La nascita, lo sviluppo, la maturità e la decadenza della scultura lignea in Giappone coincidono esattamente con le vicende storiche del Buddhismo: dopo la grande fioritura del VIII-XIV secolo, la scultura lignea decadde progressivamente nel Periodo Muromachi (1393-1572). Tradizionalmente la scultura lignea buddhista è stata rivestita di colori, lacche e dorature a foglia che ne hanno molto potenziato l’espressività. Le principali tecniche di scultura in legno, in ordine cronologico, sono le seguenti:
Ichiboku zukuri, "struttura di un solo pezzo di legno". Questa tecnica scultorea ebbe diffusione dalla fine del Periodo Nara (tardo secolo VIII) fino al primo Periodo Heian, ma declinò nell’ultima parte del X secolo. Il metodo consisteva nello scolpire l’intera statua, o almeno la testa e il torso della figura, in un solo pezzo di legno.
Yosegi zukuri, "struttura di pezzi di legno assemblati".
Questo metodo fu originariamente sviluppato verso la fine del X secolo per costruire immagini buddhiste così grandi da comportare la loro esecuzione in molti pezzi separati: ciascuno dei pezzi, scelto appositamente per ogni singola parte della figura, veniva scolpito, svuotato internamente (uchigurishi) e infine assemblato con tutti gli altri. Le grandi sculture così ottenute erano molto leggere e avevano scarsa tendenza a sviluppare spaccature.
Warihagi zukuri, "struttura divisa e riassemblata".
Questo metodo, diffusosi dall'XI secolo in avanti, consiste delle seguenti fasi tecniche: la scultura grossolanamente sbozzata in un unico pezzo di legno veniva divisa longitudinalmente in due metà o talvolta anche in quattro quarti; la testa era separata dal corpo al di sotto delle tre pieghe (sandō) che segnano solitamente il collo delle immagini buddhiste. La testa, le due metà e/o i quarti della figura venivano quindi scavati internamente (uchigurishi) per prevenire la formazione di spaccature durante il processo d’invecchiamento del legno. Le parti della scultura venivano quindi riassemblate e si eseguivano da ultimo le rifiniture, levigature, stuccature, coloriture, laccature e dorature.
Nel Periodo Edo (1603-1868) presso ambienti del clero Zen si sviluppò un genere di scultura devozionale, non-professionale, di spiccato carattere naif: le figure, rustiche e ingenue, sono sommariamente sbozzate a colpi d’ascia natabori in un unico blocco di legno.