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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
Olio su tela, cm. 117 x 97
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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
Olio su tela, cm. 117 x 97
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Giovanni Andrea De Ferrari (Genova, 1598-1669)
Olio su tela, cm. 130 x 100
In quest’opera Santa Cecilia è intenta a suonare una viola da braccio. I colori, di suggestione manieristica e baroccesca, sono vivi e brillanti e spiccano i toni del giallo e dell’arancio sullo sfondo scuro. L’attribuzione a Cecilia degli strumenti musicali, richiamo al significato di protettrice dei musicisti, deriva dall’errata interpretazione di un passo in cui si narra la sua passione: in particolare si riferisce che alla sua festa di nozze, "mentre gli organi suonavano", ella "in cuor suo soltanto a Dio rivolgeva il suo canto". La tela è databile pochi anni dopo il 1620.
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Maddalena penitente
Oratorio di San Silvestro (distrutto) post 1945 - Provenienza
Strozzi, Bernardo
dipinto
1601 - 1700 - sec. XVII
PB 501
Unità di misura: cm; Altezza: 97; Larghezza: 73
olio su tela
Il dipinto costituisce un'opera giovanile di Strozzi, precedente al suo trasferimento a Venezia, ed è databile intorno al 1620. Rappresenta Maria Maddalena, ripresa a mezza figura con il volto di profilo e il busto di tre quarti, mentre prega con le mani giunte rivolta verso una croce, dalla quale sembra promanare una luce. Il volto emaciato denuncia il lungo periodo di penitenza passato nel deserto, mentre la bocca aperta ne rivela la tensione spirituale. Nella redazione delle mani è stata riconosciuta una diretta derivazione dal noto disegno di Albrecht Dürer del 1508, oggi conservato all'Albertina di Vienna, e raffigurante un paio di mani giunte in preghiera. (LUIG in Berlino 2003, p. 124) Il dipinto rappresenta Maddalena penitente in atti di preghiera.
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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
Olio su tela, 345 x 210 cm
La grande Santa Teresa in gloria è opera di Bernardo Strozzi e fu eseguita per l’altar maggiore di una chiesa genovese dedicata alla Santa, oggi non più esistente.
Teresa d’Avila, nell’abito nero delle carmelitane scalze, campeggia al centro del dipinto con gli occhi rivolti al cielo, mentre dall’alto piove una luce dorata che squarcia le nere nubi che le fanno corona. Il trionfo di angeli reca gli attributi che accompagnano la Santa nella sua gloria. Il libro aperto fa riferimento alla sua attività di scrittrice e all’essere stata proclamata, insieme a poche altre donne, Dottore della Chiesa. Il dardo simboleggia la freccia che le ferisce il cuore, in cui è impresso il nome di Gesù, poiché si definiva Teresa di Gesù. Nel ‘600 si moltiplicano le immagini pittoriche e scultoree della mistica, riformatrice spagnola dell’ordine carmelitano, in seguito alla sua canonizzazione, avvenuta nel 1622. Va da sé che l’opera non poté essere eseguita prima di questa data. Si tratta, quindi, di una delle ultime tele realizzate nella sua città dal pittore e frate cappuccino, prima di rifugiarsi a Venezia nel 1633. Era una delle rare opere dell’artista visibili in luogo pubblico. Dopo la soppressione, il monastero divenne nel 1817 sede del Collegio Reale di Marina e il dipinto vi rimase fino al 1875
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Adorazione dei pastori (S. Barabino)
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Giovanni Battista Carlone (Genova, 1603 circa - Parodi Ligure, 1684 circa)
Olio su tela, cm. 60 x 107
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Giulio Benso (Pieve di Teco, 1592-1668)
Olio su tela, cm. 61 x 76
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Giulio Benso (Pieve di Teco, 1592-1668)
Olio su tela, cm. 71 x 62,5
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Domenico Alfani (Perugia, 1480-1553)
Olio su tavola, cm. 105 x 71
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Domenico Puligo (Firenze, 1492-1527)
Olio su tavola, cm. 65 x 47
Sede:
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Via Garibaldi 9 - 16124 Genova
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