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Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
Olio su tela, cm. 100 x 74,5
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Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
Olio su tela, cm. 100 x 74,5
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Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
Olio su tela, cm. 77 x 61
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Silvestro Chiesa (Genova, 1623-1657)
Olio su tela, cm. 222 x 172
Il dipinto che ritrae il miracolo compiuto dal beato Gioacchino Piccolomini è l’unica opera giunta a noi del pittore Silvestro Chiesa. La tela, che esalta le eccellenti doti dell’autore, è improntata a un attento realismo, proprio della cultura sivigliana e, soprattutto nella scelta dei toni di colore, rivela l’impronta del maestro Luciano Borzone. La luce proiettata sui due giovinetti sottolinea la miseria e il dolore del momento, mentre la mano del santo colta nell’atto di benedire definisce lo spazio nel quale si svolge la scena.
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Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
Olio su tela, cm. 98 x 124
Questo dipinto nel secolo scorso era custodito nella sacrestia della chiesa genovese dell’Annunziata del Vastato ed è databile al 1640. Come molte delle opere tarde dell’artista, la scena, illuminata da una luce interna piuttosto che da una fonte luminosa naturale o artificiale, emerge parzialmente dall’ombra scura del fondo, che intride di bruno anche i colori delle figure. I protagonisti dell’episodio sono colti in posture più calme che nelle opere precedenti e acquisiscono un nuovo accento, d’intimità e di meditata monumentalità piuttosto che di esasperata tensione espressiva.
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Incoronazione di spine
M. Martinelli 1966 - acquisto
Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
dipinto
1635 - 1640 - XVII
PB 2667
olio su tela
Mostra didattica - Genova - Palazzo Rosso - 1967-1968
Grande pittura genovese dall'Ermitage. Da Luca Cambiaso a Magnasco - Genova - 2002
Pracht und Pathos - Berlino - 2003-2004
Realizzato da Gioacchino Assereto probabilmente alla fine degli anni Trenta del Seicento, il dipinto rappresenta il momento della vita di Cristo in cui quest'ultimo, dopo la cattura, viene coronato di spine. Prendendo a modello la composizione del dipinto di analogo soggetto realizzato da Tiziano, oggi conservato al Louvre, e conosciuto dall'artista probabilmente tramite un'incisione, Assereto ha creato una scena allo stesso tempo impostata e dinamica, con una presa diretta sulle figure monumentali dei protagonisti, e tutta giocata sulle diagonali e sull'appena accennata rotazione dei soldati intorno a Cristo. Allo stesso tempo, si riconoscono alcuni tipici caratteri della pittura lombarda e, in special modo, procaccinesca, unita ad un'attenzione per la coeva produzione dei pittori caravaggisti nordici, conosciuti verosimilmente sia direttamente a Roma, nel corso del suo soggiorno del 1639, sia attraverso le numerose opere di quel gusto presenti nelle collezioni genovesi del Seicento. Il dipinto rappresenta la figura di Cristo al centri mentre gli viene messa la corona di spine. Intorno a lui diversi personaggi.
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Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
Olio su tela, cm. 162 x 136
Il soggetto del dipinto, tratto da Tito Livio, è assai raro nella pittura genovese. Riconoscendo un segno divino, la regina Tanaquil ferma il servitore che si accinge a spegnere il fuoco sprigionatosi dalle chiome del figlio di una delle serve, il piccolo Servio Tullio addormentato e ignaro del clamore. 1640 è la data probabile di esecuzione della tela, il cui soggetto potrebbe alludere al conflitto fra nobili vecchi e nuovi o agli sforzi dei popolari di accedere alla classe nobiliare. È uno dei capolavori dell’Assereto e ha un fortissimo impatto emozionale, dovuto anche alla predominanza del colore caldo illuminato da bagliori. Da questa versione deriva la copia della Cassa di Risparmio di Genova, in cui la tensione espressiva in parte si dissolve, sia per l’adattamento a un diverso formato, sia per le varianti nel gruppo dei personaggi di destra.
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San Francesco confortato dall'angelo musico
Palazzo Lomellini Patrone 1898 - acquisto
Gioacchino Assereto (Genova, 1600-1649)
dipinto
1600 - 1649 - XVII
PB 292
olio su tela
Genova nell'età barocca - Genova - 1992
Londra - 2002
El esplendor de Génova - Museo de Bellas Artes de Bilbao - 2003-2004
La scena raffigura un episodio della vita di San Francesco riportato nella biografia di Tommaso da Celano e san Bonaventura da Bagnoregio (Legenda Maior, V). Ed è proprio a quest' ultimo che si può ricondurre la scelta di accostare il volto del santo al Crocifisso (Di Fabio 1992a; 1992b). Nel testo di Bonaventura è infatti scritto "il verace amore di Cristo aveva trasformato l'amante nell'immagine stessa dell'amato"; il santo stava per essere trasformato tutto nel ritratto di Gesù Cristo crocifisso". Il soggetto, fissato da un incisione del senese Francesco Vanni poi ripresa da Annibale Carracci, divenne uno dei più diffusi nell'ambito della pittura religiosa francescana (Prosperi Valenti Rodinò 1982). Il dipinto entrò a far parte delle Civiche collezioni nel 1898 con un'inizialmente discussa attribuzione a Pietro Raggi. A restituirlo con fermezza ad Assereto fu Camillo Manzitti (1972a 1972b; 1972c), pensiero condiviso da Franco Renzo Pesenti (1986) che ritenne la tela un'opera giovanile. Dubbi sull'autografia vennero espressi da Franco Boggero (1992) ma Zennaro (1995) cercò di apportare ulteriori confronti con autografi giovanili proponendo un confronto con la "Decollazione di san Giovanni Battista" della collezione Podio a Bologna, confermando una datazione non lontana dal 1626. Manzitti (2005b), infine, propose una cronologia più avanzata, intorno alla metà del quarto decennio, accanto alla versione di proprietà Labò, che fra le diverse versioni risulta la più affine per iconografia, stile, utilizzo dei colori e resa anatomica. Secondo Zennaro (2011), tuttavia, alcuni tratti stilistici giovanili permangono anche in opere dell'artista datate ben oltre la metà del quarto decennio. Il dipinto rappresenta San Francesco mentre viene consolato da un angelo musico.
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Giovanni Andrea De Ferrari (Genova, 1598-1669)
Olio su tela, cm. 270 x 172
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La musica o Santa Cecilia
G. Pratolongo 1913 Genova - acquisto
Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
dipinto
1620 - 1630 - XVII
PB 296
olio su tela
Bernardo Strozzi 1581/1582 - Venezia 1644 - Milano - 1995
Colori della Musica - Roma-Siena - 2000-2001
Il dipinto rappresenta una donna mentre suona un violino.
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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Campo Ligure o Genova, 1582 - Venezia, 1644)
Olio su tela, cm. 137 x 108
Sede:
Comune di Genova - Palazzo Tursi
Via Garibaldi 9 - 16124 Genova
C.F. / P.iva 00856930102