La parola samurai, "colui che presta servizio", si riferisce ai membri della casta militare. I samurai dominarono ininterrottamente il Giappone per quasi sette secoli costituendo la struttura politico-amministrativa del Paese dal 1185 al 1868. Il territorio era diviso in feudi (han) controllati da clan capeggiati da feudatari (daimyō) e, al di sopra di queste autorità locali, c’era un ’generalissimo’ (shōgun), capo del supremo governo militare (bakufu). Nella vita del guerriero si contemperavano prerogative e doveri non soltanto militari (bu), ma anche civili, burocratici e amministrativi (bun).
Fino al 1868, data d’inizio della modernizzazione del Giappone, la casta guerriera modellò in profondità la società e la cultura, determinando fenomeni di rilevanza incalcolabile: fu mecenate della letteratura e del teatro classico Nō e committente di opere insigni in pittura, scultura, architettura e arti applicate. Impiegò inoltre un vastissimo ceto di artisti e artigiani, legati ai loro committenti da un rapporto di vassallaggio, che realizzavano gli apparati di rappresentanza ed equipaggiamenti da guerra, da caccia e da equitazione necessari al samurai: spade, armi, selle, (Prima Galleria, vetrina 9), elmi e maschere da guerra (Prima Galleria, vetrina 8) corazze e armature (Quinta Galleria).