Dal salone in cui è esposta Miss Bell, si è attratti, a destra, dalla celebre Testa dell'Alpe di Leonardo Bistolfi: un vero e proprio traguardo ottico che conduce il visitatore nello spazio dedicato al simbolismo. I protagonisti, oltre a Bistolfi, sono Giovanni Segantini e Giuseppe Mentessi. Bistolfi, lo scultore italiano più consapevole e attento alle proposte di un nuovo sentire simbolista internazionale, vi è rappresentato con sei sculture, assai significative per cogliere il suo percorso artistico e le modalità collezionistiche dei Frugone. Le sei opere, infatti, danno conto dei criteri collezionistici che animarono i fratelli Frugone e il loro mercante Stefani e sintetizzano i riferimenti culturali di Bistolfi documentando la sua adesione alle istanze del verismo, con Per i campi o Pastorella e Il terzetto, sapidi aneddoti di vita quotidiana contadina databili intorno alla prima metà degli anni Ottanta dell'Ottocento. Alle poetiche simboliste si riallacciano invece la Mater dolorosa, un bronzo dal modellato sensibile alla luce, forse acquistato da Ferruccio Stefani alla Biennale veneziana del 1905 e venduto a G. B. Lazzaro Frugone nel 1920; e la testa dell'Alpe, soggetto più volte replicato dallo scultore. A un plasticismo di gusto classicheggiante, con intonazioni déco nelle decorazioni floreali, si rifanno le due ultime opere dell'artista piemontese, L'offerta o La luce e Il profumo, piccoli e raffinati marmi derivati da grandi gessi e bozzetti, conservati presso la Gipsoteca Bistolfi di Casale Monferrato, che Bistolfi aveva progettato intorno al 1917 come elementi decorativi di una fontana ispirati agli "spiriti" del giardino, ovvero "la luce, il profumo, le voci".
Giovanni Segantini (Arco, Trento 1858 -Schafberg 1899) è rappresentato nella sala da una grande e insolita tela a carboncino, non finita, Gli amanti. Il simbolismo di Giuseppe Mentessi (Ferrara 1857-Milano 1931) è documentato da una rielaborazione dello scomparto centrale del trittico Gloria, esposto alla Biennale veneziana del 1901 (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), quello dedicato all'Amor materno, che l'artista restituisce con una pennellata franta, spumosa e ancora vicina ai modi della scapigliatura lombarda.