“E lo studio è quale deve essere per un artista speciale. Ampio dalla volta superba, ha larghi finestroni, ove la luce piove ed ondate di profumo entrano a Maggio. Lo scultore vi si aggira, cinta la bianca stola, sorretta ai fianchi da una larga cintura di cuoio, e la testa ombreggiata dal berretto di velluto”, così scrisse la poetessa Clelia Bertini Attilji a proposito di Giulio Monteverde (Bistagno 1837-Roma 1917), che la ritrasse. Scultore ufficiale dell’Italia postunitaria, senatore del Regno e massone, fu scultore assai attivo in molte città italiane e ideatore di nuove iconografie laiche, legate a temi del progresso scientifico.
Dalla gipsoteca dello scultore piemontese, donata nel 1919, con 40 opere, tra modelli originali, bozzetti e studi modellati dallo stesso scultore, alla città di Genova dalle sue figlie, provengono alcune opere esposte nella quarta sala: Il Genio di Franklin (1871), L’Ingenuità (1872), Putto che scherza col gallo (1875).
Sempre di Monteverde è lo splendido marmo Jenner dal morbido naturalismo aneddotico, acquistato dai Duchi di Galliera e conservato, fino al 2004, nella Galleria di Palazzo Bianco. Jenner, ispirato alla figura del medico che sperimentò nel 1796 la tecnica del vaccino per combattere il vaiolo, si aggiudicò la medaglia d’oro nel 1873 all’Esposizione Universale di Vienna.