce e al vino eucaristico salvezza. La gemma che riluce in fronte alla Vergine, applicata a una striscia di tessuto prezioso su cui è ricamato l’incipit dell’Ave Maria, allude alle parole del Salmista: “Vergine regale, ornata delle gemme di tante virtù, luminosa per lo splendore dello spirito e del corpo”, mentre la regalità di Maria, che le deriva dall’appartenere alla stirpe di David e dall’essere madre e sposa del Re dei Cieli, è ribadita dai versi del Salve Regina, ricamati in caratteri aurei lungo l’orlo del manto.
Il gesto della Madre e il suo apparente distacco sono segno della dolorosa accettazione del destino che attende il figlio così come lo sguardo di Cristo, unico fra tutti gli attori di questa silenziosa e solenne scena che fissi gli occhi dello spettatore, rammenta che per la salvezza di ciascuno Egli verserà il suo sangue.
 

Viatico di San Bonaventura

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Francesco de Zurbaran (Fuente de Cantos, 1598 - Madrid, 1664)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 293 x 311

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La Madonna riceve la comunione da S. Giovanni

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Alonso Cano (Granada, 1601-1667)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 83 x 45

S. Francesco d’Assisi riceve dall’angelo i sette privilegi

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Jusepe de Ribera (Xàtiva, 1591- Napoli, 1652)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 240 x 178

Fuga in Egitto (1645-1650)

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Bartolomé Esteban Murillo (Siviglia, 1618 - Madrid, 1682)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 210 x 263 firmato in basso a sinistra: "E.B. Murillo"

Il dipinto, realizzato per la chiesa della Merced Calzada di Siviglia, venne requisito dal maresciallo Soult nel 1810, durante l’occupazione francese della Spagna.
Trasferita in seguito in Francia, la tela, dopo la morte del maresciallo, fu comprata da Raffaele De Ferrari, duca di Galliera nel 1852. Quest’opera, capolavoro firmato degli inizi della carriera di Murillo e databile intorno al 1645-1650, propone una lettura attualizzata in chiave naturalistica e intimistica dell’episodio evangelico, rappresentando semplicemente un’umile famiglia di contadini in transito su un viottolo di campagna. La dimensione quotidiana in cui è tradotto l’episodio sacro è evidente nel credibilissimo ritratto del Gesù neonato e nell’abbigliamento dei personaggi, coerente con quello dei tempi dell’artista, eccetto che per il saio e il manto di san Giuseppe, più appropriati al clima sacro dell’episodio.
Anche i gesti e gli atteggiamenti delle figure sembrano derivare dall’ambiente popolare coevo: l’artista è, dunque, riuscito a trasfondere felicemente lo spirito evangelico nel momento storico in cui è vissuto.
Maria e Giuseppe appaiono assorti e un po’ preoccupati al pensiero del loro futuro destino, legato a quello del figlio ma, al tempo stesso, sono rassicurati dalla profonda fiducia che nutrono nella misericordia divina. Dolci luminescenze concorrono a infondere alla scena un delicato senso di poetica malinconia.
 

Sant’Eufemia

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Francesco de Zurbaran (Fuente de Cantos, 1598 - Madrid, 1664)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 172 x 106

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Sant’Orsola

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Francesco de Zurbaran (Fuente de Cantos, 1598 - Madrid, 1664)

Tecnica e misure:

Olio su tela, cm. 171 x 105

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La Sant’Orsola, insieme alla tela con Sant’Eufemia dipinta dallo stesso Zurbarán, fu acquistata a Parigi nel 1852 da Raffele De Ferrari all’asta della collezione del maresciallo Soult, che aveva comandato il corpo di spedizione francese durante l’occupazione della Spagna nel 1810. Le due sante, come altre tele di soggetto analogo presenti alla stessa vendita, dovevano provenire da una chiesa o da ambienti conventuali di Siviglia non ancora identificati e, con ogni probabilità, facevano parte di un ciclo di quadri raffiguranti sante martiri a figura intere, dipinte intorno al 1635-1640.
Da un punto di vista compositivo, stilistico e dimensionale si possono mettere in relazione con altri tre dipinti, una Santa Rufina (New York, Hispanic Society of America), una Santa Casilda (Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza) e una Sant’Elisabetta di Turingia (Montreal, collezione van Horne) che, come quelle di Palazzo Bianco, sono realizzate con un realismo quasi scultoreo, in posizioni solenni e bloccate all’interno di uno spazio indefinito, completamente spoglio e scuro su cui giocano, per contrasto, i brillanti colori delle vesti sontuosamente panneggiate.
Orsola, figlia di un re bretone cristiano, fu uccisa nel 304 quando, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, giunse a Colonia dove incontrò il re unno Attila che, invaghito della sua bellezza, la chiese in sposa e, al suo rifiuto, la fece uccidere a colpi di freccia. La santa, raffigurata di tre quarti e con lo sguardo diretto verso lo spettatore, è riccamente vestita come una dama dell’alta società sivigliana; il carattere religioso del ritratto è rivelato solamente dal suo strumento di martirio, ovvero la freccia che tiene nella mano destra e dall’aureola, disegnata con un segno appena percettibile sul capo della giovane fanciulla.

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