Come è documentato dalle opere esposte in questa sala, le sperimentazioni linguistiche e le tensioni estetiche del movimento futurista ebbero un’ampia diffusione in Liguria, specialmente negli anni tra le due guerre. Se infatti Filippo Tommaso Marinetti già nel 1915, nel corso di una discussa rappresentazione teatrale al Politeama genovese aveva celebrato Genova come “la città futurista per eccellenza”, anche nel resto della regione, a levante e a ponente, si attivarono importanti centri di aggregazione del movimento. Basti solo pensare alle innovazioni stilistiche avviate nell’ambito della produzione della ceramica dalle principale manifatture albisolesi, o alla vitalità creativa di centri come Chiavari o Savona, città nella quale lavorò un artista poliedrico come Farfa, o infine all’esperienza avanguardistica della Spezia, teatro di uno sperimentale progetto urbanistico e di un’intensa divulgazione pubblicistica delle idee futuriste concretizzatesi, col contributo di Fillia, nell’uscita della rivista “La terra dei vivi “.
Questa diffusione sul territorio delle istanze futuriste è annunciata, all’interno del percorso espositivo della Galleria, dalle esperienze protofuturiste di Sexto Canegallo (Genova, Sestri P. 1892-1966) e di Giuseppe Cominetti (Salasco 1882-Parma 1930), entrambe ancora caratterizzate da un impianto compositivo di matrice divisionista. A queste testimonianze di embrionale tangenza alla poetica futurista, fanno seguito le più mature e consapevoli adesioni liguri al movimento negli anni Venti e Trenta. In particolare si devono citare le esperienze di Tullio Mazzotti, detto Tullio d’Albisola (Albisola 1899- 1971), il principale interprete e teorico del rinnovamento stilistico della produzione della ceramica ligure, e di Alf Gaudenzi che nel 1930 costituì a Genova il Gruppo Artisti Genovesi Sintesi, al quale aderirono tra gli altri Dino Gambetti, Libero Verzetti e lo stesso Tullio. Completano la sala alcune opere provenienti dalla Wolfsoniana presentando, in linea con la specificità della raccolta, le dinamiche espressive dell’arte di propaganda e dell’aeropittura, come si rende evidente nei dipinti del milanese Cesare Andreoni (Milano 1903-1961) e del veneto Verossì, soprannome di Albino Siviero (Verona 1904- Cerro Veronese 1945).