La visita si appunta sul salone di Villa Grimaldi Fassio, luminoso spazio al primo piano, affacciato sul parco, di fronte al mare, e abbellito da nicchie, da un gioco di vele nel soffitto e da un ricercato pavimento in marmo rosa di Portogallo.
Entrando, a sinistra, sono esposti alcuni capolavori afferenti all'ambito artistico milanese: si segnalano in particolare il prezioso dipinto La pittrice di Mosé Bianchi (Monza 1840-1904) e Povero ma superbo, importante olio su tela dipinto intorno al 1878 da Tranquillo Cremona (Pavia 1837- Milano 1878), esponente per eccellenza della Scapigliatura lombarda e di quella reazione antiaccademica che indusse gli artisti bohémiens italiani a privilegiare la disgregazione della forma in un magmatico rapporto tra luce e colore.
Proseguendo nella visita, si incontra ancora Luigi Conconi (Milano 1852-1917), epigone della Scapigliatura e stretto amico di Cremona, con un dipinto che giunge, come Povero ma superbo, dalla famiglia di un celebre giurista milanese, Enrico Valdata, impegnato a difendere i socialisti Filippo Turati e Anna Kuliscioff a seguito di un arresto: di particolare interesse e bellezza è infatti il suo Ritratto di Ada - recente donazione al museo, alle cui raccolte è strettamente legato per vicende di committenza - concepito en plein air nel 1907 come dono di un Conconi "riconoscente" proprio nei confronti dell'avvocato Valdata, padre di Ada e secondo marito di Carlotta Cagnoni, vedova dal 1878 di Tranquillo Cremona, prematuramente scomparso.
Di raffinata qualità i bronzi di Ludovico Pogliaghi (Milano 1857-Varese 1950), pittore e scultore, attivo anche nel duomo genovese di San Lorenzo, e di Giuseppe Grandi (Vanna, Varese 1843-1894), esponente dell'esperienza scapigliata lombarda.
Il principe di origini russe Paolo Troubetzkoy (Intra 1866-Pallanza 1938), autore dei celebri ritratti allo zar Alessandro III, a Lev Tolstoj, a Giacomo Puccini, a Arturo Toscanini e a tanti altri personaggi del tempo, coi suoi bellissimi bronzi esposti su basi girevoli al centro del salone e nelle nicchie della parete meridionale, è la "cerniera" tra l'eredità culturale della Scapigliatura - la spumosità increspata e guizzante di una materia sensibile alla luce - e la nuova atmosfera Belle Epoque che si respirava nelle capitali europee di fine secolo, a Parigi innanzitutto, dove ebbe modo di lavorare non diversamente dai pittori più alla moda come Giovanni Boldini e John Singer Sargent. I fratelli Frugone scelgono cinque opere di Troubetzkoy: uno scattante Cavaliere indiano in vedetta, restituito dallo scultore intorno al 1893 in una sorta di istantanea di bronzo, dopo aver visto i veri indiani portati in una tournée italiana - a Milano e a Genova nel 1891 - dal circo americano “Grande spettacolo del West” di Buffalo Bill; due ritratti, di delicata intimità materna, dedicati alla principessa Gagarina, cugina dell'artista, e all'amica Amalia Riva, entrambe coi figli tra le braccia. E, infine, due figurine femminili dalle anatomie esili ed eleganti legate ai temi d’atelier, Dopo la posa e La modella che si copre, quest'ultima datata 1921 ed esposta in Biennale nel 1922.
Sullo sfondo, la forza cromatica di alcuni capolavori degli italiens de Paris, Giuseppe De Nittis (Barletta 1846 – Saint Germain-en-Laye 1884) e Giovanni Boldini (Ferrara 1842 - Parigi 1931). L'attenzione per il paesaggio e per la sua luminosità rimase una nota distintiva nell'arte del pittore pugliese anche dopo il suo inserimento, a Parigi, nella "scuderia" del celebre mercante Alphonse Goupil. Lo si può apprezzare nei dipinti L'amazzone al Bois de Boulogne, del 1875 circa, e L'amaca, uno splendido brano pittorico, immerso in tocchi di luce estiva, lasciato incompiuto per l'improvvisa morte del pittore e dedicato alla moglie francese Léontine Lucille Gruvelle, distesa sull'amaca col bianco gatto di casa, e al figlio Jacques, fanciullo dipinto di spalle, ritratti nel giardino della villa di campagna.
Boldini dedica, invece, la sua attenzione al patinato mondo femminile della Belle Époque parigina, dopo esordi legati alla pittura di storia ben rappresentata da Il paggio che gioca col levriero - figura androgina in cui Boldini avrebbe ritratto Alaide Banti, figlia dell’amico pittore Cristiano, promessa sposa del ferrarese - dipinto in ambito fiorentino intorno al 1869-70.
Venati di nostalgica malinconia sono gli occhi umidi di Miss Bell e della bella contessa Beatrice Susanne van Bylandt (1901), elegantissima col suo cappello adorno di splendide rose e una spilla di brillanti a impreziosire l'abito accollato: aristocratica di origini prussiane, nata nel 1876, non avrebbe gradito il ritratto eseguito da Boldini, forse perché dono di un marito dal quale, proprio nel 1901, stava divorziando. Nel 1911 si sposerà di nuovo e si trasferirà negli Stati Uniti; morirà di febbre spagnola nel 1917.