Pierre Puget "Madonna con Bambino"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Pierre Puget (Marsiglia, 1620-1694)

Tipologia:

Scultura

Tecnica e misure:

Marmo di Carrara scolpito e polito, 143 x 74 x 78,5 cm

 

Questa scultura, detta anche Madonna Carrega, proviene dal Palazzo di Tobia Pallavicino in via Garibaldi. Si tratta di uno dei capolavori prodotti per Genova dal grande scultore marsigliese, Pierre Puget che nella città, provenendo da Roma, visse una delle stagioni più produttive della sua vita, dal 1661 al 1668, favorendo l’introduzione del barocco nel capoluogo ligure. Questo lavoro, risalente al 1681 circa, dal più alto impatto emotivo, è influenzato dall’opera di Michelangelo (cioè la Madonna di Bruges) e anche dal Bernini. L'artista ha lavorato a lungo a Roma. È interessante notare che il bambino appare come un bambino "normale", grassoccio e colto mentre, felice, cerca l'attenzione di sua madre, mentre Maria guarda in lontananza, certo presagendone il drammatico futuro.

Ludovico Brea "Crocifissione"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Ludovico Brea (Nizza, 1450 circa - 1522 circa)

Tipologia:

Pala lignea

Tecnica e misure:

Olio su tavola, 213 x 134 cm

 

La Crocifissione era lo scomparto centrale di un polittico cui appartenevano, oltre al San Pietro qui esposto, anche il San Nicola da Tolentino e il San Vincenzo Ferrer, attualmente conservati alla Národní Galerie di Praga. L’opera è attribuita al nizzardo Ludovico Brea, uno dei protagonisti della cultura figurativa ligure. La tradizione vuole che sia stata realizzata dall’artista per Biagio de’Gradi nel 1481. In quell’anno infatti Biagio de’Gradi redige il suo testamento, nel quale chiede di essere sepolto nella sua cappella all’interno della chiesa di San Bartolomeo degli Armeni. Nel documento tuttavia non vi è alcun accenno al polittico, forse commissionato dagli eredi, cui spettavano il completamento e la decorazione della cappella. Studi recenti ritengono che il dipinto risalga agli ultimi anni del Quattrocento, come dimostrano le caratteristiche stilistico - formali.
Al luminoso naturalismo di derivazione nizzarda e avignonese e di impronta fiamminga, coerentemente alla formazione di Brea, e alla resa plastica derivata dalla pittura lombarda, e in particolare dal Foppa, col quale Ludovico collabora nella stesura del polittico Della Rovere in Savona (ultimato nel 1490), che caratterizzano le opere precedenti, si aggiungono il mirabile equilibrio della composizione, dato dal rapporto spazio - figure, l’attenzione al gioco di luci e di ombre e l’ampiezza del paesaggio.

 

 

 

Barnaba da Modena "Madonna con Bambino e Santi"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Barnaba Agocchiari, detto da Modena (Modena, circa 1328 - circa 1386)

Tipologia:

Pala lignea dipinta a tempera con dorature

Tecnica e misure:

Pala lignea, 174 x 147 cm

 

Questa tavola può essere datata 1381-1383 e pertanto costituisce un fondamentale documento di passaggio fra le forme pittoriche più decorative adottate dal pittore nei suoi lavori precedenti, delle quali può costituire un buon esempio la Madonna con Bambino della Cattedrale di Ventimiglia, con le preziose lumeggiature dorate del manto della Vergine, e quelle delle sue ultime realizzazioni, più rivolte alla ricerca di effetti volumetrici, come l’affresco con il Giudizio finale conservato in questa stessa chiesa di Sant’Agostino.
I donatori sono probabilmente Nicolò Guarco, doge fra il 1378 e il 1383, e sua moglie Lina di Francesco Onza d’Oro di Coronata.
È firmata Barnabas de Mutina pinxit alla base e purtroppo la data è perduta.

 

 

Giovanni Pisano "Elevatio corporis di Margherita di Brabante"

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Titolo dell'opera:

Margherita di Brabante, regina dei romani, sollevata al cielo da due angeli

Acquisizione:

Duchessa di Galliera Genova - legato

Autore:

Pisano, Giovanni

Tipologia:

monumento funebre

Epoca:

1313 - 1313 - XIV

Inventario:

PB 2100

Misure:

Unità di misura: cm; Altezza: 73,5; Larghezza: 64; Profondità: 30,5; Varie: Misure angelo destro: 68.3 x 24.5 x 33.5 cm (h x L x P). Misure angelo sinistro: 78 x 29.7 x 33.8 cm (h x L x P).

Tecnica:

marmo bianco apuano scolpito

Ultimi prestiti:

Kaiser Karl IV. 1316-2016 - Praga, National Gallery, Waldstein Riding School - 15/05—25/09 2016

Descrizione:

Il gruppo dell'elevatio animae di Margherita di Brabante è una delle sculture medievali più celebri. Venne commissionata a Giovanni Pisano, il più importante scultore dell’epoca, dall’Imperatore Enrico VII come tributo all’adorata moglie Margherita di Brabante che morì a Genova all’età di 36 anni la notte del 13 dicembre 1311. Il monumento funebre fu eretto nella chiesa di San Francesco di Castelletto e collocato nell'abside. Successivamente alla fine del XVI secolo (ante 1602) fu smembrato e reimpiegato nella cappella di San Francesco della stessa chiesa. Con la demolizione dell'edificio sacro agli inizi del XIX secolo, il gruppo fu trasferito dalla famiglia Brignole Sale a villa Duchessa di Galliera di Voltri dove rimase fino agli anni '70 dell'Ottocento, quando fu riscoperto da Santo Varni. Frammento del monumento funebre di Margherita di Brabante, in cui è rappresentata l'elevatio animae. Il corpo glorioso della regina, che rivolge lo sguardo al cielo, è sollevato da due da due angeli acefali.

Pallio di San Lorenzo

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Laboratorio tessile della corte bizantina di Nicea

Tipologia:

Tessile

Tecnica e misure:

Sciàmito di seta ricamato con fili di seta colorati, fili ricoperti di lamina d'argento e di lamina d'argento dorata, 378,5 x 132,3 cm

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La voglia di rivincita di Genova, sconfitta e scacciata da Acri nel 1258 dai rivali veneziani e pisani, e dell’Impero Bizantino, deprivato della propria legittima capitale in forza della IV crociata, nel 1204, si saldano il 13 marzo 1261 quando viene siglato il Trattato di Ninfeo, finalizzato a garantire all’Imperatore Michele VIII Paleologo l’appoggio della flotta genovese nella riconquista di Costantinopoli e, ai genovesi, l’acquisizione di grandi vantaggi commerciali nel territorio imperiale.
Per suggellare l’accordo, Michele VIII dona ai Genovesi due tessuti: uno che riproduce la sua immagine, e del quale si perdono le tracce, e uno costituito dal magnifico Pallio di San Lorenzo (datato 1261), che narra, in un linguaggio stilistico già preconizzante i modi della cosiddetta “Rinascita Paleologa”, la storia e i martìri dei tre santi occidentali: Lorenzo, Sisto e Ippolito, riproducendo al centro dell’imponente sciamito serico (circa 377 x 132 cm) un'immagine cardine che rappresenta l’Imperatore stesso che, accompagnato da San Lorenzo e dall’arcangelo Michele entra nella cattedrale genovese, dedicata a San Lorenzo stesso.

 

 

Manfredino da Pistoia, affresco, "Cena in casa di Simone"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Manfredino d'Alberto, detto Manfredino da Pistoia (Pistoia, notizie dal 1280 al 1293)

Tipologia:

Affresco

Tecnica e misure:

Affresco strappato e disposto su vetroresina, 226 x 205 cm

 

Firmato e datato 1292, questo affresco decorava l’abside della chiesa di San Michele, andata distrutta. Sono straordinarie la composizione e la coordinazione delle figure intorno al tavolo con gli elementi naturalistici dei piatti e del cibo sulla tavola. Da notare la prospettiva e i tre livelli: la città, i personaggi seduti a tavola e Maddalena ai piedi di Cristo. Da notare anche l’entusiasmo e la passione con cui Maddalena si getta ai piedi del Cristo adorandolo e lavandogli i piedi con balsami profumati.
Manfredino porta le novità della pittura nel modo in cui si stava evolvendo nel cantiere di Assisi, dal quale probabilmente il pittore si trasferì direttamente a Genova, dimorandovi poi almeno per 10 anni.

 

 

Gregorio De Ferrari, Transito di Santa Scolastica

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Gregorio De Ferrari (Genova, 1647-1726)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela

 

Questa grande pala d’altare fu dipinta da Gregorio De Ferrari nei primissimi anni del XVIII secolo perché fosse collocata nell’Abbazia di Santo Stefano. Scolastica, fondatrice delle Benedettine è colta durante il momento del suo trapasso: intorno a sé l’umanità di pochi poveri oggetti e in alto, la luminosa promessa di resurrezione per la sua anima portata in cielo dagli angeli. L’opera è considerata uno dei vertici della produzione dell’artista genovese, traduzione in pittura degli straordinari affreschi realizzati nei palazzi genovesi.

Anton Maria Maragliano, San Rocco e San Sebastiano

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Anton Maria Maragliano (Genova, 1664-1739)

Tipologia:

Scultura

Tecnica e misure:

Legno scolpito, dipinto e dorato

 

Le due statue ritenute a lungo disperse, sono state fortunosamente ritrovate durante la schedatura CEI della chiesa dei SS. Nicolò ed Erasmo di Voltri. Erano state commissionate il 14 febbraio 1726 allo scultore dai confratelli della Compagnia del Carmine per l’altare di S. Sebastiano pagando 110 lire allo scultore e ottanta lire a Gottardo Torre per la decorazione pittorica e la doratura. Esse sono un esempio, in dimensioni contenute, dell’abilità scultorea e scenografica del Maragliano.

Ciclo dei mesi

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Maestranze liguri, inizio XIII secolo

Tipologia:

Decorazione ad affresco

Tecnica e misure:

Affresco

 

Il ciclo è stato ritrovato in una delle stanze private dei Canonici: su una parete a losanghe azzurre e rosse corre un festone con alcuni mesi dell’anno (da gennaio a giugno) connotati dalle specifiche attività lavorative. L’importanza del ciclo risiede nella rarità del soggetto, totalmente a carattere profano con scene trattate con una resa sommaria e veloce. Il Ciclo dei Mesi può infatti essere collocato entro il primo quarto del XIII secolo, durante il grande cantiere della Cattedrale di San Lorenzo.

Luca Cambiaso "Ultima Cena"

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Autore/ Manifattura/ Epoca:

Luca Cambiaso (Moneglia, 1527 – San Lorenzo de El Escorial, 1585)

Tipologia:

Dipinto

Tecnica e misure:

Olio su tela, altezza 221 x 488 cm

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Il grande dipinto, del 1575 circa, raffigura un momento di grande tensione emotiva, tale da animare i gesti e i volti degli apostoli, sconcertati alle parole di Cristo che denuncia il futuro tradimento. In quest’opera, proveniente dal refettorio del convento di San Bartolomeo degli Armeni, Luca Cambiaso fa sua la lezione leonardesca dei moti dell’animo ma sperimenta anche una composizione animata da un ordine razionale e da una ricerca profonda di simmetria, evidente nella posizione di Cristo, asse della composizione. Luca Cambiaso si inserisce nella scena, sulla destra della vasta tela, colto mentre medita dolorosamente su quanto accadrà, di lì a poco, a Cristo.

 

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